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Cozza, F. - Ruta Serafini, A. (a cura di): I colori della terra. Storia stratigrafica nell’area urbana del Collegio Ravenna a Padova. (Società Archeologica Veneta, Padova 2007) Recensione di Stefania Pesavento Mattioli, Instrumentum, 2010-31, p. 29 Site officiel de la revue Instrumentum Numero di parole 355 parole Citazione della versione on line : Les comptes rendus HISTARA. Link: http://histara.sorbonne.fr/ar.php?cr=1650 I colori della terra. Storia stratigrafica nell’area urbana del Collegio Ravenna a Padova a cura di F. Cozza e A. Ruta Serafini, con il contributo di S. Cipriano, S.Mazzocchin, C. Rossignoli, "Archeologia Veneta", XXVII-XXVIII, 2004-2005, Società Archeologica Veneta, Padova 2007.
In questo volume monografico sono raccolti tutti i dati di un lungo lavoro di archeologia urbana a Padova, che per la sua complessità ha visto riuniti professionisti dello scavo archeologico e specialisti e studiosi di materiali e produzioni. Lo scavo, pur sviluppandosi in uno spazio ristretto, ha permesso la ricostruzione della storia di questo settore della città dall’età rinascimentale alla fine del II-metà del I sec. a.C.
L’area indagata vede la presenza, tra la fine del II e la metà del I sec. a.C. di una porzione di necropoli, con tombe ad incinerazione e inumazione, di cui si è presentata la ricostruzione degli spazi, dei riti funerari e dei corredi. La medesima area, in età tardo repubblicana, viene riconvertita a quartiere artigianale, attività che rimarrà peculiare della zona fino al XV secolo.
Per la prima volta, e questo è il dato interessante dello studio, è stato possibile documentare la successione di ben 9 fornaci, in parte sovrapposte e ripristinate, attive dalla metà del I sec. a.C. fino alla metà del II sec. d.C. Si sono ricostruiti gli spazi della produzione, grazie alla presenza delle tracce di vasche per la decantazione dell’argilla e di essiccatoi, oltre che delle fornaci stesse, costruite con piante differenti e con soluzioni tecniche diverse. E’ stata posta particolare attenzione allo studio degli indicatori di produzione (piastre forate del forno, condotti dei fumi, tubuli per il sostegno delle volte) e delle differenti modalità di cottura adottate nelle diverse fasi cronologiche per la produzione di ceramiche diverse.
Lo scavo ha infatti offerto la possibilità di associare alle fornaci i materiali prodotti: nelle prime due fasi (tra la metà del II sec. a.C. e il I sec.d.C.) è documentata la fabbricazione di ceramica grezza e grigia di tradizione locale, mentre nelle ultime tre fasi (dal I al II sec. d.C.) vi sono cospicue evidenze della produzione di terra sigillata tardo padana accanto a ceramica comune.
Questa scoperta fa di Patavium un importante centro produttivo, in particolare di terra sigillata tardo padana, ancora più interessante poiché si pone come unico altro caso, in Italia settentrionale, accanto al già noto rinvenimento di via Platina a Cremona.
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