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Compte rendu par Giovanna D’Amia, Politecnico di Milano Nombre de mots : 1622 mots Publié en ligne le 2018-05-30 Citation: Histara les comptes rendus (ISSN 2100-0700). Lien: http://histara.sorbonne.fr/cr.php?cr=3266 Lien pour commander ce livre
Nell’ambito di un più ampio progetto di ricerca sull’opera di Charles Percier e Pierre Fontaine – nato una decina di anni fa dalla collaborazione tra Biblioteca Hertziana, Institut National d’Histoire de l’Art, Istituto Max Planck per la storia dell’arte e Ecole Pratiques des Hautes Etudes – il libro costituisce il primo volume di una serie dedicata dall’editore Campisano al corpus di disegni realizzati da Percier nella primavera-estate del 1791, nel corso del viaggio di ritorno a Parigi dopo il periodo di pensionato a Roma (iniziato nel 1786). Un viaggio documentato dal ricco corpus di disegni della Bibliothèque de l’Institut (ms. 1006-1020) e da una lettera di Percier a John Flaxman, inviata da Parigi il 13 novembre 1791 (ora al Fitzwilliam Museum di Cambridge).
La prima parte del volume raccoglie saggi di inquadramento generale e si apre con un contributo di Sabine Frommel su alcuni disegni del periodo di pensionato a Roma al fine di individuare qual è il bagaglio teorico e strumentale di Percier, anche in relazione all’uso del disegno, nel momento in cui si accinge al viaggio di ritorno in patria. Il casus studi è costituito dai disegni di tre grandi ville romane (Villa Madama, Villa Giulia e il Casino di Pio IV in Vaticano) che dimostrano il precoce interesse di Percier per il Rinascimento italiano o, in senso più lato, quello per i modelli storici capaci di offrire sollecitazioni alla pratica progettuale contemporanea (in questo spirito saranno concepiti, in collaborazione con Fontaine, Palais, maisons et autres édifices modernes dessinés à Rome nel 1798 e Choix de plus célèbres maisons de plaisance de Rome et de ses environs nel 1809).
L’analisi puntuale dei fogli romani dimostra come i disegni di Percier non siano la semplice riproduzione di una realtà materiale, ma costituiscano uno strumento interpretativo che permette un percorso di appropriazione critica dell’organismo edilizio, dalla disposizione generale delle masse ai più minuti dettagli decorativi. Un percorso che si snoda in diverse fasi e attraverso verifiche successive, prima di pervenire a una restituzione grafica compiuta.
Il contributo successivo – scritto ‘a sei mani’ da Gian Mario Anselmi, Andrea Campana e Stefano Scioli – offre uno sguardo sulla città di Bologna all’epoca del soggiorno di Percier: una città retta da due diversi poteri (quello senatorio e quello del Legato pontificio) e caratterizzata da un vivace tessuto culturale, dove si registrano diverse tendenze illuministe e filofrancesi. Anselmi ricorda in particolare che nello stesso periodo (dal 4 al 7 maggio 1791) passa per Bologna anche l’architetto Claude-Henri Watelet, aprendo la questione – che resta però sullo sfondo del volume – della rete di contatti dei viaggiatori francesi, tra di loro e con alcuni esponenti dell’intellighenzia artistica e culturale locale.
La sezione introduttiva si conclude quindi con un contributo di Jean-Philippe Garric che sottolinea alcuni aspetti sostanziali dell’opera di Percier: il suo essere un architecte-artiste che costruisce la propria cultura in una prospettiva operativa, con un’inedita attenzione anche per le forme architettoniche estranee al classicismo, e lo stretto rapporto tra spazio architettonico e sistema decorativo che caratterizza i suoi disegni e che si riflette nell’opera costruita. Garric sottolinea inoltre come la lettera a Flaxman costituisca in nuce un’analisi critica delle qualità specifiche delle diverse città italiane (un tema che sarà raccolto e sviluppato da alcuni suoi allievi), dove la quintessenza dello ‘stile di Bologna’ è costituita dal sistema dei portici che caratterizza il centro storico.
La seconda parte del volume ripercorre l’itinerario di Percier nel suo viaggio del 1791 attraverso l’Emilia e la Romagna e si apre con un contributo di Valeria Rubbi che offre ulteriori considerazioni sullo ‘sguardo’ di Percier. Uno sguardo che nei monumenti italiani cerca soprattutto la grande lezione dell’antichità, ma che si sofferma su tutto quanto lungo il percorso cattura la sua attenzione. Uno sguardo che non riproduce fedelmente la realtà, ma che omette, corregge e modifica proporzioni e particolari per accentuare il tema che di volta in volta lo interessa.
Nell’ultimo lembo del territorio marchigiano Percier disegna l’arco di Augusto a Fano reintegrando le parti mancanti (l’attico che era caduto in rovina) e ricostruisce le piante di diversi palazzi pesaresi, concentrandosi sullo snodo degli spazi ‘semipubblici’ (il sistema atrio-cortile-scalone) e sottolineando le potenzialità scenografiche delle diverse combinazioni. A Rimini si concentra sui dettagli ornamentali dell’arc antique, disegna il sistema delle piazze pubbliche e sottolinea i motivi antichizzanti del Tempio Malatestiano, privilegiando il fronte laterale con la sequenza di arcate cieche. Mentre tra i disegni delle chiese di Ravenna – che Percier associa stilisticamente a quelle di Trastevere – emerge il bassorilievo con il Trono di Nettuno in San Vitale, a ulteriore testimonianza di come scultura e ornamento siano al centro del suo lavoro.
La sezione prosegue con i disegni realizzati a Faenza, Imola e Bologna, oggetto del contributo di Francesca Lui. Di Faenza Percier disegna la piazza Maggiore e alcuni “beaux palais”, a cominciare da quelli realizzati di recente da Giuseppe Pistocchi. Ma è a Imola che, a suo dire, “commence le style de Bologne”, caratterizzato da quelle rues en colonnes che di lì a qualche anno gli offriranno uno spunto per il progetto di rue de Rivoli. A Bologna (dove “pour un architecte, il y a de quoi tourner la tête”) l’interesse di Percier si concentra sugli spazi porticati, anche in questo caso secondo “un’attitudine a correggere e a depurare il motivo, a ripensarlo e a ricrearlo con elementi d’invenzione”, come osserva Francesca Lui. Un precoce interesse per le architetture medievali emerge nei disegni che documentano il complesso di Santo Stefano e i monumenti sepolcrali dei giuristi dello studio bolognese sul sagrato di San Domenico, mentre quello per il Rinascimento appare con evidenza nei dettagli della facciata tardo-quattrocentesca della Madonna di Galliera.
Sui disegni bolognesi si concentra anche Silvia Medde che sottolinea l’incidenza dell’edilizia residenziale privata tra Cinquecento e Settecento, in linea con quell’interesse per l’architettura domestica italiana che troverà uno sbocco editoriale nelle prime pubblicazioni di Percier e Fontaine. Tra questi si contano diversi palazzi senatori e alcune opere di Francesco Tadolini, a conferma dell’interesse di Percier per la declinazione neocinquecentista dell’architettura a lui contemporanea. Di Bologna si conservano anche alcune vedute urbane relative a piazza del Nettuno (la cui fontana offre il particolare ornamentale pubblicato in copertina) e a piazza Maggiore, dove la Medde fa osservare l’assenza di disegni raffiguranti San Petronio suggerendo come lo sguardo di Percier si concentri su monumenti meno noti o comunque meno documentati.
A questo punto il volume si concede una digressione sui disegni realizzati a Mantova, che interrompe la sequenzialità dell’itinerario (tra la tappa bolognese e quella mantovana si colloca infatti il soggiorno di Percier in Veneto) per presentare il ricco nucleo di disegni raffiguranti Palazzo Te. Il capolavoro di Giulio Romano rappresenta la testimonianza più evidente degli interessi di Percier per il Rinascimento italiano e ben evidenzia la sua convinzione che questo possa costituire un modello consono alle esigenze dell’architettura contemporanea. Nel suo saggio Amedeo Belluzzi esamina in particolare il rapporto tra gli schizzi di viaggio e le tavole pubblicate nel 1833 in Résidences de souverains, sottolineando il ruolo del disegno come archivio di immagini suscettibile di aggiornamenti e rielaborazioni nel corso del tempo. E pone una questione che apre una piccola crepa nella logica interna al volume: che alcuni disegni possano risalire in realtà al viaggio di ‘andata’ verso Roma nel 1786, decisamente meno documentato (i disegni sono infatti stati rilegati in album solo successivamente).
Il volume si chiude quindi con il contributo di Carlo Mambriani dedicato alle città ducali emiliane. Ferrara “delicieuse ville portant un caractère à la fois ferme et agréable”, è oggetto di diverse note nella lettera a Flaxman (dove la facciata della cattedrale è definita di un “beau gothique”) ed è oggetto di due disegni, dedicati rispettivamente ai chiostri di San Benedetto e al portale di Palazzo Prosperi. Di Modena sono riprodotti il Duomo e le piante di alcuni palazzi, così come a Parma i disegni si concentrano sulla cattedrale e sul battistero. Mentre Piacenza, città piena di “détails charmants”, presenta maggiori annotazioni grafiche: le piazze del Duomo e dei Cavalli, la cattedrale, i conventi di San Sisto e Sant’Agostino e diversi palazzi nobiliari. Mambriani individua anche alcune discrepanze nella successione dei disegni, suggerendo l’ipotesi che la volontà di accorpare i motivi ornamentali abbia intenzionalmente scompaginato l’ordinamento topografico, e richiama l’attenzione su come l’interesse per i fenomeni artistici di Medioevo e Rinascimento sia un prodotto tutto interno alla cultura neoclassica degli anni di passaggio tra XVIII e XIX secolo. Un periodo in cui matura una piena consapevolezza della dimensione storica dell’architettura, di cui i disegni italiani di Percier costituiscono una straordinaria testimonianza.
SOMMARIO
La ricerca grafica di un architetto artista – PERCIER IN VIAGGIO TRA IDEE, STORIA E RILIEVO D’ARCHITETTURA: Lo sguardo di Charles Percier sul Rinascimento attraverso la villa romana, Sabine Frommel - Tra Arcadia e Gonfalonierato. Letteratura e società civile a Bologna nei dintorni del viaggio di Percier, Gian Mario Anselmi, Andrea Campana, Stefano Scioli - Percier e i portici dello “stile Bologna”, Jean-Philippe Garric – ITINERARIO - SAGGI: La Legazione pontificia di Romagna nei disegni di Charles Percier, Valeria Rubbi - «Le goût qui nous serve de guide». Charles Percier in viaggio: vedute e frammenti di Bologna e Faenza, Francesca Lui - Il volto moderno di Bologna nei disegni di Charles Percier, Silvia Medde - Gli schizzi mantovani di Percier, Amedeo Belluzzi - Percier nelle città ducali emiliane (Ferrara, Modena, Parma e Piacenza), Carlo Mambriani – ITINERARIO - SCHEDE: Valeria Rubbi, Francesca Lui, Silvia Medde, Amedeo Belluzzi, Carlo Mambriani – APPARATI: Bibliografia - Indice dei luoghi
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Éditeurs : Lorenz E. Baumer, Université de Genève ; Jan Blanc, Université de Genève ; Christian Heck, Université Lille III ; François Queyrel, École pratique des Hautes Études, Paris |