Treuil, René: Le mythe de l’Atlantide, 11 x 18 cm, 144 pages, coll. Biblis Histoire, ISBN : 978-2-271-07394-5, 8,00 € TTC
(CNRS Editions, 2012 2012)
 
Recensione di Nicola Cucuzza, Università degli studi di Genova
 
Numero di parole: 709 parole
Pubblicato on line il 2013-04-26
Histara les comptes rendus (ISSN 2100-0700).
Link: http://histara.sorbonne.fr/cr.php?cr=1683
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          L’interesse e la curiosità che il mito di Atlantide ha suscitato nel corso dei secoli sono oggetto della trattazione di R. Treuil, attratto dalla "modernità" di quello che, fra i miti dell’antichità, è probabilmente uno dei più popolari anche al giorno d’oggi.

 

          Il volume si compone di una introduzione generale e di quattro capitoli. Nella introduzione (Ouverture, pp. 7-14) Treuil, nel segnalare la fortuna del mito di Atlantide, rileva come il tentativo di discutere in modo sistematico l’argomento, in un convegno multidisciplinare organizzato nel 1975 (edito nel 1978 a cura di E.S. Ramage, Atlantis: fact or fiction?), sia andato a coincidere con il momento in cui le straordinarie scoperte archeologiche effettuate da S. Marinatos nell’insediamento di Akrotiri sull’isola di Santorini dal 1967 sembravano confermare il fondamento storico del mito di Atlantide.

 

          Segue un primo capitolo (Retrouver l’"Atlantide", pp. 15-45) in cui l’A. ripercorre i diversi tentativi di identificazione del continente perduto, dalle ipotesi medievali a quelle dei giorni nostri, diffondendosi in particolare, come è ovvio, sull’ipotesi egea, sviluppata sulle scoperte archeologiche effettuate a Creta ed a Santorini e fondata essenzialmente sull’improvviso declino della società palaziale minoica. Viene comunque ricordato (pp. 32-34) come più di recente  si sia provato ad identificare Atlantide in Troia (E. Zangger, Atlantis. Eine Legende wird entziffert, 1992), quasi saldando fra loro due dei miti antichi più noti ai giorni nostri.

 

          Il secondo capitolo (L’acte de naissance de l’Atlantide, p. 47-66) passa in rassegna i passi platonici, del Timeo e del Crizia, che descrivono Atlantide: l’A. si sofferma anche sull’interpretazione data in antico a questi passi, dall’ipotesi che essi descrivano una realtà storica alla loro interpretazione allegorica. Le ultime pagine del capitolo tornano nuovamente alle ipotesi egee, sottolineando l’affascinante influenza esercitata dalle scoperte di S. Marinatos su un terreno già preparato da un articolo di K.T. Frost del 1913 (The Critias and Minoan Crete, The Journal of Hellenic Studies 33, pp. 189-206).

 

          Nel terzo capitolo ("Du premier matin au grand soir du monde": figures du Paradis, pp. 67-92) il mito di Atlantide viene inquadrato nel tema dell’età dell’oro e del paradiso perduto. L’A. sottolinea come si tratti di due miti che si intrecciano già nell’antichità e che si rivitalizzano con la scoperta del Nuovo Mondo: è in particolare la Polinesia ad assumere il ruolo di paradiso perduto, concetto nel quale la nudità delle popolazioni locali riveste un aspetto importante. Sul finire del XIX secolo, la civiltà minoica -riportata alla luce dalle ricerche archeologiche- ripropone il medesimo tema in un tempo differente.

 

          Il quarto capitolo (Des mythes à tout faire, pp. 93-122) esamina il mito di Atlantide –quasi sinonimo di utopia- nella società moderna e contemporanea, richiamando l’attenzione sulle diverse sfaccettature che esso assume e sull’uso che se ne è fatto nel tempo. Da Utopia a scenario di romanzi avventurosi a film ed a cartoni animati di successo, Atlantide ha alimentato la fantasia ed il pensiero dell’umanità, compresa l’ideologia nazional-socialista che la identificava nel luogo d’origine degli Ariani.

 

          Poche pagine (Croire ou ne pas croire, pp. 123-125) chiudono il volume, sottolineando ancora una volta come il mito di Atlantide sia stato utilizzato nel corso del tempo e lasciando concludere come sia del tutto mal posto il quesito se credere o non credere alla veridicità di quello che è solo un mito. Una ricca bibliografia (pp. 127-140) orienta il lettore per ulteriori approfondimenti su un tema così vasto ed interessante (vi si potrebbe forse aggiungere M. La Ferla, L’uomo di Atlantide. Vita, morte e misteri dell’archeologo di Santorini, 2003, che oltre all’identificazione di Atlantide con Santorini alimenta il filone occultista e di intrighi internazionali che coinvolgono la ricerca del continente perduto).

 

          Apparso pochi anni dopo l’opera conclusiva di P. Vidal-Naquet (L’Atlantide. Petite histoire d’un mythe platonicien, 2005), che segue la storia del mito di Atlantide nel corso del tempo, il volumetto di Treuil è una intelligente trattazione che aiuta a chiarire le cause per le quali un mito del IV secolo a.C. abbia continuato ad affascinare fino ai nostri giorni, trovando sempre nuovi adepti, pronti a scoprirne (e a valorizzarne) una sfaccettatura nuova. Le parole conclusive ("comprendere Atlantide è legittimo, cercarla è un’illusione", p. 125) sembrano senza dubbio la conclusione più appropriata.