Annibaletto, Matteo: ll paesaggio suburbano di Iulia Concordia (Collana L’album 17). pp. 461; ill. 163; tavv. 6. 21 x 29,7. ISBN 978-88-89524-48-0. € 30
(Grafiche Turato Edizioni, Rubano (Padova) 2010)
 
Compte rendu par Carlo De Mitri
 
Nombre de mots : 2013 mots
Publié en ligne le 2011-09-19
Citation: Histara les comptes rendus (ISSN 2100-0700).
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          La dedica di apertura del volume anticipa ciò che si andrà ad affrontare nella lettura del testo: un viaggio. Un piccolo viaggio da effettuare nel territorio circostante la città di Iulia Concordia, condotti dall’autore a guardare non solo le evidenze archeologiche ma anche il paesaggio naturale, anch’esso testimone e risultato dei cambiamenti frutto dell’antropizzazione. Il viaggio è scandito sia da una dimensione spaziale, viene dapprima analizzato il  territorio entro il I miglio e dopo l’area intorno alla città dal II al IV miglio; sia da una dimensione temporale, si affronta dapprima il periodo circoscrivibile dalla romanizzazione all’età altoimperiale e, in un seconda analisi, dal tardo impero sino al tardo antico.

          Il volume risulta suddiviso in due parti, in base alla scansione cronologica: la prima sui Paesaggi suburbani dalla fondazione al periodo alto imperiale, la seconda sui Paesaggi suburbani dal tardo impero al tardo antico. Le due parti sono articolate, al loro interno, in modo similare con l’analisi dapprima spaziale, I miglio e successivamente dal II al IV miglio, ed una lettura complessiva tesa a riunire le disiecta membra e fornire ipotesi interpretative su diversi aspetti come quelli, ad esempio, economici, sociali ed organizzativi.

 

          All’inizio della trattazione, per definire ciò che è suburbano, l’autore pone un primo accento sulla realtà urbana delineando, con un breve ma articolato excursus, le diverse tappe antropiche dell’area in oggetto che risalgono all’età del Bronzo, attuando una ricostruzione ambientale del paesaggio integrata con i dati archeologici, meritevole metodologia seguita per tutta l’opera. Con l’età romana e la realizzazione di un insediamento presto divenuto colonia si definiscono i limiti o meglio la membrana che separa/unisce la città dal suo suburbio: le mura e le acque perturbane. L’analisi ha come fondamenta il raccordo tra le nuove conoscenze (derivanti da scavi, telerilevamenti, ricognizioni) e le preziose e, spesso non più verificabili, informazioni della fine dell’800 riassunte nella pianta ricostruttiva dell’impianto romano di Iulia Concordia realizzata dal cavatore Stringhetta che costituisce un’importante base per molte proposte avanzate nel volume.

 

          Ancor prima della costituzione della colonia si evidenzia come gli abitanti del polismàtion fossero “gente d’acqua” e che l’insediamento avesse una precipua connotazione emporica. Un segno forte e visivamente incontrovertibile della deduzione colonaria sono le mura. L’arco cronologico in cui racchiudere il passaggio dalla progettazione di un impianto ortogonale e l’edificazione della cintura difensiva è da porsi tra il 49 ed il 27 a.C. L’interessante quesito che viene posto è se i dati a disposizione consentano di appurare se si è proceduto ad una riorganizzazione del polismàtion secondo le modalità romane oppure ad un vero e proprio rito di fondazione. Benché manchino dati certi sono offerte alcune interessanti considerazione a favore di una nuova fondazione:

- decapamento del dosso su cui sorge la colonia con cancellazione dei livelli di VIII-I a.C. indizio questo di una discontinuità

- le mura più che un carattere difensivo rispondono ad esigenze giuridico-amministrative e ben si adatterebbero all’ipotesi di un sulcus poi monumentalizzato

- suggestivo accostamento tra il rito del sulcus e la presenza di un vomere da aratro di 5 Kg, di provenienza ignota, forgiato in bronzo e non in ferro, dunque con una valenza rituale piuttosto che di uso pratico.

           A questi elementi si contrappone però un dato archeologico “forte”: nel settore meridionale le mura obliterano livelli di frequentazione di prima età augustea, appurando che esisteva una città romana prima della realizzazione delle mura quindi prima della fondazione ufficiale della città stessa!

           Annibaletto, propenso a credere alla fondazione con il sulcus, suggerisce due chiavi di lettura di tale dato:

1. in una fase protoaugustea il polismàtion risultava ormai ampiamente “romanizzato” con l’adozione di tecniche edilizie lontane dalla tradizione locale e forse con un pre-impianto ortogonale, almeno per i quartieri di nuova costruzione, che lo connaturano, sotto un profilo archeologico, già pienamente romano.

2. con l’acquisizione della status di colonia si effettuarono una serie di attività che segnarono in modo concreto i limiti dello spazio urbano sacrificando alle nuove istanze religiose-politiche-urbanistiche edifici anche di recentissima costruzione che si trovavano nel punto di passaggio del limite sacrale.

           A prescindere dalle modalità relative alla loro costruzione, con l’erezione delle mura si giunge alla fine di un processo che vede la trasformazione di un polismàtion in una urbs: Iulia Concordia.

          Un altro importante elemento che caratterizzava i “confini” urbani era l’acqua. E’ stata infatti appurata l’esistenza di un anello periurbano di canali che conferivano l’immagine di una città-isola; ma l’acqua è presente anche all’interno del centro urbano per mezzo di un “decumano acqueo”. Le acque interne ed i canali periurbani mettevano in collegamento con i corsi fluviali, il Lemene ed il Reghena, probabilmente collegati precedentemente alla fondazione della città tanto da determinare lo “smussamento” nord-occidentale dell’impianto urbano della colonia.

          Interessante il forte accento che si pone a questra trama di canali che, oltre a costituire un sistema igienico-fognario, garantiva un sistema di comunicazione e commercio che vedeva nel fiume Lemene la via principale lungo le cui sponde doveva sorgere il porto dove attraccavano le naves caudicariae che trasportavano merci che venivano imbarcate su lintres e scaphae atte a solcare le acque dei canali interessate, oltre a queste imbarcazioni, anche al passaggio di barche da pesca e piccoli natanti per commercio e per comunicazione.

          Dopo queste importanti annotazioni si passa quindi all’analisi dei continentia aedificia, ovvero zone di crescita extramuranea con edifici di diversa funzione, posti nei diversi settori in cui è suddivisa l’area di indagine.

          Nell’area centro-orientale, in corrispondenza con la porta urbica con il decumano che costituisce il tratto urbano della via Annia è attestata la presenza di un quartiere polifunzionale che si impianta tra I a.C. e I d.C. Nel corso del I sec. d.C. si assiste ad uno sviluppo commerciale con una monumentalizzazione di edifici e strada, che viene lastricata sino al fiume, e la costruzione di nuovi edifici; nel II secolo l’innalzamento del livello idrico porta alla realizzazione di interventi conservativi delle strutture esistenti.

          Anche nell’area sud-orientale, in corrispondenza dello “sbocco” del decumano acqueo che svolgeva proprio la funzione di collegamento viario tra la città e l’esterno dell’abitato, viene realizzato un nucleo di edifici, alcuni forse abitativi, ma soprattutto magazzini, opere idrauliche e di canalizzazione. Negli altri settori si osserva come si accentui la presenza necropolare lungo vie di comunicazione, non solo strade ma anche canali, sottolineando, quindi, l’importanza attribuita a questi corsi d’acqua. Alcuni rinvenimenti di non facile lettura presuppongono la presenza di strutture nell’area settentrionale e nord-orientale, posta tra le mura urbiche ed il Lemene e la sua presunta divagazione che lo congiungeva al Reghena.

          L’analisi di questa prima parte si sposta sulle attestazioni presenti tra il II ed il IV miglio. territori più distanti ma attribuibili a Iulia Concordia, i cui dati sono noti quasi esclusivamente da indagini di superficie e telerilevamenti quasi mai verificati con scavi.

          Sono stati distinti sette settori: 1. settore sud-occidentale, con scarsi dati in un’area paludosa importante per i depositi di argilla; 2. settore ovest, lungo la via Annia in direzione di Altino, caratterizzato dalla presenza di necropoli ed il rinvenimento di cippi con indicazione di pagi; 3. settore nord-ovest, lungo il paleo-Reghena con indizi di piccoli insediamenti rurali stabili; 4. settore nord, lungo la strada per il Norico, caratterizzato dalla presenza di necropoli, il rinvenimento di cippo paganico e la presenza di piccoli insediamenti; 5. settore nord-est, area di sfruttamento agricolo con divisione in fundi e presenza di ville e/o fattorie; 6. settore est, lungo la via Annia in direzione verso Aquileia, caratterizzato dalla presenza di necropoli, insediamenti rurali, forse da identificare con uno dei pagi attestati dalla documentazione epigrafica; 7. settore sud, zona caratterizzata da ambienti acquatici con le lagune.

          Segue il terzo capitolo, Strategie insediamentali, con numerosi paragrafi incentrati sui diversi aspetti, in cui le interpretazioni trovano ampi confronti con le situazioni dei vicini centri di Aquileia ed Altino. Tra la ricchezza di informazioni presentate appaiono, a mio avviso, rimarchevoli, alcune annotazioni:

- la ricostruzione della la rete di comunicazione concordiese identificabile con un sistema integrato in cui le vie d’acqua si accostano a quelle di terra, sviluppando, le une e le altre, gerarchie intermedie che permettono di distinguere percorsi stradali primari, di terra con orientamento est-ovest e di acqua con orientamento nord-sud, e percorsi stradali secondari;

- la disposizione delle necropoli in questa maglia di percosi in cui quelli stradali sono equiparabili a quelli fluviali;

- il posizionamento dei pagi concordiensi in base alla lettura dei dati epigrafici ed archeologici.

 

          Si apre poi la seconda parte, dedicata al periodo cronologico successivo. A partire dal III d.C. inizia un disgregamento del tessuto urbano che ha delle ripercussioni nel territorio compreso nel I miglio. Entra, infatti, in crisi il sistema idrico con inevitabili conseguenze: il quartiere individuato nell’area centro-orientale, posto lungo la via Annia, subisce una destrutturazione e quasi scomparsa, anche se continua la frequentazione ed il suo spolio; nell’area sud-orientale è possibile documentare un cambio di destinazione, da commerciale ad agricolo. Anche negli altri settori si evidenzia un diradamento delle attestazioni ad eccezione di quello occidentale in cui si concentrano le evidenze funerarie.

          Ad una generale ruralizzazione del paesaggio urbano e conseguente destrutturazione del suburbio si assiste per tutto il IV secolo, con l’eccezione dell’area centro-orientale, in cui si inverte il precedente rapporto di centro/periferia a vantaggio del suburbio rispetto alla città. Nonostante i dati archeologici sembrino evidenziare tale situazione è imdubia una continuità urbana, attestata dall’apertura della manifattura imperiale per la fabbricazione delle sagittae.

          Nel settore suburbano centro-oeientale, la costruzione di un complesso religioso, comprendente una Basilica Apostolica, forse preceduta da un utilizzo cimiteriale dell’area, costituisce una forte attrattiva non solo religiosa-culturale-sociale ma anche insediativa e diede inizio ad un nuovo importante momento di vitalità nella storia di Iulia Concordia.

          Il sistema tardo antico iniziò una fase di decadenza già a partire dalla seconda metà del V secolo, a causa dei cambiamenti ambientali che compromisero la percorribilità della via Annia dovuta ad un processo di impaludamento. Con la distruzione, a causa di un incendio, della basilica Maior, l’area si avvia gradualmente verso un declino che portò ad un abbandono tra VII ed VIII secolo dovuto ad una nuova successione di eventi alluvionali.

          La crescente e costante instabilità idrogeologica, che già a partire dal III secolo era stata registrata nel territorio concordiese, determina un graduale depauperamento insediativo in tutta l’area compresa tra il II ed il IV miglio con un paesaggio caratterizzato da paludi e terreni acquitrinosi ed insalubri.

          Il capitolo finale, dedicato alle strategie insediamentali tra il III ed il VI secolo d.C., presenta una serie di paragrafi che riassumono i diversi aspetti ben analizzati nei capitoli precedenti. In particolare risulta interessante la rilettura sui dati archeologici relativi alla situazione delle strutture difensive che mette in discussione la tesi, sino ad oggi prospettata, di una pesante defunzionalizzazione delle mura. L’accento viene posto inoltre sul profondo cambiamento che condizionò la vita di Iulia Concordia in età alto imperiale e tardo antica con il radicale cambiamento nel sistema di comunicazioni: agli antichi canali, la cui manutenzione non poteva più essere assicurata per i cambiamente idrogeologici, si sostituirono strade, determinando così la scomparsa dell’immagine di una città-isola che aveva caratterizzato la colonia al suo nascere. Tali cambiamenti influirono sull’organizzazione insediativa avvantaggiando aree suburbane, come appunto il settore centro-orientale, luogo deputato alla costruzione di un articolato complesso religioso. La nuova ideologia espressa dal cristianesimo, associata ad una rivalità con la vicina Aquilea, contribuirono a concentrare in questa zona una serie di attività, assicurandone una nuova vitalità la cui importanza è anche attestata dai manufatti che, forse proprio grazie alla presenza della sede episcopale, confluirono nel sito conservandone l’originaria propensione emporica.

          Parte integrante è l’appendice con le schede dei siti, 200 schede che offrono i dati da cui si deducono le interpretazioni, seguite da altre due appendici dedicate alle fonti letterarie ed alle fonti epigrafiche.

          Il viaggio è concluso ma, seppur muovendosi in un piccolo territorio, l’auore ha aperto una serie di nuovi ed importanti percorsi da seguire.