Cavalier, Laurence - Ferriès, Marie-Claire - Delrieux, Fabrice (dir.): Auguste et l’Asie Mineure, (Collection Scripta Antiqua, 97), 17,0 cm × 24,0 cm × 3,2 cm, 584 p., ISBN : 978-2-35613-183-6, 30€
(Ausonius, Pessac 2017)
 
Compte rendu par Simone Podestà, Université de Bourgogne Franche-Comté
 
Nombre de mots : 2782 mots
Publié en ligne le 2018-05-30
Citation: Histara les comptes rendus (ISSN 2100-0700).
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          La pubblicazione degli atti del colloquio, svoltosi a Bordeaux dal 20 al 22 novembre 2014,  organizzato per il bimillenario della morte di Augusto, era da lungo tempo attesa. Il tema affrontato é di grande interesse: quali furono i rapporti fra Augusto e l’Asia Minore? Quali furono i modelli presi da esempio per amministrare una regione così complessa e così importante per la Res publica augustea? E, infine, come veniva percepito Augusto nella regione? Il volume viene, insomma, a colmare una lacuna negli studi classici, cercando di analizzare e interpretare le azioni di Augusto e dei popoli microasiatici (provinciali e non), in un momento chiave per lo sviluppo della storia romana.

 

         Il volume si presenta articolato in più sezioni: la prima; intitolata “Auguste et l’Asie Mineure: pouvoir et gouvernement” (a sua volta diviso in “Le “laboratoire” micrasiatique: influences, modèles et adaptations” e “Les agents et les relais de Rome”) indaga, da una parte, le modalità con cui Augusto si approcciò all’Asia Minore - sia dal punto di vista legislativo sia dal punto di vista economico e sociale -, e dall’altra le figure a cui Augusto si appoggiò per inglobare pienamente la regione all’interno dello stato romano. I contributi di G. Bransbourg e A. Suspène (L’Asie Mineure et la révolution monétaire augustéenne, p. 23-43 e Auguste et l’Asie Mineure: l’apport de la documentation numismatique, p. 45-59) si focalizzano sulla politica monetaria attuata dal princeps. Degno di nota sembra lo studio delle reciproche influenze fra la monetazione romana e quella microasiatica, che portò alla creazione di quinari cistoforici in Asia, all’utilizzo di metalli poco utilizzati dalle zecche occidentali, quali rame e oricalco, e alla presenza d’iconografie d’ispirazione sia romana che anatolica. Un secondo grande tema è rappresentato dalla fiscalità e dal diritto: se B. Le Teuff (La fiscalité de la province d’Asie au tournant de l’ère augustéenne: un bilan, p. 61-73) presenta un quadro della fiscalità della provincia d’Asia già rivoluzionato da Cesare nel 48 a.C. e fissato definitivamente da Augusto, A. Dalla Rosa e A.-V. Pont (Propriété familiale, pouvoir impérial: origine et gestion du patromonium d’Auguste en Asie Mineure, p. 101-116 il primo; Cités grecques et administration romaine en Asie Mineure à l’époque augustéenne : l’interaction des normes civiques grecques et des dispositions romaines à travers la question des « droits » des juifs, p. 117-126 la seconda) analizzano rispettivamente la gestione del patrimonio personale di Augusto -affidato a negotiatores spesso italici che aspiravano a garantire al princeps il commercio esclusivo di beni preziosi -  e i diritti concessi agli Ebrei residenti in Asia Minore. Sui diritti e sugli aspetti costituzionali delle colonie fondate da Augusto (una dozzina in tutta l’Asia Minore) si concentra il contributo di C. Brélaz (Auguste, (re)fondateur de cités en Asie Mineure: aspects constitutionnels, p. 75-90), nel quali ben si evince come manchi una politica sistematica per la creazione di nuove colonie e come le condizioni locali preesistenti avessero influito sulle scelte adottate. F. Kolb (La Lycie sous Auguste: une région entre libertas et provincia, p. 91-99) studia la situazione della Lega licia, formalmente indipendente ma assoggettata al potere romano, come si deduce dalla numismatica (il piede ponderale federale è quello in uso a Roma), dall’installazione di veterani all’interno del territorio federale e dall’architettura monumentale (il cenotafio per Gaio Cesare a Limyra).

 

         La seconda sezione concentra la propria attenzione sulle relazioni diplomatiche e familiari con Roma: sono studiate le vicende personali di alcuni procuratori/prefetti (F. Kirbihler, Les problèmes d’une mission publique entre République et Empire: P. Vedius Pollio en Asie, p. 129-152), le prime forme di organizzazione della nuova provincia di Galizia (K. Sion-Jenkis, Marcus Lollius et le premier gouvernement de la Galatie, p. 153-175)  e la questione della cittadinanza, concessa o domandata da provinciali legati a personaggi dell’entourage imperiale (S. Demougin, Auguste et le droit de cité dans la province d’Asie, p. 177-189, G. Frija, Auguste et la concession de la citoyenneté romaine : enquête sur les Iulii en Carie, p. 191-206).

 

         La terza sezione, Saeculum aureum? L’Asie Mineure sous Auguste, è suddivisa fra Le legs des guerres civiles e De nouveaux cadres de vie: nel primo punto si analizzano l’eredità delle guerre civili e le ricadute sulla politica interna ed estera delle città, delle province e degli stati dell’Asia Minore. R. Laignoux (Reconnaître Octavien et ses concurrents en Anatolie : les allégeances asiatiques durant les guerres civiles de la fin de la République, p. 211-239) passa in rassegna le differenti modalità (corrispondenze ufficiali; attribuzioni di onori; decreti onorifici; ambasciate) e i differenti motivi (logiche localistiche; desiderio di espandere la propria area d’influenza; relazioni ereditate di patronato o clientelismo) che sono alla base della presa di posizione di stati e città all’epoca delle guerre civili. F. Maffre (La cité de Cyzique et Auguste en leur temps, p. 241-275) parte, invece, dall’analisi della situazione della città di Cizico: alleata da lungo tempo di Roma, la città si vide togliere la libertà nel 20 a.C. in seguito ad alcuni, non meglio precisati, conflitti interni. L’analisi del corpus epigrafico e letterario permette a Maffre di stabilire che Cizico recuperò i suoi privilegi durante la permanenza di Agrippa in Asia Minore, fra il 17 e il 13 a.C.

 

         Il secondo punto, De nouveaux cadres de vie, affronta diversi aspetti della vita quotidiana civica sotto Augusto: J. Richard (Aquae Augustae in Asia Minori ? Ruptures et continuités dans les eaux urbaines de l’Asie Mineure augustéenne, p. 279-290) si interroga sul reale valore del contributo augusteo alle realizzazione di opere idrauliche in alcune città d’Asia Minore (Efeso, Antiochia di Pisidia e Sagalasso). Emerge come l’opera di Augusto non è tanto apprezzabile dal punto di vista tecnico (grandi innovazioni si hanno soprattutto in età ellenistica), quanto piuttosto dall’impulso edificatorio: in questo momento si intraprendono, infatti, grandi lavori di costruzione di fontane e acquedotti, eretti grazie alla generosità e all’interesse di personaggi di corte o amici del principe. Anche G. A. Plattner (Die augusteische Globalisierung als « Katalysator » kleinasiatischer Architektur ? Traditionen und Innovationen eines Epochenwandels, p. 291-308) cerca di individuare l’influenza che la politica augustea ebbe all’interno dell’edilizia asiatica: la regione rappresentò una sorta di laboratorio a cielo aperto dove le tradizioni locali si combinarono con influenze romane, come nel caso dell’agora di Efeso. L’influsso romano è ben visibile e giustificato dalla committenza augustea in alcune specifiche strutture, quali l’edificio funebre per la principessa Arsinoe IV a Efeso o il Cenotafio di Gaio Cesare a Limyra. Analizzano, invece, singole situazioni civiche T. Ismaelli (Hierapolis di Frigia in età augustea e giulio-claudia : spazi sacri e immagine urbana tra radici anatoliche e modelli romani, p. 309-329) e N. de Chiasemartin (Octavien/Auguste et Aphrodisias : certitudes et perplexités, p. 331-343) . Ismaelli descrive le imponenti ristrutturazioni del santuario d’Apollo e del Ploutonion di Hierapolis di Frigia avvenute in epoca augustea. Il primo sito è ingrandito e monumentalizzato: in particolare il tempio di Apollo Archegetes sembra riprendere forme tipicamente romane (pseudoperiptero), mentre negli altri templi del complesso l’influsso romano si percepisce su dettagli minori quali fregi e decorazioni. Anche il Ploutonion è ristrutturato: la parete rocciosa dell’antica grotta da cui fuoriuscivano i gas tossici è rivestita di lastre di travertino e l’entrata è monumentalizzata, secondo un modello però tipicamente ellenistico. De Chiasemartin, invece, approfondisce la felice situazione di Afrodisia caria: attraverso l’intermediazione di Zoilo, liberto e cliente del princeps, Augusto era diventato il patronus della città, sempre grazie a Zoilo, inoltre, Afrodisia aveva conosciuto un’intensa attività edificatoria fra il 39 e il 27 a.C.  Degna di nota è la facciata scenica del teatro che è una delle più antiche testimonianze architetturali  dell’ideologia politica e propagandistica augustea.

 

         La terza sezione, divisa fra Honneurs et patronages : le nouveau pouvoir vu par des provinciaux e Des honneurs au culte, s’intitola Régards provinciaux sur Auguste: i contributi analizzano come i provinciali guardavano all’instaurazione del potere augusteo e secondo quali modalità esprimevano la loro fedeltà al princeps. All’interno del primo punto, C. Jones (Strabo and the « Petty dynasts », p. 349-356) esamina il modo in cui Strabone definisce i nuovi governanti della regione: si sottolineano le nette differenze fra re/basileis, dinasti/dynastai (governanti inferiori ai re), tiranni/tyrannoi (accezione non necessariamente negativa che indicava governanti non democratici di una regione non urbanizzata o di una o più città), briganti/lestai (governanti locali che non hanno l’avvallo romano) e leader cittadini che non hanno riconoscimenti ufficiali, ma agiscono come veri e propri governanti autocratici. Partendo invece dall’analisi delle rimanenze numismatiche, il punto di vista provinciale su Augusto è trattato sia da M.-C. Ferriès, F. Delrieux (Un tournant pour le monnayage provincial romain d’Asie Mineure : les effigies des matrones romaines, Fulvia, Octavia, Livia et Julia (43 a.C.-37 p.C.), p. 357-383) che da J. Dalaison, M.-C. Ferriès (Le monnayage des colonies de Pont-Bithynie sous Auguste, p. 385-393). Nel primo caso, l’analisi numismatica dei ritratti delle matrone romane permette di sottolineare la specificità dell’Oriente romano, che, a differenza dell’Occidente, inserisce ritratti femminile sulle monete. La loro presenza può essere suddivisa in due fasi: la prima va dal 43 al 37 a.C., nella quale Antonio utilizza i ritratti delle mogli Fulvia e Ottavia per spiegare la propria condotta politica (Fulvia, associata alla dea Nike, è il simbolo della vittoria sui cesaricidi, Ottavia della ritrovata concordia con Ottaviano); la seconda è successiva al 31 a.C., in cui l’utilizzo dei ritratti di Giulia e Livia è legato a logiche dinastiche (Giulia è madre dei successori di Agusto, Lucio e Gaio; Livia è l’emblema della legittimità di Tiberio a governare).  J. Dalaison, M.-C. Ferriès studiano le monete emesse dalle colonie di Apamea e Sinope nel Ponto sotto Augusto: se le monete di Apamea sembrano indicare che la città accolse un contingente supplementare di veterani prima del 27 a.C. (ipotesi supportata anche dalla presenza sui coni dei tria signa che simboleggerebbero l’avvenuta deduzione), quelle di Sinope presentano invece riferimenti alla dea Tyche, alla concordia e alla deduzione di nuove veterani.  Interessante notare che per la monetazione delle due città, dopo il 27 a.C. assume crescente importanza la questione dinastica. A. Dimopoulou (Lesbos sous Auguste. Du renouveau des traités à l’apothéose, p. 399-412) esamina i culti e gli onori che la città di Lesbo riserva ad Augusto, fondandosi sullo studio di un corpus epigrafico particolarmente ricco. Amica e alleata di Roma grazie agli stretti rapporti intrattenuti da alcuni suoi eminenti cittadini (Teofane e Potamone) con Pompeo, Cesare e Augusto, la città arrivò a tributare onori divini all’imperatore.

 

         Il secondo punto Des honneurs au culte studia da vicino i diversi culti tributati ad Augusto: E. Rosso (En marge du « culte imperial ». Formes et espaces des honneurs statuaires décernés à Auguste en Asie Mineure, p. 443-470) esamina in quale modo le statue si pongano nella gamma di onori per Augusto in Asia Minore e in come si amalgamino le norme della statuaria imperiale con la tradizione civica locale. In generale si vede come la fedeltà al modello ufficiale sia grande, sebbene emergano influssi locali (particolarmente evidenti nelle formule d’elogio, nelle associazioni iconografiche simboliche e nella mancanza di una dimensione eroicizzante di Augusto). Gli ultimi due interventi riguardano la Licia: D. Reitzenstein (Ein Altar fur den Caesar-Kult aus Tlos, p. 415-422) propone un’interessante ipotesi sull’esistenza nella città di Tlos di un culto specificatamente destinato a Cesare o ad Augusto. Tale supposizione si fonda sul ritrovamento di un blocco di calcare con inscritto il genitivo del nome Kaisar. La Reitzenstein ipotizza che il blocco in origine facesse parte della base di un altare dedicato a Cesare o al figlio adottivo. L. Cavalier e J. des Courtils (Le « monument à bucranes » au Létôon de Xanthos, p. 423-442) analizzano invece un monumento poco conosciuto, presente nella parte settentrionale del santuario della dea Latona nella valle dello Xanthos. Le particolari decorazioni lo collocherebbero in piena età augustea: i due autori, partendo dalla considerazione che nei pressi del monumento era collocato un gruppo statuario per Gaio e Lucio Cesare, ipotizzano che il monumento fosse la base di un Augusteum, un sacrario per Augusto divinizzato.

 

         Il volume si chiude con le conclusioni di J.-L. Ferrary, una serie di carte a colori, la lista delle abbreviazioni, un’esaustiva bibliografia e indici tematici.

 

         Contributo essenziale per la comprensione e la conoscenza delle azioni politiche augustee in Asia Minore, il volume viene a colmare un vuoto che perdurava dall’edizione di Augustus and the Greek World di G.Bowersock (Oxford 1965): sebbene la grande varietà di temi e di contributi possa talora disorientare il lettore, in generale i diversi articoli focalizzano con grande pertinenza le questioni affrontate e permettono sicuramente un aggiornamento e un avanzamento dello stato attuale delle nostre conoscenze. Una delle particolarità del volume è sicuramente quella di non tralasciare alcuna fonte nel tentativo di offrire una visione la più completa possibile di tale rapporto: l’analisi delle fonti epigrafiche, numismatiche è attenta, ma non si tralasciano le indagini archeologiche e le fonti letterarie. Nella raccolta, si interpreta il rapporto fra Augusto e l’Asia Minore nel suo senso più ampio: all’interno del volume trovano spazio riflessioni sull’economia provinciale (la fiscalità; la gestione del patromonium di Augusto), sul diritto (la concessione della cittadinanza romana; i rapporti fra stati “liberi” e potere romano; la fondazione di colonie), sull’architettura (l’influsso augusteo sulla statuaria e nell’edilizia), sulla propaganda politica romana e civica (gli onori tributati ad Augusto e alla famiglia imperiale; il culto dell’imperatore nei monumenti locali e l’iconografia monetale). Alcuni temi potrebbero avere più spazio (mancano, ad esempio, contributi più specifici e approfonditi sul ruolo degli intellettuali e della letteratura all’interno del programma politico augusteo nella regione) e sarebbe anche auspicabile trattare regioni solo parzialmente esaminate, come la Pisidia, la Panfilia e la Cilicia: in generale, però, si tratta di un volume di alto livello, indispensabile per chi voglia conoscere l’Asia Minore e i suoi rapporti col potere romano.

 

 

 

Indice

 

 

Remerciements (p. 11-12)

Avant propos (p. 13-14)

 

J.-M. Roddaz (Introduction, p. 15-18)

 

A. Auguste et l’Asie Mineure: pouvoir et gouvernement

A1. Le “laboratoire” micrasiatique: influences, modèles et adaptations

G. Bransbourg (L’Asie Mineure et la révolution monétaire augustéenne, p. 23-43)

A. Suspène (Auguste et l’Asie Mineure: l’apport de la documentation numismatique, p. 45-59)

B. le Teuff (La fiscalité de la province d’Asie au tournant de l’ère augustéenne: un bilan, p. 61-73)

C. Brélaz (Auguste, (re)fondateur de cités en Asie Mineure: aspects constitutionnels, p. 75-90)

F. Kolb (La Lycie sous Auguste: une région entre libertas et provincia, p. 91-99)

A. Dalla Rosa (Propriété familiale, pouvoir impérial: origine et gestion du patromonium d’Auguste en Asie Mineure, p. 101-116)

A.-V. Pont (Cités grecques et administration romaine en Asie Mineure à l’époque augustéenne : l’interaction des normes civiques grecques et des dispositions romaines à travers la question des « droits » des juifs, p. 117-126)

A2. Les agents et les relais de Rome

F. Kirbihler (Les problèmes d’une mission publique entre République et Empire : P. Vedius Pollio en Asie, p. 129-152)

K. Sion-Jenkis (Marcus Lollius et le premier gouvernement de la Galatie, p. 153-175)

S. Demougin (Auguste et le droit de cité dans la province d’Asie, p. 177-189)

G. Frija (Auguste et la concession de la citoyenneté romaine : enquête sur les Iulii en Carie, p. 191-206).

 

B. Saeculum aureum? L’Asie Mineure sous Auguste

B1. Le legs des guerres civiles

R. Laignoux (Reconnaître Octavien et ses concurrents en Anatolie : les allégeances asiatiques durant les guerres civiles de la fin de la République, p. 211-239)

F. Maffre (La cité de Cyzique et Auguste en leur temps, p. 241-275)

B2. Des nouveaux cadres de vie

J. Richard (Aquae Augustae in Asia Minori ? Ruptures et continuités dans les eaux urbaines de l’Asie Mineure augustéenne, p. 279-290)

G.A.Plattner (Die augusteische Globalisierung als « Katalysator » kleinasiatischer Architektur ? Traditionen und Innovationen eines Epochenwandels, p. 291-308)

T. Ismaelli (Hierapolis di Frigia in età augustea e giulio-claudia : spazi sacri ed immagine urbana tra radici anatoliche e modelli romani, p. 309-329)

N. de Chiasemartin (Octavien/Auguste et Aphrodisias : certitudes et perplexités, p. 331-343)

 

C. Regards provinciaux sur Auguste

C1. Honneurs et patronages : le nouveau pouvoir vu par des provinciaux

C. Jones (Strabo and the « Petty dynasts », p. 349-356)

M.-C. Ferriès, F. Delrieux (Un tournant pour le monnayage provincial romain d’Asie Mineure : les effigies des matrones romaines, Fulvia, Octavia, Livia et Julia (43 a.C.-37 p.C.), p. 357-383)

J. Dalaison, M.-C. Ferriès (Le monnayage des colonies de Pont-Bithynie sous Auguste, p. 385-393)

A. Dimopoulou (Lesbos sous Auguste. Du renouveau des traités à l’apothèose, p. 399-412)

C2. Des honneurs au culte

D. Reitzenstein (Ein Altar fur den Caesar-Kult aus Tlos, p. 415-422)

L. Cavalier, J. des Courtils (Le « monument à bucranes » au Létôon de Xanthos, p. 423-442)

E. Rosso (En marge du « culte imperial ». Formes et espaces des honneurs statuaires décernés à Auguste en Asie Mineure, p. 443-470).

 

D. Conclusions, J.-L. Ferrary (p. 471-474)

 

Cahier des cartes hors texte (p. 475-480)

Abréviations (p. 481-484)

Bibliographie (p. 485-528)

Index (p. 529-564)

Résumés (p. 565-584)