Donato, Maria Pia - Jolivet, Vincent (a cura di): Eredità Etrusca. Intorno al singolare caso della tomba monumentale di Grotte Scalina (Viterbo), (Archeologia Città Territorio, 5), 164 - 21 x 29,7, ISBN : 978-88-85261-22-8, 25 €
(Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2018)
 
Compte rendu par Andrea Di Rosa
 
Nombre de mots : 2395 mots
Publié en ligne le 2020-12-17
Citation: Histara les comptes rendus (ISSN 2100-0700).
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          Il volume, a cura di Maria Pia Donato e Vincent Jolivet, costituisce la pubblicazione degli atti della giornata di studi tenutasi a Parigi il 15 dicembre 2016: “Labex TransferS. Tombeau étrusque, culte chrétien. La tombe rupestre monumentale de Grotte Scalina (Viterbe, Italie)”.

 

         Lo studio riguarda la riscoperta della monumentale tomba rupestre etrusca di Grotte Scalina, in provincia di Viterbo. Si tratta di una delle più interessanti e articolate tombe etrusche di età ellenistica a noi note, la cui architettura sembra ispirarsi ai monumentali palazzi macedoni di Vergina e Pella. Una storia particolare quella della tomba rupestre, scoperta tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del secolo scorso dall’archeologo viterbese Luigi Rossi Danielli, dopo la morte del quale nel 1909, se ne perse traccia. Singolare è la sua riscoperta, che prese l’avvio nel 1962, quando fu ritrovata una foto dell’archeologo viterbese insieme al suo collega Luigi Scriattoli di fronte alla tomba. Lo scatto riaccese la curiosità sulla struttura e la svolta si ebbe nel 2010, quando con una collaborazione internazionale tra la Soprintendenza, l’ècole Normale Supèrieure de Paris, il Centro Jean Bèrard di Napoli, l’ècole Fracaise di Roma e la Fondazione Carivit, si intervenne per recuperare la tomba, inizialmente con un piccolo saggio, che si è poi protratto con numerose campagne di scavo. Interamente scavato nel tufo, il monumento rupestre di Grotte Scalina, appartenente ad una facoltosa famiglia tarquiniese della fine del IV secolo a.C., è uno dei più grandi mai rinvenuti. La struttura, che presenta una facciata larga 14 metri e alta 12, è divisa in tre piani, collegati tra loro con rampe di scale. é dotata di un’ampia ampia sala per il banchetto funebre e di due camere funerarie, che furono in uso almeno fino al II secolo a.C. Dopo un periodo di abbandono, nell’alto Medioevo il sito sembra essere stato rioccupato da eremiti finché, intorno alla metà del XVI secolo, fu utilizzato a scopo rituale, data la somiglianza tra la scala e la finta porta della tomba di Grotte Scalina con la Porta Santa e la Scala Santa di Roma. Fu così che il monumento divenne una meta da parte dei pellegrini che transitavano lungo la via Francigena, per il Giubileo romano. Il ritrovamento nel sito di Grotte Scalina di medagliette devozionali, che indicano la funzione di meta religiosa e simbolica assunta dalla tomba rupestre nel tempo, ha pertanto motivato lo studio del fenomeno del riuso e della trasformazione dei luoghi etruschi al fine di adattarli a nuove funzioni, abitative, difensive e religiose.

 

         Nel volume, dopo i ringraziamenti alle autorità coinvolte e ai partecipanti allo scavo, segue l’introduzione (Donato-Jolivet), in cui viene presentato l’ambito della ricerca effettuata, che parte dalla Tuscia Viterbese per estendersi a Toscana e Lazio, in un arco di tempo compreso tra l’età arcaica e l’età moderna. L’intento dell’opera è quello di raccogliere informazioni ispirate a diversi orizzonti di ricerca, al fine di comprendere meglio il contesto di uso e riuso del singolare monumento etrusco di Grotte Scalina, oggetto di scavi sistematici dal 2010. Segue poi una breve rassegna degli interventi. La prima parte del volume ("Grotte Scalina, una storia millenaria"), si articola in vari contributi ed è dedicata ad una sintesi dei risultati degli scavi e alla funzione architettonica e funeraria del monumento rupestre. Il primo contributo "Grotte Scalina. Vita, morte e rinascita di una tomba monumentale etrusca" (Jolivet-Lovergne), presenta un riepilogo della storia degli studi, lo scopo delle ricerche effettuate sul sito, un resoconto delle otto campagne di scavo eseguite fino all’anno della pubblicazione del volume ed una prima sintesi delle fasi di vita del monumento, dall’età arcaica a quella contemporanea. Il secondo contributo, dal titolo "1800 anni di sepolture"(Amicucci-Catalano-Jolivet), riguarda l’analisi del materiale osteologico rinvenuto. Non è stato ritrovato alcun corpo in giacitura primaria e l’analisi ha quindi mirato ad individuare un numero minimo di scheletri, per identificarne genere, età della morte, caratteristiche morfologiche e patologiche. Un cluster di ossa di sette individui è stato analizzato con il metodo del C14 ed è stato possibile stabilire che il sito venne adibito a funzione funeraria almeno durante tre periodi: arcaico, ellenistico ed alto-medievale. Il terzo contributo, "Varcare la soglia: la monumentalità funeraria in età ellenistica" (Ambrosini), espone le caratteristiche architettoniche ed i confronti tra aspetti locali e allogeni, dall’età arcaica all’età ellenistica, per comprendere l’originalità della struttura rupestre. La particolarità tipologica della tomba di Grotte Scalina trova, in età ellenistica, confronti con tombe simili in Licia e Caria ed i modelli sembrano ispirati ai palazzi reali e alle tombe Macedoni. Sembra che alcune tipologie di tombe rupestri etrusche siano radicate nella tradizione locale e completamente assenti in Grecia e Asia Minore, mentre i modelli di ascendenza greca appaiono assorbiti, rimodulati e adattati localmente. Nel contributo successivo, "Carmina conuiualia in Etruria? A proposito della Tomba dei Rilievi di Cerveteri" (Briquel), partendo dalla storiografia romana sui carmina, canti celebrativi degli eroi del passato eseguiti durante i banchetti, viene formulata un’ipotesi relativa alla presenza di un liber linteus, in cui erano contenuti i carmina, rappresentato nella decorazione murale all’interno della Tomba dei Rilievi di Cerveteri. Allo stesso modo, la sistemazione particolare della sala del banchetto di Grotte Scalina, data la sua unicità, potrebbe anch’essa testimoniare la pratica dei canti funebri. Nell’ultimo contributo dal titolo "Eremiti, pellegrini, mercanti. Le diverse vite dei luoghi etruschi" (Pesante), dopo un’introduzione sulla situazione geopolitica in età altomedievale, viene evidenziata l’importanza strategica della regione del Viterbese, in un’area segnata dalla transumanza e dalle grandi vie consolari, percorse da pellegrini e commercianti verso Roma. Una chiave di lettura delle trasformazioni del monumento di Grotte Scalina è fornita dal ritrovamento nello scavo di una medaglia devozionale e di una moneta di età moderna che, legate in qualche modo al giubileo romano, rappresentano tracce importanti per accertare che la tomba fu rifunzionalizzata a scopo rituale nel corso del Cinquecento.

 

         Gli argomenti affrontati nella seconda parte ("Terre etrusche in età medievale e moderna"), non sono direttamente collegati alla tomba di Grotte Scalina, ma sono utili per contestualizzare il monumento rupestre in un più ampio ambito cronologico e spaziale. Il primo contributo di questa sezione, "Il Medioevo di una tomba etrusca. Graffiti templari a Tarquinia" (Curzi-Tedeschi), si occupa di un singolare caso di culto cristiano praticato agli inizi del Duecento da parte di un gruppo di Templari nel contesto etrusco della Tomba Bartoccini di Tarquinia, datata al VI sec. a.C. La presenza è attestata da graffiti, figure e simboli che trovano chiare corrispondenze con il repertorio decorativo di edifici riconducibili con certezza ai Templari stessi. La scelta della tomba per il riuso medievale come luogo di culto, si deve al fatto che la stessa (su un totale di seimila circa) fu scelta forse per la propria pianta a croce greca orientata e per la predominanza dei colori bianco e rosso della decorazione parietale, propri dell’ordine cristiano. Il secondo contributo, "La riscoperta degli Etruschi nel Medioevo e nel Rinascimento" (Labregère), tratta l’argomento dell’oblio della cultura etrusca già nell’antichità, la cui tradizione e rielaborazione nelle cronache medievali si fondava sugli scritti di Livio e Virgilio. Anche se l’interesse antiquario per gli Etruschi crebbe nel corso del Quattrocento, fu solo durante il Cinquecento, con la scoperta fortuita di oggetti che assunsero lo status di oggetti d’arte ambiti dai collezionisti, che gli Etruschi divennero oggetto di ricerca e di rivendicazione nazionale. Il terzo contributo, "Giovanni Francesco Tinti a Monte Giovi: un eccentrico erudito del XVI secolo tra le vestigia etrusche" (Cappuccini), tratta del ritrovamento nell’insediamento etrusco di Monti Giovi in provincia di Firenze, di alcuni medaglioni di terracotta invetriata. Questi medaglioni sono quasi tutti attribuibili all’erudito e incisore Giovanni Francesco Tinti, forse appartenente all’Ordine dei frati Minori, che nella seconda metà del XVI secolo, ebbe la curiosa determinazione di disseminare le sue medaglie in siti etruschi. Segue il contributo "La Tuscia rupestre. Eredità dell’antico, le nuove realtà rupestri e il tempo dei castra, l’età moderna" (De Minicis), in cui vengono indagati numerosi esempi di santuari rupestri, eremi, siti rurali, difensivi e produttivi, al fine di interpretare l’usanza di costruire "in negativo", favorita dal locale sostrato tufaceo, facilmente lavorabile. Nel Medioevo si nota una certa continuità tra riuso delle necropoli e sfera del culto, mentre per gli insediamenti si assiste alla rioccupazione delle alture per controllare la viabilità. Le tagliate etrusche e romane vengono riutilizzate a scopi difensivi e la creazione di una viabilità di servizio ai castra valica i dislivelli naturali tramite la creazione di gradoni scavati nella roccia. Alle attività produttive si associa lo scavo di molte colombaie, stalle e vasche per vari usi, tra cui la raccolta dell’acqua. Il contributo finale "A Roma in fretta e senza incontrare gli Etruschi. La Tuscia Viterbese nei testi di alcuni viaggiatori d’oltralpe dei secoli XVI-XVIII" (Giosuè), affronta l’ambito odeporico. Benché Viterbo fosse una meta importante sulla Via Francigena, i primi viaggiatori moderni attraversavano la Tuscia molto rapidamente, nell’intento di raggiungere Roma. Quindi, prima del Grand Tour, stupisce l’indifferenza per la Tuscia che traspare dai diari dei viaggiatori che percorrevano itinerari predeterminati, in cui raramente erano visibili testimonianze etrusche. Un primo interesse dei viaggiatori traspare solo in casi isolati nel Settecento, ma la scoperta di medaglie devozionali del XVII secolo a Grotte Scalina, è indice che esistono storie che non emergono dagli scritti. Fu solo nell’Ottocento che comparvero i primi testi interamente dedicati agli Etruschi, che contribuirono poi a porre le basi dell’Etruscologia moderna. Si giunge così ai risultati delle indagini, nel contributo "Conclusioni: Viaggio, morte, religiosità in età moderna. Brevi riflessioni intorno al sepolcro di Grotte Scalina" (Donato). Lo spunto è offerto dal ritrovamento della medaglietta votiva raffigurante la Scala Santa, forse del Giubileo del 1675. Ci si interroga quindi sui riusi di Grotte Scalina nei secoli e sulle problematiche del rapporto esistente tra viaggi, pellegrinaggio e morte. Difatti, tra il Duecento e il Trecento, la sepoltura di corpi abbandonati costituiva un problema nella campagna romana e nella Tuscia, spesso a causa della malaria o altri eventi. Per queste ragioni, il fenomeno della medaglistica votiva è collegato all’invocazione di una protezione celeste durante il viaggio e contro la morte, ma poteva avere anche un connotato di souvenir. Durante i pericolosi viaggi dei pellegrini verso Roma sulla Via Francigena, le caratteristiche della finta porta e la scalinata di Grotte Scalina, devono aver colpito i viaggiatori per la somiglianza con la Porta e la Scala Santa, simboli stessi del pellegrinaggio. 

 

         La posizione occupata dal volume nell’ambito della produzione scientifica è determinata da contributi originali e di rilievo per la ricerca scientifica, che nel nostro caso coinvolge diversi settori di studio, dall’archeologia strictu sensu alla topografia antica, alla paleontologia umana, alla numismatica, non tralasciando l’analisi delle fonti storico-documentarie ed avvalendosi anche di tecniche scientifiche di datazione quali il C14. Lo studio, di cui il volume costituisce una sorta di anteprima, è ancora in corso con nuove campagne di scavo, frutto di una collaborazione italo-francese tra Istituti ed Università. Dunque, questa raccolta di scritti offre dati di sintesi multidisciplinare delle campagne di scavo che hanno interessato il sito dal 2010, di cui sono stati analizzati i diversi episodi di riuso, dal Medioevo all’età moderna, nel ben riuscito tentativo di contestualizzare il singolare monumento in un più ampio areale che interessa il Lazio e la Toscana. Nonostante la complessità dell’argomento dell’archeologia rupestre, l’ampio aerale topografico indagato ed il grande lasso cronologico studiato, che va dall’età arcaica a quella moderna e contemporanea, sono stati combinati criteri di studio interdisciplinari, in modo chiaro e semplice. Il volume è strutturato in modo da essere leggibile non solo da tecnici ma anche da un pubblico più vasto.

 

         Alcuni dei temi oggetto della ricerca necessiteranno di essere trattati in modo più organico e sistematico, ma questo volume, pubblicato mentre le ricerche sul sito di Grotte Scalina sono ancora in corso, tesse una trama generale che in futuro potrà essere ampliata, investigata e integrata. In particolar modo, necessitano di maggior approfondimento gli studi relativi agli altri materiali ritrovati e un’accurata indagine sugli interventi medievali o moderni, spesso trascurati nell’indagine archeologica. Sarebbe necessario promuovere altri studi "sull’eredità etrusca", da un punto di vista architettonico, artistico e storico, per l’importanza che questa ha rivestito nella storia d’Italia attraverso i secoli e che si manifesta tutt’oggi attraverso il riuso e la trasformazione delle strutture antiche. La presenza di abstract in francese ed inglese per ogni articolo del libro ed il ricco apparato di illustrazioni rende chiara l’argomentazione dei testi e piacevole la lettura, di molta utilità sono gli indici per nomi e località trattate, a chiusura dei lavori. 

 

         Nel libro sono stati raccolti, in modo semplice e chiaro, dati ed informazioni frutto di diversi orizzonti di ricerca in ambito archeologico, ben riuscendo nell’intento di contestualizzare, a livello topografico e cronologico, l’uso e il riuso della tomba rupestre di Grotte Scalina. La scrittura, semplice e chiara, pur nel rispetto di una attestata rigorosità tecnico-scientifica, ne permette la fruizione da parte di un ampio pubblico.

 

 

 

Indice, p. 5

 

Ringraziamenti, p. 7

Maria Pia Donato e Vincent Jolivet, Introduzione, p. 9

 

GROTTE SCALINA, UNA STORIA MILLENARIA

 

- Vincent Jolivet e Edwige Lovergne (ED 112, Université de Paris I Panthéon-Sorbonne), Grotte Scalina. Vita, morte e rinascita di una tomba monumentale etrusca, p. 13

- Giordana Amicucci, Paola Catalano (Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma) e Vincent Jolivet, 1800 anni di sepolture, p. 43

- Laura Ambrosini (Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Roma), Varcare la soglia: la monumentalità funeraria in età ellenistica, p. 48

- Dominique Briquel (Université Paris-Sorbonne), Carmina conuiualia in Etruria? A proposito della Tomba dei Rilievi di Cerveteri, p. 61

- Luca Pesante (Roma), Eremiti, pellegrini, mercanti. Le diverse vite dei luoghi etruschi, p. 71

 

TERRE ETRUSCHE IN ETÀ MEDIEVALE E MODERNA

 

- Gaetano Curzi e Carlo Tedeschi (Università di Chieti-Pescara), Il Medioevo di una tomba etrusca. Graffiti templari a Tarquinia, p. 85

- Julie Labregère (E.A. 6298, CeTHiS, Université François Rabelais de Tours), La riscoperta degli Etruschi nel Medioevo e nel Rinascimento, p. 103

- Luca Cappuccini (Dipartimento SAGAS, Università degli Studi, Firenze), Giovanni Francesco Tinti a Monte Giovi: un eccentrico erudito del XVI secolo tra le vestigia etrusche, p. 115

- Elisabetta De Minicis (Università degli Studi della Tuscia, Viterbo), La Tuscia rupestre. Eredità dell’antico, le nuove realtà rupestri e il tempo dei castra, l’età moderna, p. 124

- Daniela Giosuè (Università degli Studi della Tuscia, Viterbo), A Roma in fretta e senza incontrare gli Etruschi. La Tuscia Viterbese nei testi di alcuni viaggiatori d’oltralpe dei secoli XVI-XVIII, p. 138

 

Maria Pia Donato, Conclusioni: Viaggio, morte, religiosità in età moderna. Brevi riflessioni intorno al sepolcro di Grotte Scalina, p. 150

 

Index nominum, p. 158

Index locorum, p. 160