Kuwakino, Koji : L’architetto sapiente Giardino, teatro, città come schemi mnemonici tra il XVI e il XVII secolo. Giardini e paesaggio, vol. 28. cm 17 ¥ 24, xxiv-326 pp. con 70 figg. n.t. e 7 tavv. f.t. a colori, isbn 978 88 222 6046 8, 24,00 €
(Olschki, Firenze 2011)
 
Recensione di Paulina Spiechowicz, École pratique des Hautes Études (Paris)
 
Numero di parole: 957 parole
Pubblicato on line il 2012-01-30
Histara les comptes rendus (ISSN 2100-0700).
Link: http://histara.sorbonne.fr/cr.php?cr=1429
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          Attraverso le pagine del suo Architetto sapiente, Koji Kuwakino presenta un percorso di ricerca sulla mnemotecnica rinascimentale e sui legami che questo metodo intrattiene con l’architettura. Prendendo spunto dagli studi pionieristici di Frances Yates e Paolo Rossi, seguiti da quelli di Mary Carruthers e Lina Bolzoni, Koji Kuwakino ripercorre le strutture del giardino, del teatro e della città analizzandole come possibili schemi mnemotecnici. La riflessione di Koji Kuwakino si concentra sul periodo del Rinascimento, momento chiave per la rinnovata esigenza di trovare un metodo di sistematizzazione del gran numero di conoscenze acquisite. La rilettura dei testi classici, l’ingresso della stampa e la scoperta dell’America contribuirono a dare un nuovo volto all’allora nascente società moderna e implicarono un accrescersi esponenziale delle conoscenze acquisite. L’esigenza di attuare una raccolta e una classificazione delle conoscenze si manifesta in concomitanza con la nobilitazione dell’architettura a disciplina umanista. Questi due fenomeni, apparentemente indipendenti, trovano un forte punto di contatto se esaminati attraverso lo spettro delle teorie sulla memoria.

 

          Le tecniche mnemoniche, scoperte da Simonide di Ceo e descritte da Cicerone, Quintiliano e nella Rhetorica ad Herennium, attraversano il Medio Evo, trovano rinnovato vigore nel Rinascimento, e poi scompaiono nel secolo XVIII, assieme alla morte della retorica. La mnemotecnica si serve degli spazi per racchiudervi le informazioni. Questi luoghi sono generalmente rappresentati da elementi architettonici. Tuttavia, non si tratta di spazi architettonici reali, ma piuttosto di spazi visualizzati mentalmente. Tali luoghi rientrano nella categoria dell’architettura ‘mobile’ o ‘cinetica’, che Kuwakino definisce come: « uno spazio dinamico, differente sia dall’architettura rinascimentale, basata su un’armoniosa composizione prevalentemente statica, sia da quella barocca che fornisce solo l’impressione del movimento attraverso lo studio della forma e degli effetti della luce. L’architettura cinetica costruisce invece uno spazio mobile, in cui mediante la sinergia dei cinque sensi, come consigliato appunto dalla mnemotecnica, si realizza una successione di scene come in una sequenza cinematografica» (Introduzione, XVII). Questa definizione appare di grande interesse, poiché apre la disciplina dell’architettura a molteplici possibilità interpretative, scevre del carattere meramente fisico proprio dell’edificazione. Il concetto di luogo, nella trattatistica rinascimentale, non era ristretto a quello di spazio fisico. Questo era considerato al contrario in quanto spazio materiale, memoriale, topico e bibliografico. Il concetto di “architettura cinetica” ricontestualizza la disciplina all’interno della dinamica del pensiero umanistico che, soprattutto a partire da Alberti, definiva l’arte dell’edificazione in quanto idea, lineamenta, cosa mentale. Le architetture analizzate da Kuwakino s’inseriscono piuttosto nella sfera delle cosiddette costruzioni della fantasia. Particolarmente, le strutture del giardino, del teatro e della città sono messe a confronto con le possibilità di visualizzazione architettonica, in quanto schemi utili alla memorizzazione. 

 

          La prima sezione dell’Architetto sapiente è dedicata al trattato di Agostino del Riccio (1541-1598), l’Agricoltura sperimentata e l’Agricoltura teorica, dove sussiste uno stretto legame tra l’arte della memoria locale e il giardino ideale. Nell’ultimo capitolo dell’Agricoltura sperimentata, Del Riccio descrive un giardino che si presenta come un modello ideale, da poter imitare – secondo le possibilità del committente e del costruttore – per una concreta realizzazione. La descrizione del giardino segue le dinamiche ecfrasistiche proprie del locus amoenus, nell’illustrare un luogo dai caratteri edenici e idealizzati. Benché non vi sia un’allusione diretta, Kuwakino rintraccia nella geometria del giardino la schematica propria alla mnemotecnica. La struttura della grotta, in particolare, descritta in 32 varianti nel bosco regio, assume la valenza di una metafora gnoseologica. Ogni grotta detiene degli affreschi murali, che rappresentano di volta in volta elenchi di animali, miti, storie, arti e culture dei popoli. L’intento appare meramente educativo, e segue i precetti umanistici del docere et delectare. Manca tuttavia ancora un principio logico di sintesi, proprio solamente all’enciclopedismo illuminista.

 

          Un altro esempio di giardino descritto seguendo le precettistiche della memoria, è rinvenuto da Kuwakino nel De Forum Cultura, redatto dall’erudito gesuita Giovan Battista Ferrari (1584-1655), e dedicato al linceo Francesco Barberini. Notevole interesse meritano particolarmente le incisioni in rame presenti nel trattato, le quali raffigurano alcune essenze vegetali fiorite. L’autore procede seguendo l’intento di una precisa catalogazione dei fiori, molti dei quali appena introdotti in Europa. Per di più, combina le conoscenze scientifiche con la tradizione allegorico-mitologica fino allora vigente nel dominio botanico. Il giardino descritto da Ferrari intrattiene uno stretto rapporto con le dottrine astrologiche e detiene una simbologia geometrica estremamente elaborata. Nel trattato, l’autore cerca di tessere una corrispondenza tra il regno vegetale e il mondo celeste, attuando quello che Kuwakino definisce un “astro-giardinaggio”. Il giardino trova inoltre un diretto paragone con la città ideale, svelando un chiaro riflesso del Paradiso e della Città Celeste nell’influenza della strutturazione dello spazio.

 

          Accanto alla città ideale, ampia importanza assume anche la forma del teatro, così come dimostrano le Inscriptiones vel titoli teatri amplissimi di Samuel von Quiccheberg (1529-1567). Il volume svela la forte influenza del collezionismo e della mnemotecnica, e rappresenta un progetto di museo enciclopedico in forma di teatro. L’osservazione dell’edificio permette l’acquisizione veloce di numerose conoscenze e instaura un forte legame tra la pratica della retorica e quella del collezionismo, in quanto entrambe queste discipline hanno stretta attinenza con l’organizzazione e la catalogazione delle informazioni.

 

          L’ultimo capitolo dell’Architetto sapiente propone l’analisi del rapporto tra i loci mnemonici e l’urbanistica paradisiaco-utopica, tramite la lettura del trattato di Cosma Rosselli, il Thesaurus artificiosae memoriae (1579). L’autore, nel progettare un efficace sistema della memoria, compone una grande cosmologia teologica ed enciclopedica, prodotta da una successione di spazi mentali.


          Kuwakino conclude la sua analisi cercando di sottolineare come il giardino delricciano, il teatro di Quiccheberg e la città celeste di Rosselli intrattengono importanti relazioni – a livello di visualizzazione mentale degli spazi architettonici – con i procedimenti propri delle teorie mnemoniche. La ricerca propone pertanto uno sguardo alternativo, di compendio ma anche di apertura a possibilità interdisciplinari finora sottovalutate, allo studio dell’architettura.