Lerouxel, François - Pont, Anne-Valérie (dir.): Propriétaires et citoyens dans l’Orient romain, (Collection Scripta antiqua, 84), 348 p., ISBN : 978-2-35613-152-2, 25 €
(Ausonius Éditions, Bordeaux 2016)
 
Recensione di Paolo Cimadomo, Università di Napoli « Federico II »
 
Numero di parole: 2034 parole
Pubblicato on line il 2017-07-05
Histara les comptes rendus (ISSN 2100-0700).
Link: http://histara.sorbonne.fr/cr.php?cr=3015
Link per ordinare il libro
 
 

 

          Il testo di François Lerouxel e Anne-Valérie Pont, come affermato dai suoi Editori nell’introduzione, si pone come obiettivo principale l’analisi del rapporto tra proprietà fondiaria e funzionamento delle città in tutta l’area orientale del Mediterraneo. Il lavoro è indubbiamente notevole, soprattutto tenendo conto delle difficoltà riscontrate dagli stessi Autori, poiché le regioni orientali non sono tutte organizzate allo stesso modo e la documentazione risulta spesso carente. È evidente in questo libro, infatti, che la maggior parte dei contributi si focalizza sulle aree per le quali la documentazione è maggiore: Asia Minore ed Egitto. Non mancano, invero, contributi sulle altre regioni, ma restano una minoranza.

 

          Segue l’introduzione un prologo, scritto da Olivier Picard, il quale, partendo dalla situazione politica della città di Atene dopo la riforma di Solone fino alla conquista romana della Grecia, traccia un quadro complesso del rapporto tra cittadinanza e proprietà fondiaria, attraverso il quale emerge chiaramente la trasformazione dei consigli e delle magistrature greche dopo l’arrivo di Roma. Il prologo fornisce le grandi linee di tutto il testo e bene indirizza gli obiettivi degli Autori, sebbene si focalizzi per lo più su un periodo precedente.

 

          I contributi sono per lo più scritti in francese, tranne uno in inglese e un altro in tedesco. Essi sono stati divisi in tre grandi aree tematiche: la prima parte, che consta di cinque articoli, è relativa ai cambiamenti agrari dovuti alle riforme arrivate dopo l’annessione dei territori analizzati all’impero romano; la seconda, invece, raggruppa quattro articoli e si concentra sul rapporto tra proprietà fondiaria e fiscalità; la terza, che consta cinque relazioni, affronta il problema dell’ineguaglianza fondiaria e rapporto della città con i proprietari terrieri.

 

          Il primo studio, di Ilias Anagnostakis e Thibaut Boulay, sintetizza la storia economica della Bitinia, concentrandosi sull’evoluzione della viticoltura, elemento molto importante tra le attività locali, che ha subito notevoli modifiche con l’arrivo di nuove tecniche di coltura, provenienti dall’Italia. La Bitinia, a differenza delle altre regioni orientali, ebbe, da un lato, una produzione qualitativamente più alta, dunque più specializzata e limitata; d’altro canto, però, era presente una produzione più massiccia, di livello qualitativamente molto basso. Questa produzione di bassa qualità dovette aumentare nel corso dei secoli, quando si verificò un accrescersi di latifondi. Una situazione simile è quella delineata per la Grecia da Athanase Rizakis: sebbene sia evidente la tendenza alla concentrazione di terre nelle mani di pochi grandi proprietari, le piccole e medie proprietà fondiarie continuano ad esistere. Entrambi gli articoli, comunque, accennano al fatto che i dati archeologici confermano i dati epigrafici, però non analizzano le modifiche effettuate da Roma, come la creazione di impianti idraulici e la centuriazione del territorio.

 

          Nel suo testo Cédric Brélaz si occupa delle comunità romane nei territori delle città di origine greca, in particolare dell’Asia Minore: l’Autore riformula valide teorie ipotizzate oltre trent’anni prima e basate sull’idea di una «doppia» città, da una parte abitata dai «Greci», dall’altra dai veterani romani ([1]). Le sue conclusioni restano però deboli, poiché l’Autore non inserisce prove archeologiche evidenti della differenziazione in due parti ben distinte dei cittadini all’interno delle città summenzionate.

 

          Alexandru Avram concentra il suo intervento sul caso specifico della città frigia di Dorylaeum, che resta fondamentalmente greca nonostante la presenza di Italici nel suo territorio già in età repubblicana. La raccolta delle iscrizioni della città è un utile strumento che consente di identificare i limiti del territorio amministrato da Dorylaeum, oltre che favorire un’evoluzione nell’analisi dei rapporti economici e politici tra i cittadini romani e locali nell’area analizzata.

 

          L’ultimo articolo della prima sessione, scritto da Julien Aliquot, è anche l’unico intervento relativo alla Siria: l’Autore aggiorna l’inventario di Denis Feissel dei toponimi, arrivando ad un numero di 50. I territori sono elencati in rapporto alla città di appartenenza. Dall’inventario viene fuori un dato evidente: l’area meglio documentata è quella della Siria settentrionale, ma non è ben chiaro chi siano i proprietari di questi fondi. Ciò che pare emergere più chiaramente è la coesistenza di differenti metodi di sfruttamento del territorio: il contributo di Aliquot, come suggerito dall’Autore stesso, è solamente un inizio per l’attuazione di una ricerca più ampia dei domini e dei villaggi designati dai nomi degli antichi proprietari.

 

          La seconda sezione è, come detto, relativa alla proprietà fondiaria e alla fiscalità. In essa sono presenti quattro interventi: nel primo, Ségolène Demougin raccoglie numerose testimonianze epigrafiche relative alla procura della provincia d’Asia nel settore della fiscalità. L’Autrice analizza soprattutto l’estensione delle competenze di questa istituzione e del rapporto spesso difficile con le comunità locali, che dovevano convivere con la presenza di procuratori imposti dall’imperatore. Il quadro che emerge è quello di un potere sempre più ampio lasciato ai procuratori finanziari nel corso dei secoli, contro i quali sono attestati in alcuni casi dei dissidi con villaggi e comunità locali. Tra queste ultime, inoltre, non vanno dimenticate le città che dovettero conservare a lungo dei privilegi fiscali, come Afrodisia.

 

          Béatrice Le Teuff si concentra sui registri delle proprietà tra le città dell’Oriente Romano. Dall’esame delle testimonianze appare evidente che dovettero coesistere due forme di registrazione ispirate da logiche differenti: una, destinata a conservare la memoria dei fondi, che poteva portare alla creazione di una carta catastale, mentre l’altra, che privilegiava la registrazione del proprietario più che il fondo, era più direttamente collegata al pagamento delle imposte, ma necessitava di maggiori revisioni. Roma dovette in qualche modo adattarsi alle realtà locali, e non sempre fu facile creare un piano catastale.

 

          Ruey-Lin Chang, partendo dalla propria tesi di dottorato su un papiro con un dossier fiscale, analizza soprattutto il fenomeno di recupero delle imposte nell’area di Ermopoli, in Egitto. L’articolo conclude supponendo che, sebbene ci fosse una pluralità di merci e di granai, dovette esistere un ufficio centrale che aveva il compito di amministrare le varie circoscrizioni locali; di questo ufficio, però, non abbiamo informazioni e dunque resta un’ipotesi suggestiva ma non verificabile.

 

          L’ultimo testo della seconda sessione ha per tema i benefici che la riforma delle tasse augustea portò all’Egitto. Secondo Andrew Monson, i proprietari terrieri beneficiarono della riforma augustea, che incentivò l’economia locale e permise la nascita di una nuova élite, in particolare nelle aree metropolitane. Le tesi, piuttosto interessanti, dell’Autore sono basate soprattutto sull’analisi di un’area dell’alto Egitto: potrebbe valer la pena estendere la ricerca anche al basso Egitto, per avere una visione completa delle testimonianze.

 

          L’ultima sessione, relativa alle inuguaglianze fondiarie e al rapporto con la città, raccoglie cinque interventi. Il primo di essi, scritto da François Lerouxel, può in qualche modo essere collegato al saggio di Monson, poiché riprende lo studio dell’Egitto del I secolo della nostra era, però sembra distaccarsene nelle conclusioni. L’Autore riprende la tesi di Bowman e Rathbone secondo la quale i Romani avrebbero incentivato lo sviluppo di forme di auto-amministrazione nelle metropoli. Questa sorta di auto-amministrazione è resa possibile anche dalla sostanziale omogeneità della popolazione: poiché la terra resta l’elemento base dell’economia dell’area, infatti, la differenziazione economica e sociale resta poco evidente. L’élite emergerà con più chiarezza solo nei secoli successivi.

 

          Anne-Valérie Pont studia il caso specifico di Iasos in Caria e l’arrivo di numerosi Italici che dovettero in qualche modo destabilizzare gli antichi rapporti tra élite locale e territorio. La penetrazione degli Italici nella vita pubblica locale dovette aiutare l’assorbimento della città nell’Impero e allo stesso tempo creare una sorta di oligarchia locale. Secondo l’Autrice, questa sorta di oligarchia, con l’accesso alla cittadinanza romana e alle cariche imperiali avrebbe perso interesse nello svolgere un’attività politica cittadina: col passare dei secoli la comunità civica locale, dunque, non è più al centro della vita collettiva.

 

          Thomas Corsten analizza la presenza di grandi famiglie in alcune aree dell’Asia Minore: il contrasto con la classe media rurale era causato dal fatto che i grandi proprietari, avendo possedimenti sparsi in vari territori, potevano dimostrare scarso interesse a partecipare alla vita pubblica della città, poiché in molti casi sfruttavano le loro proprietà solo per accrescere le proprie ricchezze. Ancora una volta è chiaro il concetto che per partecipare alla vita pubblica era necessario essere fisicamente sul territorio, e che l’eccessiva ricchezza del singolo non giovava alla comunità.

 

          L’ultimo articolo relativo all’area della moderna Turchia è di Michel Christol, che analizza i possedimenti della famiglia dei Claudi Severii, che possedette numerosi territori tra Bitinia e Paflagonia. L’Autore ricostruisce la storia della famiglia attraverso i (pochi) dati epigrafici, dai quali emerge chiaramente come una famiglia di una certa importanza non vada forse associata ad una singola città, ma ad una regione.

 

          François Chausson è autore di un ribaltamento di prospettive: il suo proposito è infatti quello di individuare i patrimoni orientali in Occidente; sebbene nel corso degli anni siano stati riconosciuti già oltre 100 senatori provenienti dalle province orientali sotto gli Antonini, non è semplice ricostruirne la situazione patrimoniale. Data la scarsità dei documenti, l’articolo finisce con il diventare una rassegna delle genealogie delle famiglie orientali con senatori che potevano avere terre in Italia, sebbene non si conosca l’entità del patrimonio e neanche dove precisamente questi senatori avessero proprietà in Italia.

 

          Le conclusioni sono ovviamente lasciate ai due Autori: ciò che emerge è che da un lato Roma cercò di favorire l’emergere di importanti proprietari locali in ciascuna provincia: questa ineguaglianza diventa fondamentale per concedere ad un gruppo selezionato di cittadini di assumersi gli oneri dell’amministrazione locale. La pressione fiscale dovette giocare un ruolo importante per agevolare la nascita di questa oligarchia: la presenza di grandi proprietari terrieri provenienti dall’Italia non dovette tuttavia costituire un vantaggio per le piccole e medie città. Sembra infatti evidente che questi proprietari non si interessassero alla vita pubblica locale e, nel caso di senatori, i terreni erano spesso esentati da tasse, non giovando quindi alle finanze della comunità locale.

 

          Tutti gli articoli qui presentati hanno il gran pregio di aver analizzato in maniera specifica vari e numerosi aspetti della vita economica delle aree orientali. Gli studi si rivelano molto interessanti, ma sono in molti casi solo punti di partenza, da poter estendere e magari integrare con dati provenienti da altre discipline, in particolare l’archeologia: un utile contributo sarebbe scaturito dal confronto con studi delle centuriazioni e della divisione del territorio, che, integrato con i dati provenienti dalle epigrafi, potrebbe essere chiarificata maggiormente la gestione economica delle aree analizzate. Una delle più gravi pecche, in molti casi, è la mancanza di mappe geografiche che aiutino a contestualizzare gli studi effettuati.

 

 

 


[1] Riguardo al concetto della «città doppia», si veda in particolare P. Briant, «Colonisation hellénistique et populations indigènes II», KLIO 64, 1982, pp. 88-89; R. Pierobon «Gerasa in Archaeological Historiography», Mesopotamia 1983-1984, p. 32.

 

 

TAVOLA DEI CONTENUTI

 

Introduction / François Lerouxel e Anne-Valérie Pont, 9-13;

Prologue, Olivier Picard / 15-21;

Les grands vignobles bithyniens aux époques romaine et protobyzantine, Ilias Anagnostakis e Thibaut Boulay / 25-49;

Statut foncier, habitat rural et pratiques agricoles en Grèce sous l’Empire / Athanase D. Rizakis, 51-67;

Des communautés de citoyens romains sur le territoire des cités grecques : statut politico-administratif et régime des terres / Cédric Brélaz, 69-85;

Propriétaires et citoyens à Dorylaion: enquête sur les citoyens romains et les villages sur le territoire / Alexandru Avram, 87-110;

Le domaine d’Untel. Toponymie et propriété foncière dans le Proche-Orient romain et protobyzantin / Julien Aliquot, 111-138;

“Rien n’est insuffisant pour le secours des cités” : procurateurs en Asie / Ségolène Demougin, 141-155;

Enregistrer les propriétés dans les cités de l’Orient romain : archive civiques et documents cadastraux sous le Haut-Empire / Béatrice Le Teuff, 157-173;

Fiscalité et propriété foncière dans le nome hermopolitain au IIe s. à partir de trois rouleaux fiscaux d’époque romaine conservés à la BNU de Strasbourg (P. Stras. 901-903) / Ruey-Lin Chang, 175-186;

Landowners and Metropolites: The Benefits of Augustus’s Tax Reforms in Egypt / Andrew Monson, 187-210;

Y a-t-il des riches en Égypte romaine au Ier s. ? / François Lerouxel, 213-231;

Élites civiques et propriété foncière : les effets de l’intégration à l’empire sur une cité grecque moyenne, à partir de l’exemple d’Iasos / Anne-Valérie Pont, 233-260;

Bauer und Bürger: Einflußmöglichkeiten von Landbesitzern auf das städtische Leben im kaiserzeitlichen Kleinasien / Thomas Corsten, 261-273;

Les domaines des Claudii Seueri ein Asie Mineure / Michel Christol, 275-287;

Pour une histoire des patrimoines des sénateurs orientaux en occident (Rome, Italie, Sicile) / François Chausson, 289-311;

Inégalités foncières, évolution des cités grecques et intégration dans l’empire / François Lerouxel e Anne-Valérie Pont, 315-327;