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Compte rendu par Paolo Daniele Scirpo, Università Nazionale Kapodistriana di Atene Nombre de mots : 1420 mots Publié en ligne le 2019-01-23 Citation: Histara les comptes rendus (ISSN 2100-0700). Lien: http://histara.sorbonne.fr/cr.php?cr=3334 Lien pour commander ce livre
In questo volume sono raccontati i risultati delle missioni di scavo e delle ricerche condotte ad Agrigento a partire dal 2012. Nella prima parte è illustrato il rinvenimento del teatro avvenuto grazie alle osservazioni fatte sulla nuova pianta della polis e alle prospezioni condotte. La seconda parte è dedicata al c.d. santuario ellenistico-romano, mentre la terza si focalizza sul periodo tardo antico. Lo studio dell'architettura e della stratigrafia dello scavo rivelano nuovi dati di Agrigento dal periodo ellenistico alla tarda antichità e offrono una visione più accurata dello sviluppo di una città estremamente dinamica nelle sue scelte urbane e sociali.
Nella sua breve introduzione (pp. 5-6), Giuseppe Parello mostra come la scoperta del teatro sia frutto di una nuova fase delle ricerche archeologiche ad Agrigento, in cui la collaborazione del Parco con gli Atenei di Bari, Catania ed Enna, grazie all’uso delle nuove tecnologie ha determinato la creazione di una nuova mappa topografica del centro urbano, punto di partenza imprescindibile per le ricerche future. Valentina Caminneci fa un breve excursus sulle varie ipotesi proposte per la localizzazione del teatro, sulla scia della testimonianza di Tommaso Fazello che ne vide i ruderi in prossimità della chiesa di San Nicola (pp. 9-14). Il contesto storico tracciato da Cristina Soraci (pp. 15-22) permette al lettore di seguire le vicende che dalla seconda metà del III secolo a.C. portarono la città di Akragas, attraverso le sanguinose guerre puniche e la susseguente sotto la pax romana, verso la condizione di ricca città di provincia, elevata dapprima a municipium e poi sotto i Severi a colonia romana. Le nuove indagini geofisiche effettuate nell’area pubblica ai piedi del poggio di San Nicola, ha permesso, come spiega Emanuele Brienza, l’elaborazione di una nuova pianta topografica della città, in cui il teatro appena scoperto si colloca nel suo angolo sudorientale (pp. 25-30). Durante il V secolo a.C., l’architetto Feace su mandato di Terone rese la polis autonoma dal punto di vista idrico, creando non solo la Colimbetra ma anche tutto un sistema idraulico, ancora oggi mal conosciuto ed in parte inesplorato. Ad alcuni punti di questo impianto è dedicato l’interessante contributo di Giovanni Luca Furcas (pp. 31-37). Antonello Fino descrive i resti dei vani rinvenuti nel settore nord e sud-ovest del teatro e Alessandro Labriola ne analizza le tecniche costruttive ed i materiali (spesso di riporto) impiegati (pp. 41-56). Francesca Leoni da un breve resoconto dei reperti ceramici a vernice nera, rinvenuti nei settori scavati databili all’interno del III secolo a.C. (pp. 57-60), mentre Luciano Piepoli alla luce dei reperti rinvenuti nei primi strati sconvolti ma ricchi, ipotizza che la fine dell’uso dell’edificio teatrale si debba datare al III secolo d.C., quando probabilmente un impianto artigianale si impianta nell’area del vano 12, trasformato in fornace. L’area del teatro fu abbandonata definitivamente fra l’XI e XV secolo quando fu utilizzato fino ai giorni nostri per scopi agricoli (pp. 61-68). A Marina Albertocchi è affidato l’arduo compito di inquadrare cronologicamente i rinvenimenti coroplastici che rinvenuti in giacitura secondaria negli strati di riempimento e scarico, sono frammentari ed in pessima condizione. Data l’omogeneità dei reperti ed il ristretto arco temporale in cui si collocano (480-250 a.C.), l’A. propende per la loro provenienza da un deposito di dismissione di un’area sacra posta in summa cavea, dedicata ad una divinità femminile (Demetra, Artemide, Persefone) che presenziava ai riti di passaggio nel mondo muliebre (pp. 69-76). Nel saggio II è stato rinvenuto un deposito votivo composto da vari materiali fittili databili fra il IV ed il II secolo a.C. Francesca Leoni ritiene che le lucerne (IV-I secolo a.C.) siano da collegarsi ad un santuario posto a nord del teatro (pp. 77-80). Gian Michele Gerogiannis si occupa degli unguentari, una trentina di esemplari databili per lo più fra il III ed il II secolo a.C. provenienti dal saggio II e da mettere perciò in relazione con un’area pubblica, forse sacra (pp. 81-84). Marco Camera fa una rassegna sui teatri ellenistici di Sicilia (pp. 85-94).
Monica Livadiotti e Antonello Fino offrono una ricostruzione del tempio e del portico che nella zona a nord dell’agorà, gli Agrigentini eressero in due fasi edilizie: la prima durante la seconda metà del II secolo a.C., e la seconda in età tiberiana (prima metà del I secolo d.C.) (pp. 97-110) mentre Gian Michele Gerogiannis ne illustra lo scavo aperto nel 2013 (pp. 111-112), Michele Scalici pubblica i reperti (per lo più scarti di botteghe ceramiche e concerie) rinvenuti nella discarica che a partire dal IV secolo d.C. occupò l’area del Santuario (pp. 113-118).
Alle due statue togate virili già presenti nella collezione del Museo Archeologico Regionale e rinvenute probabilmente insieme ad un torso virile oggi disperso, si sono aggiunte grazie agli scavi condotti da Ernesto De Miro nel 2005, altre due statue di togati, rivenuti nel santuario. Lo stato frammentario però, e la perdita della testa che avrebbe contribuito all’identificazione dei personaggi, ne limitano fortemente l’interpretazione e li collocano secondo Roberta Belli Pasqua cronologicamente nell’età giulio-claudia (pp. 119-122). La scoperta nell’estate del 2015 di un’epigrafe latina in marmo nell’area del tempio ellenistico, databile tra la fine del II e il III secolo d.C., risulta determinante secondo Vallarino, oltre a rivelare l’esistenza in età imperiale della carica di Curator rei publicae a Lipari, vista la collocazione, anche a confermare una relazione fra le due città (pp. 123-126). In casi come quelli di Akragas, l’uso della diagnosi non invasiva per individuare tracce di anomalie che possano nascondere monumenti, come il teatro recentemente scoperto, risulta vincente e foriero di dati che possano facilitare la scelta delle future campagne di scavo (pp. 129-136). Altrettanto utile appare il rilievo tridimensionale per la lettura della configurazione urbana antica (pp. 137-144).
Nella terza parte del volume, si tenta di dare un’immagine dell’area in oggetto durante l’età tardo-antica: Maria Concetta Parello riflette sul cambiamento d’uso del santuario, divenuto dopo il IV secolo d.C., un immondezzaio, al servizio di botteghe ceramiche e concerie (pp. 147-156), mentre Maria Serena Rizzo, basandosi sui pochi dati archeologici disponibili, ritiene che il teatro fu abbandonato nel corso del III secolo e sull’area si sia impiantata una struttura ancora indefinita, e che l’area del santuario, persa ormai nel IV secolo la sacralità legata all’autorità imperiale, sia stata rifunzionalizzata come area produttiva e relativo immondezzaio (V secolo) ed infine, come area sepolcrale (pp. 157-164). Nell’ultimo contributo, Luigi Caliò trae le conclusioni finali sul rapporto diacronico del teatro con la polis e l’agorà in particolar modo, sottolineando i rapporti stretti che la Sicilia evidenzia con l’Epiro dei Molossi (pp. 167-178).
Il volume si presenta in un’ottima veste tipografica, ricco di documentazione grafica che permette al lettore di comprendere al meglio i nuovi dati offerti. Privo di refusi e aggiornato bibliograficamente, lamenta solo l’assenza di un estratto in qualsivoglia lingua straniera che potesse permettere una maggior diffusione della scoperta del teatro, la più importante degli ultimi decenni ad Agrigento.
Indice
G. Parello, La ricerca del teatro di Agrigento: un’introduzione (pp. 5-6) I curatori, Introduzione (pp. 7-8) V. Caminneci, Una trepida attesa lunga cinque secoli: la scoperta del teatro di Agrigento (pp. 9-14) C. Soraci, Il contesto storico (pp. 15-22)
E. Brienza, Per una nuova pianta di Agrigento antica (pp. 25-30) G.L. Furcas, Infrastrutture idrauliche nel settore centrale dell’area urbana (pp. 31-37)
A. Fino, A. Labriola, Dati preliminari sull’architettura del teatro di Agrigento (pp. 41-56) F. Leoni, L’area del teatro in età ellenistica: lo scavo e i reperti (pp. 57-60) L. Piepoli, L’area del teatro in età postclassica: lo scavo e i reperti (pp. 61-68) M. Albertocchi, I rinvenimenti coroplastici dallo scavo del teatro di Agrigento (pp. 69-76) F. Leoni, Le Lucerne (pp. 77-80) G.M. Gerogiannis, Gli unguentari (pp. 81-84) M. Camera, I teatri ellenistici di Sicilia (pp. 85-94)
M. Livadiotti, A. Fino, Il complesso porticato a Nord dell’agorà (pp. 97-110) G.M. Gerogiannis, Lo scavo del Santuario Ellenistico Romano (pp. 111-112) M. Scalici, I reperti rinvenuti nella discarica (pp. 113-118) R. Belli, Statue di togati dall’area del Tempio Romano: ipotesi di restituzione dell’arredo statuario (pp. 119-122) G. Vallarino, L’epigrafe dall’area del Tempio ellenistico-romano (pp. 123-126)
M. Cozzolino, A. Di Meo, V. Gentile, Il ruolo della diagnosi non invasiva nella scoperta del teatro ellenistico dell’antica Akragas (pp. 129-136) M. Liuzzo, E. di Maggio, S. Giuliano, Il rilievo tridimensionale per la lettura della configurazione urbana antica di Agrigento (pp. 137-144)
M.C. Parello, L’area del Foro e le sue trasformazioni in età tardoantica (pp. 147-156) M.S. Rizzo, L’abbandono dell’area pubblica (pp. 157-164)
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Éditeurs : Lorenz E. Baumer, Université de Genève ; Jan Blanc, Université de Genève ; Christian Heck, Université Lille III ; François Queyrel, École pratique des Hautes Études, Paris |