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Compte rendu par Claudia Matoda Nombre de mots : 2967 mots Publié en ligne le 2013-04-25 Citation: Histara les comptes rendus (ISSN 2100-0700). Lien: http://histara.sorbonne.fr/cr.php?cr=1808 Lien pour commander ce livre
Questo monumentale volume, a cura di Yves Gallet, è stato concepito per celebrare la carriera di Éliane Vergnolle. Gallet, Maître de conférences en Histoire de l’art médiéval all’Università della Bretagna Occidentale, ha modellato sulla base del percorso intellettuale della Vergnolle, sotto la cui direzione aveva svolto la propria tesi di dottorato, gli assi portanti di questa raccolta. Riprendendo le principali questioni che hanno mosso la carriera dell’accademica, sono state individuate nove sezioni, in grado di esplorare un vasto orizzonte d’indagine. I temi trattati nel libro sono: il ruolo della pietra nella genesi dell’architettura, l’approvvigionamento dei cantieri, la scelta dei materiali, la tecnologia del taglio dei blocchi, il reimpiego (dal Medioevo all’età comtemporanea), la correlazione tra la lavorazione lapidea e l’evoluzione degli stili, la messa in opera della pietra, la questione dei modelli, il ruolo della pietra nella strutturazione visiva degli spazi, gli apporti dell’archeologia del costruito all’analisi architettonica, il problema della contabilità di cantiere e la figura dell’architetto. Il volume si articola in un’introduzione e nove sezioni.
L’introduzione è costituita da un Avant-propos redatto dal curatore, Yves Gallet, e da un profilo bio-bibliografico di Élaine Vergnolle, a cura di Niel Stratford. È in particolare la premessa di Gallet che permette al lettore di apprezzare la lucidità organizzativa alla base del volume; la volontà di evitare l’effetto frammentazione, caratteristico della formula dei “Mélanges”, evidenzia il lavoro di sintesi intellettuale alla base dell’opera. Proprio questa coerenza, dichiarata ed esposta, rappresenta la forza del volume, e la trasparenza con cui è presentata rappresenta un’ulteriore nota di merito.
La prima sezione, Et sur cette pierre, je bâtirai mon église, affronta l’uso programmatico dell’elemento lapideo nella costruzione e il legame tra modello e architettura. Christian Heck, “Erexit lapidem in titulum”. Dresser ou tailler la pierre de Béthel? Réinterpretation romanes d’un récit fondateur, studia il recepimento di alcune opere medievali nell’atto di fondazione da parte del patriarca; attraverso l’analisi di fonti documentarie e iconografiche, l’autore interpreta la liturgia della consacrazione dei luoghi, valutandone la sintomatica evoluzione lessicale francese da dresser a tailler come espressione di un mutamento d’intenzione. Alexandra Gajewski, Stone construction and monastic ideals: from Jotsald of Cluny to Peter the Chanter, propone un percorso attraverso norme e luoghi dell’architettura monastica in Occidente.
La seconda sezione, Des chantiers et des hommes, affronta principalmente la correlazione tra vincoli e possibilità della pietra e scelte costruttive. L’intervento di Christian Gensbeitel, Réflexion sur la mixité des appareils dans l’architecture religieuse de l’Aquitaine romane, studia la portata espressiva presente nelle combinazioni di apparati murari; dall’abbinamento di diversi materiali solo come dato di fatto alla ricerca d’indizi come sintomo di altri fenomeni. Anna Seganti Malacart, A margine della cappella castrense di Paderna (Piacenza): materiali e procedimenti costruttivi, affronta differenti temi legati alle relazioni tra differenti maestranze in area padana. Claude Andrault-Schmitt, La mise en œuvre des églises de granit en Limousin à la fin du XIIème siècle, presenta una panoramica sul tema, piuttosto misconosciuto, delle chiese in granito. Alain Villes, De la couverture en bois à la voûte en pierre: un aperçu de la transition entre roman et gothique en Champagne septentrionale, si preoccupa di evoluzione materica e criteri di datazione. Il contributo di Caroline Bruzelius, Project and Process in Medieval Construction, individua una possibile selezione di strategie costruttive per l’architettura medievale e ne esamina la coerenza con la realtà costruita. Peter Kurmann, De l’abbatiale de Saint-Denis à la cathédrale de Strasbourg: remarques sur la fortune d’un type de pile “roman” à l’époque du gotique rayonnant, tratta di un problema di datazione riguardante l’abbaziale di Saint Denis a Strasburgo. L’intervento di Nelly Pousthomis-Dalle, La pierre dans les comptes de construction du château de Bassoues (Gers) en 1370-1371, propone una lettura critica della contabilità di cantiere riguardante il castello di Bassoues. Sandrine Roser, La pierre dans le chantier de l’abbaye de Baume-les-Messieurs (premier quart du XVe siècle), attraverso l’analisi dei conti di Baume-les-Messieurs, imposta un’accurata cronologia delle fasi del cantiere abbaziale. L’intervento di Philippe Plagnieux, Le parchemin, la pierre et l’auberge du saumon. La façade flamboyante de la chapelle Saint-Yves à Paris (1409-1413), propone un’interessante lettura della facciata della cappella parigina di Saint-Yves, coniugando un’analisi della contabilità di cantiere e una disamina critica delle scelte stilistiche. Étienne Hamon, Un tailleur de pierre comblé d’honneurs dans le Paris flamboyant: l’architecte Jean Poireau (1419-1491), studia la professione del muratore e in particolare quella del tagliatore di pietre in età tardomedievale, impostando un’indagine che comprende sia un disamina della legislatura sia una panoramica sulla terminologia; è da sottolineare come, in questo stimolante intervento, sia la parola stessa a divenire una fonte.
La terza parte, Lire et interpréter la pierre, è costituita da tre interventi di stampo principalmente metodologico. Andreas Hartmann-Virnich, Transcrire l’analyse fine du bâti: un plaidoyer pour le relevé manuel dans l’archéologie monumentale, si occupa delle premesse procedurali necessarie all’indagine del costruito, proponendo un esame ragionato delle possibili scelte per l’analisi dell’archeologia e dell’architettura. Yves Gallet, Lire la pierre comme un marquer spatial et fonctionnel: l’example de l’abbaye de Beauport (Côtes-d’Armor) au XIIIe siècle, propone un’indagine dell’abbazia bretone di Beauport; l’innovazione del contributo è individuata nell’intenzione dell’autore di porre al centro dello studio l’elemento lapideo nella sua materialità e varietà d’impiego in una sola costruzione, impostando quasi quella che potremmo chiamare “un’iconografia della pietra”. L’intervento di Thomas Coomans, “Produits du terroir” et “appellations contrôlées”: le rôle des pierres à bâtir dans la définition des écoles régionales d’architecture médiévale en Belgique, propone una riflessione sul ruolo della pietra come portatrice d’identità e la sua funzione nella definizione dei confini di un determinato paesaggio artistico, studiando il caso del Belgio.
La quarta sezione, Excursus: trois études d’architecture, rappresenta un’interessante frattura nella struttura del volume. I tre contributi (Pierre Sesmat, Restituer l’abbatiale romane de Mureau (Vosges)?; Fang-Cheng Wu, L’ancien massif de façade de la cathédrale de Langres au XIIe siècle; Arnaud Timbert, Le chevet de l’église Saint-Sulpice de Chars: un effet de style?) producono dapprima nel lettore un senso di disorientamento, procurato soprattutto dall’estrema marginalità (per non dire l’assenza) di riflessioni riguardanti il rapporto tra pietra e architettura, in favore piuttosto di analisi concernenti altri aspetti del costruito. Procedendo però con la lettura, si apprezza il ruolo di transizione svolto da questa sezione; essa traghetta, infatti, il lettore verso un’ideale seconda parte del volume. Se nella prima l’impostazione metodologica più generale affronta il differente spettro di fonti utilizzabili (documentarie, iconografiche, materiche) per lo studio dell’elemento lapideo dalla mente al cantiere, la seconda volge a fornire risposte specifiche a casi studio più particolari. L’excursus porta ad ampliare lo sguardo e prepara ai contributi successivi.
La quinta sezione, De l’architecture à la sculpture, è costituita da due interventi: il primo - Victor Lassalle, Les encoches creusées dans les pilastres de l’église de Caromb (Vaucluse)- si occupa di un’indagine sulle scanalature dei semipilastri nella chiesa di Caromb, mentre il secondo – Laurence Cabrero-Ravel, Entre sculpture et modénature, les chapiteaux moulurés des massifs de façade auvergnats – analizza i capitelli dell’Alvernia. L’autore rileva la ricorsività di modelli per particolari luoghi di strutture cultuali e indaga quindi il legame tra capitello e posizione designata, evidenziandone anomalie nell’impiego.
La sesta sezione, La pierre sculptée, propone l’esame di casi specifici, comprendendo problemi di datazione e di genesi di modelli decorativi. Jacques Le Maho, Les chapiteaux de Saint-Samson de la Roque (Eure) au musée d’Evreux, propone una revisione della cronologia della chiesa normanna, oggi scomparsa, di Saint-Samson-sur-Riesle attraverso una nuova datazione dei capitelli. L’intervento di Jacques Lacoste, Le portail de l’église de Marcillac (Gironde) et la sculpture saintongeaise, è un’analisi del portale della chiesa di Marcillac, volta alla ricerca di una significazione religiosa della scultura e ad un ragionamento sulla diffusione degli stili nel territorio. Deborah Kahn, The Engoulant: Development, Symbolic Meaning and Wit, analizza fondando la propria investigazione sulla trasversalità del decoro tra architettura e manoscritti, genesi e simbolismo di una decorazione medievale: l’engloutant-l’inghiottente, ossia una figura che inghiotte una persona. Piotr Skubiszewski, La croix et les griffons. À propos d’un tympan roman de Wiślica, studia un timpano in calcare della collegiata di Notre-Dame a Wiślica, esaminando scelta del materiale e motivo iconografico. Marie-Thérèse Camus, Le cloître de Daoulas, propone uno studio (basato principalmente su fonti moderne) del chiostro bretone, scomparso negli anni quaranta del XIX secolo. Claudine Lautier, David parmi les rois à Chartres, si concentra su una sola statua della galleria dei re nella cattedrale di Chartres, facendo il punto tra considerazioni iconologiche e letteratura sul tema. Yves Christe, Le portail du Jugement de la façade occidentale de Notre-Dame de Strasbourg, riprende e approfondisce lo studio del programma iconografico del portale del Giudizio nella facciata occidentale di Notre-Dame di Strasburgo. Chiude la sezione, il contributo di Pierre Garrigou Grandchamp, Sculpture monumentale et programmes: les façades des demeures urbaines médiévales (XIIe-XIVe siècle), che affronta un tema caro alla storiografia francese sin dai lavori di Camille Enlart, ossia lo studio delle facciate delle abitazioni cittadine durante il Medioevo. L’intervento si pone questioni metodologiche e sul corpus utilizzabile per lo studio.
La settima sezione, La pierre et les arts de la couleur, propone in modo più stringente un’analisi della relazione tra elementi lapidei e altre forme decorative: Jean Cabanot, Le tympan du portail nord de Saint-Sever (Landes): le Beatus et le décor sculpté de l’abbatiale; Marie-Pasquine Subes, Pierre et peintures: des sources picturales pour la sculpture romane?; Jean-Philippe Meyer, Les sculpteurs romans d’Eschau et Andlau et le scriptorium de Marbach; Brigitte Kurmann-Schwarz, La pierre peinte et le verre coloré: le rôle du vitrail dans la perception de l’espace.
L’ottava sezione, Le pierre et le réemploi, du haut Moyen Âge à l’âge baroque, si occupa del reimpiego degli elementi in pietra, con un’originale panoramica che comprende in un solo sguardo Medioevo e Barocco. Interessante è anche la trasversalità territoriale di questa sezione, che comprende anche un caso non francese. Gli interventi sono quattro: James Morganstern, Deux réemplois à l’église Notre-Dame de Jumièges: l’usage de la bretture et de la gradine à l’époque préromane; Henri Pradalier, Un remploi roman à Saint-Georges de Camboulas (Aveyron); Patrick Ponsot, Réemplois gothiques: les portails romans de la cathédrale de Bourges sont-ils un cas singulier?; Stefan Gasser, Alain Fretz e Katharina Simon-Muscheid, Recycling mittelalterischer Skulpturen im Zeitalter des Barock. Die Schreinfiguren aus dem Retabel der ehem. Peterskapelle auf dem Bisemberg (montorge) bei Freiburg i. Ue..
La nona e ultima sezione, Après le Moyen Âge, è forse quella in grado di stupire maggiormente per varietà (e novità) dei temi trattati. Si apre con l’intervento di Catherine Chédeau, “Led.art de maçon est un des sept arts libéraux et qu’il est raisonnable que l’on fasse chef d’œuvre”: projet de statuts des maîtres maçons dijonnais en 1588, che analizza l’organizzazione dei “mestieri del costruire” a Digione alla fine del XVI secolo. Frédérique Baehr, L’arc triomphal bisontin élevé à la gloire de Louis XIV: de la ruine à la démolition, indaga le ragioni della rovina e dello smantellamento dell’arco di trionfo sul ponte Battant a Besançon. Christiane Roussel, Enquête sur les marbres de la chapelle du Christ mort dans l’église Saint-Pierre de Besançon (1785-1791), descrive i marmi impiegati nella cappella. Il percorso cronologico procede con l’intervento di Daniel Rabreau, La magie de la pierre dans l’art de Claude-Nicolas Ledoux, dedicato al ruolo della pietra nella poetica e nella formazione del noto architetto, con particolare attenzione al testo di Ledoux, L’architecture considérée sous le rapport de l’art, des moeurs et de la législation, pubblicato a Parigi nel 1804. Il contributo di Françoise Hamon, “Les pierres mêmes deviennent bêtes”, presenta la genesi del sistema di rivestimento in pietra di superfici in calcestruzzo usato dalla metà del xix secolo in Francia. La scelta insolita del tema rappresenta una delle molte declinazioni della ricchezza del volume, che riesce a mantenere una grande coerenza pur affrontando problematiche differenti per approccio o cronologia. Questa chiusura riesce a sfatare un grande pregiudizio, portando la pietra al di fuori di un immaginario che vede il materiale non solo nel proprio uso medievale, ma anche contemporaneo; la lettura è insomma completa. Jean-Michel Leniaud, Le maître d’œuvre, analizza il testo del 1945 di Guy de Cars, riguardante la fantomatica (e fallimentare) costruzione di una nuova cattedrale di Parigi tra 1930 e 1945, analizzando il ruolo dell’architetto in quest’opera di letteratura contemporanea.
L’organizzazione in temi, modellati sugli interessi della Vergnolle, scongiura ogni rischio di dispersione tematica; l’omogeneità dei contributi rappresenta, come nelle volontà del curatore, una delle principali forze del volume. La letteratura è, infatti, vasta, ma l’ampio respiro dell’indagine rende quest’opera un riferimento, per il gran numero di temi inediti e approcci innovativi. Critica metodologica e casi studio permettono di apprezzare la pietra come vero strumento per comprendere il costruito. Le intenzioni programmatiche del curatore, quindi, paiono pienamente esaudite dall’opera nel suo complesso, al tempo stesso panoramica sulle problematiche e piattaforma per nuove indagini.
Sommaire
Avant-propos 9 Neil Stratford Éliane Vergnolle 11 Travaux et publications d’Éliane Vergnolle 13
Et sur cette pierre, je bâtirai mon église…
Christian Heck Erexit lapidem in titulum. Dresser ou tailler la pierre de Béthel ? Réinterprétations romanes d’un récit fondateur, 23
Alexandra Gajewski Stone construction and monastic ideals : from Jotsald of Cluny to Peter the Chanter, 35
Des chantiers et des hommes
Christian Gensbeitel Réflexion sur la mixité des appareils dans l’architecture religieuse de l’Aquitaine romane, 53
Anna Segagni Malacart A margine della cappella castrense di Paderna (Piacenza): materiali e procedimenti costruttivi, 67
Claude Andrault-Schmitt La mise en oeuvre des églises de granit en Limousin a la fin du XIIe siecle, 81
Alain Villes De la couverture en bois a la voute en pierre : un aperçu de la transition entre roman et gothique en Champagne septentrionale, 93
Caroline Bruzelius Project and Process in Medieval Construction, 113
Peter Kurmann De l’abbatiale de Saint-Denis a la cathédrale de Strasbourg : remarques sur la fortune d’un type de pile « roman » a l’époque du gothique rayonnant, 125
Nelly Pousthomis-Dalle La pierre dans les comptes de construction du château de Bassoues (Gers) en 1370-1371, 139
Sandrine Roser La pierre dans le chantier de l’abbaye de Baume-les-Messieurs (premier quart du XVe siecle), 153
Philippe Plagnieux Le parchemin, la pierre et l’Auberge du saumon. La façade flamboyante de la chapelle Saint-Yves a Paris (1409-1413), 163
Étienne Hamon Un tailleur de pierre comblé d’honneurs dans le Paris flamboyant : l’architecte Jean Poireau (1419-1491), 177
Lire et interpréter la pierre
Andreas Hartmann-Virnich Transcrire l’analyse fine du bâti : un plaidoyer pour le relevé manuel dans l’archéologie monumentale, 191
Yves Gallet Lire la pierre comme un marqueur spatial et fonctionnel : l’exemple de l’abbaye de Beauport (Côtes-d’Armor) au XIIIe siecle , 203
Thomas Coomans « Produits du terroir » et « appellations contrôlées » : le rôle des pierres a bâtir dans la définition des écoles régionales d’architecture médiévale en Belgique, 221
Excursus : trois études d’architecture
Pierre Sesmat Restituer l’abbatiale romane de Mureau (Vosges) ?, 235
Fang-Cheng Wu L’ancien massif de façade de la cathédrale de Langres au XIIe siecle, 245
Arnaud Timbert Le chevet de l’église Saint-Sulpice de Chars : un effet de style ?, 255
De l’architecture à la sculpture
Victor Lassalle Les encoches creusées dans les pilastres de l’église de Caromb (Vaucluse), 267
Laurence Cabrero-Ravel Entre sculpture et modénature, les chapiteaux moulurés des massifs de façade auvergnats, 275
La pierre sculptée
Jacques Le Maho Les chapiteaux de Saint-Samson de la Roque (Eure) au musée d’Evreux, 289
Jacques Lacoste Le portail de l’église de Marcillac (Gironde) et la sculpture saintongeaise, 301
Deborah Kahn The Engoulant : Development, Symbolic Meaning and Wit, 313
Piotr Skubiszewski La croix et les griffons. A propos d’un tympan roman de Wiślica, 323
Marie-Thérese Camus Le cloître de Daoulas, 341
Claudine Lautier David parmi les rois à Chartres, 353
Yves Christe Le portail du Jugement de la façade occidentale de Notre-Dame de Strasbourg, 363
Pierre Garrigou Grandchamp Sculpture monumentale et programmes : les façades des demeures urbaines médiévales (XIIe-XIVe siecles), 375
La pierre et les arts de la couleur
Jean Cabanot Le tympan du portail nord de Saint-Sever (Landes) : le Beatus et le décor sculpté de l’abbatiale, 389
Marie-Pasquine Subes Pierre et peintures : des sources picturales pour la sculpture romane ?, 403
Jean-Philippe Meyer Les sculpteurs romans d’Eschau et Andlau et le scriptorium de Marbach, 413
Brigitte Kurmann-Schwarz La pierre peinte et le verre coloré : le rôle du vitrail dans la perception de l’espace intérieur gothique, 427
Les pierres et le réemploi, du haut Moyen Âge à l’âge baroque
James Morganstern Deux réemplois a l’église Notre-Dame de Jumieges : l’usage de la bretture et de la gradine a l’époque préromane, 445
Henri Pradalier Un remploi roman a Saint-Georges de Camboulas (Aveyron), 457
Patrick Ponsot Réemplois gothiques : les portails romans de la cathédrale de Bourges sont-ils un cas singulier ?, 465
Stefan Gasser, avec Alain Fretz et Katharina Simon-Muscheid Recycling mittelalterlicher Skulpturen im Zeitalter des Barock. Die Schreinfiguren aus dem Retabel der ehem. Peterskapelle auf dem Bisemberg (Montorge) bei Freiburg i. Ue., 477
Après le Moyen Âge
Catherine Chédeau « Led. art de maçon est un des sept arts libéraux et qu’il est raisonnable que l’on fasse chef d’oeuvre » : projet de statuts des maîtres maçons dijonnais en 1588, 487
Frédérique Baehr L’arc triomphal bisontin élevé à la gloire de Louis XIV : de la ruine a la démolition, 497
Christiane Roussel Enquete sur les marbres de la chapelle du Christ mort dans l’église Saint-Pierre de Besançon (1785-1791), 511
Daniel Rabreau La magie de la pierre dans l’art de Claude-Nicolas Ledoux, 527
Françoise Hamon « Les pierres mêmes deviennent bêtes », 539
Jean-Michel Leniaud Le maître d’œuvre, 545
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Éditeurs : Lorenz E. Baumer, Université de Genève ; Jan Blanc, Université de Genève ; Christian Heck, Université Lille III ; François Queyrel, École pratique des Hautes Études, Paris |