Bickel, Susanne - Mathieu, Bernard (éd.): D’un monde à l’autre, Textes des Pyramides et Textes des Sarcophages. 2e éd.
Format: 20 x 27,5.
ISBN: 978-2-7247-0379-5. Prix : 25 euros.
IF.-926 - (BiÉtud 139)
(Institut français d’archéologie orientale du Caire [IFAO] 2008)
 
Recensione di Barbara Gilli, Università Ca’Foscari – Venezia
 
Numero di parole: 2272 parole
Pubblicato on line il 2010-06-25
Histara les comptes rendus (ISSN 2100-0700).
Link: http://histara.sorbonne.fr/cr.php?cr=368
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          Questo interessante volume presenta gli atti della tavola rotonda internazionale “Textes des Pyramides versus Textes des Sarcophages” tenutosi presso l’IFAO dal 24 al 26 settembre 2001.

 

          Il primo contributo è di J.P.Allen “Traits dialectaux dans les Textes des Pyramides du Moyen Empire”. L’autore analizza diversi campi (fonologia e trasmissione, forme con prefisso, negativo nn) per ricercare i tratti dialettali presenti nei Testi delle Piramidi del Medio Regno. Dopo una dettagliata trattazione Allen riconosce diversi marcatori dialettali. Di particolare interesse è, ad esempio, l’analisi condotta sul negativo « nn »: si tratta del tratto dialettale più caratteristico del Medio Egiziano in contrasto con l’Antico Egiziano che usa « n ». Il Medio Egiziano è un dialetto del sud divenuto la lingua standard con i re tebani. Nel Medio Regno « n » è sostituito da « nn » in Alto Egitto, il che dimostra come i Testi delle Piramidi del Medio Regno siano stati influenzati dal linguaggio contemporaneo.  

 

          Segue l’articolo di J.Baines “Modelling Sources, Processes, and Locations of Early Mortuary Texts”. L’autore analizza il contesto sociale dal quale originano i primi testi funerari. Baines suggerisce che la produzione scritta di testi funerari, da usare durante la recitazione rituale, vada collocata verso la fine della II dinastia; questi testi potrebbero essere stati scritti su oggetti trasportabili da usare durante il funerale. Per quanto riguarda il corpus regale si propone un’origine orale e rituale nonché una transizione dall’ambito templare a quello funerario; mentre per le composizioni sottoforma di tabelle e liste si individua una origine scritta prima della loro ri-trasformazione in forma recitata. I testi funerari non erano, secondo l’autore, copiati da lunghi manoscritti come si trovano nei monumenti ma erano frutto dinamico dell’assemblaggio di diverse composizioni. Baines conclude con un’analisi sul posizionamento dei testi, in particolare del passaggio dei testi dal sarcofago alle pareti della camera funeraria.

 

          Nel terzo contributo – “La marque du “divin”. Comparaison entre deux corpus funéraires: les Textes des Pyramides at les Textes des Sarcophages” – N.Beaux analizza l’uso del determinativo usato per le divinità nei due diversi corpora, al fine di ottenere elementi di riflessione che ne consentano la comparazione. L’autrice dopo un’attenta analisi conclude che lo studio comparativo dei modi di determinazione del divino tra Testi delle Piramidi e Testi dei Sarcofagi rivela un’evoluzione che tende verso un accrescimento, una sistematizzazione e una diversificazione del determinativo di riferimento per il divino. Nei Testi delle Piramidi il segno « G7 » è il solo determinativo usato per il divino. Nei Testi dei Sarcofagi il segno « A40 » è il determinativo più frequentemente usato ma può essere rimpiazzato da altri cinque segni: « B1 », « G7 », « R8 », « A50 » e « B21A ». Questa evoluzione porta all’esistenza quasi sistematica di un determinativo di riferimento nella grafia del nome di qualche divinità nei Testi dei Sarcofagi mentre nei Testi delle Piramidi resta occasionale e riservato a qualche divinità. La differenza tra i due corpora è quindi sensibile: nei Testi dei Sarcofagi, l’attribuzione sistematica di un determinativo di tipo generico a tutti i nomi di divinità riflette un profondo desiderio di organizzazione che non esclude tuttavia l’uso di determinativi misti aggiunti a determinativi che si riferiscono a caratteristiche specifiche di un dato dio. In opposizione, nei Testi delle Piramidi, la scelta del determinativo divino porta verso una formulazione più libera e più specifica della personalità di qualche dio, nonostante sia presente anche un determinativo generico.

 

          É.Béne – N.Guilhou analizzano le formule di resurrezione più famose presenti nei Testi delle Piramidi (PT 213-219, PT 220-222, PT 245,246) nel loro articolo “Le ‘Grand Départ’ et la ‘Suite A’ dans les Textes des Sarcophages”. Le autrici confrontano, con l’ausilio di tabelle e schemi che aiutano il lettore a seguire la complessa e dettagliata analisi, la versione presente sia nei Testi delle Piramidi che nei Testi dei Sarcofagi per fornire una ricostruzione più completa di questo tema. Nei Testi delle Piramidi il testo è più breve rispetto a quello dei Testi dei Sarcofagi; le autrici riconoscono diversi modi utilizzati per abbreviare la formula (assenza di alcuni paragrafi o passaggi, assenza di formule, inversione di paragrafi o formule, aggiunta di un testo differente). Lo studio si sposta poi ai sarcofagi, in cui particolare rilievo è riservato al posizionamento delle formule dei Testi delle Piramidi e Testi dei Sarcofagi sulle varie pareti dei sarcofagi.  

 

          L’esame di un frammento di papiro appartenente all’ultima fase di funzionamento del tempio di Pepi I concerne l’articolo di C. Berger-el Naggar “Des Textes des Pyramides sur papyrus dans les archives du temple funéraire de Pepy Ier”. Il papiro è inscritto su entrambi i lati con alcuni passi dei Testi delle Piramidi. La faccia A, il lato più antico, propone il Cap. 217, conosciuto già in Unas e utilizzato anche nelle piramidi della VI e VIII dinastia e nelle tombe, sarcofagi e canopi della XII dinastia. La faccia B presenta il Cap. 690 (§ 2096-2101), attestato per la prima volta nella piramide di Pepi I. Tutti i dati portano a datare il papiro alla XII dinastia. L’autrice si chiede se siamo ancora nell’universo dei Testi delle Piramidi, poiché sono presenti alcuni aspetti particolari in questo papiro (determinativo di Seth, anonimità del documento, etc.).

 

          Il sesto intervento è proposto da S.Bickel “D’un monde à l’autre. Le thème du passeur et sa barque dans la pensée funéraire”. L’autrice analizza un tema attestato nei Testi delle Piramidi in una quindicina di testi: la pericolosa traversata di un corso d’acqua. Nei Testi dei Sarcofagi questo tema è presente in spell 396-405. Queste formule non formano una sequenza ma possono essere usate indipendentemente. Le più importanti sono 397, 398, 404-405. 397 e 404 trovano prolungamento anche nel Libro dei Morti (Cap. 99 A e B). Il tema del barcaiolo nei Testi delle Piramidi appare generalmente nel contesto dell’ascesa del re al cielo, in cui il sovrano defunto deve convincere il barcaiolo Mahaf a farlo passare. Questo tema è particolarmente ampliato nella piramide di Aba dove si svolge un dialogo tra defunto e barcaiolo. Il defunto deve identificare le parti della barca collegandole a eventi mitologici e provare così la sua conoscenza del mondo divino e la sua attitudine a prenderne parte. Il dialogo con il barcaiolo compare anche nelle tombe di Radjaa (grande sacerdote di Eliopoli, XXV-XXVI dinastia) e Padjamenipet (fine XXV): malgrado le differenze il testo di Aba, di Radjaa e quello di Padjamenipet riflettono una composizione unica, con strutture concettuali e grammaticali omogenee. Nei Testi dei Sarcofagi la formula del barcaiolo di Aba, Radjaa e Padjamenipet presenta molte similitudini con CT 397 ma anche altrettante differenze poiché si segue una logica di discorso differente. I testi relativi al barcaiolo sono un tema ricorrente in molte formule funerarie; nonostante le molte differenze fra le formule (ad es. nell’identificazione delle parti della barca) ciò che conta è il fine ovvero permettere al defunto di dimostrare le sue conoscenze. S.Bickel ipotizza che gli Egiziani durante la loro vita si preparassero all’aldilà studiando varie formule in maniera orale e, in questo contesto, il tema del barcaiolo era un buon esercizio che si riproponeva di frequente nella vita quotidiana.

 

          Nel settimo intervento “Rhétorique et stratégies du discours dans les formules funéraires: les innovations des Textes des Sarcophages”, L.Coulon esamina il ruolo svolto dalla parola e dalla retorica sia nei Testi delle Piramidi che nei Testi dei Sarcofagi. Gli Egiziani attribuivano una forte valenza magica e un potere divino alla parola pronunciata. Nei Testi delle Piramidi è l’autorità del re a rendere effettiva una parola. Nel Medio Regno, sia in ambito politico che funerario, il concetto si sposta sull’efficacia della parola e di conseguenza sulla retorica. Nei Testi dei Sarcofagi, di conseguenza, l’efficacia della parola dipende dalle abilità retoriche possedute dal defunto; intervengono quindi nella strategia del discorso diverse innovazioni: la retorica dell’identità (il defunto diventa un dio) e la retorica dell’efficacia (il defunto rivendica l’efficacia delle formule).  

 

          L’articolo di K. Goebs “The Cannibal Spell: Continuity and Change in the Pyramid Texts and Coffin Texts Versions” propone un confronto del contenuto mitologico e del significato cosmico dell’Inno cannibale nei due corpora funerari dimostrando che la versione della formula nei Testi delle Piramidi non sempre appare anteriore a quella presente nei Testi dei Sarcofagi. Questa famosa formula descrive l’ascesa al cielo del re defunto, mentre divora i suoi padri e le sue madri per assorbirne il potere. La versione presente nei Testi dei Sarcofagi (CT 573) a volte propone informazioni più dettagliate rispetto ai Testi delle Piramidi (PT 273-274), mostrando che la prima è frutto di una rielaborazione consapevole del prototipo antico. L’autore concentra il suo studio sui punti di differenza tra l’Inno Cannibale nei due corpora: variazioni sul tema, resa di un termine con uno differente ma affine, resa di passaggi o termini che testimoniano un’incomprensione dell’originale, modificazione volontaria dell’originale per rendere la formula meno cruenta, aggiunta di passaggi.

 

          Nel nono articolo “Transformation of Context: the Field of Rushes in Old and Middle Kingdom Mortuary Literature” H.M.Hays tratta un tema di grande importanza nel discorso religioso di ogni periodo. Il mitologico luogo  “Campo dei giunchi” compare quarantasei volte nella letteratura funeraria dell’Antico Regno e quarantatre nella letteratura funeraria del Medio Regno (Testi delle Piramidi e Testi dei Sarcofagi). Solo otto formule dei Testi delle Piramidi sono attestate nel Medio Regno, le altre trentacinque compaiono nei Testi dei Sarcofagi; dato che queste ultime sono state create dopo l’Antico Regno, risulta evidente che il termine entra nel vivo della creazione di testi nuovi: non si tratta dunque di una mera ripetizione ma di una nuova elaborazione.

 

          L’autore propone un’analisi sulla continuità e discontinuità da un periodo all’altro nel contesto (immediato, intertestuale e paratestuale) del termine, per verificare le variazioni di significato attraverso l’identificazione del cambiamento nel contesto e la percezione di un’associazione dinamica con questo cambiamento, al fine di gettare luce sull’aspetto generale della relazione tra Testi delle Piramidi e Testi dei Sarcofagi. Nell’antico Regno il contesto dominante del termine è quello della purificazione, mentre nel Medio Regno diventa quello dell’approvvigionamento. Grazie all’esame delle trasformazioni nel contesto l’autore dimostra che il senso del termine cambia tra Antico e Medio Regno.

 

          L. Gastermann mette in risalto l’importanza dei sarcofagi di Deir el Bersha nello studio dei Testi dei Sarcofagi, nel suo articolo “Sargtexte aus Dair al-Birsa: Zeugnisse eines historischen Wendepunktes?”. L’autrice sottolinea l’importanza della zona menfita durante l’Antico Regno come centro dello sviluppo dei testi sacri, mentre con la fine della VI dinastia l’uso dei testi sacri viene esteso anche ad altre zone. Dopo la conquista da parte di Montuhotep II questo materiale religioso sarebbe passato dalla zona menfita a Deir el Bersha, facendo di questo centro il punto di scambio culturale tra Saqqara e Tebe.

 

          L’analisi della comparsa del nome proprio di Seth rappresenta il tema del contributo di J.Khal “Religiose Sprachsensibilitat in den Pyramidentexten und Sargtexten am Beispiel des Namens des Gottes Seth”. L’autore offre un approfondito esame dei differenti nomi dati al dio Seth nella letteratura funeraria per capire il significato linguistico della sostituzione di una parola vista come un divieto. Nei due corpora funerari la sostituzione (tramite metafora, antonomasia ecc.) del nome del dio Seth può avere sia connotazione negativa che positiva. Grazie ad un’analisi di distribuzione geografica di tali sostituzioni, l’autore dimostra come siano Saqqara e Tebe i due centri più sensibili alla sostituzione del nome del dio.

 

          B.Mathieu affronta un tema di sicura rilevanza nel suo articolo: “La distinction entre Textes des Pyramides et Textes des Sarcophages est-elle légitime?”. Lo studio viene condotto tenendo conto di cinque criteri: la delimitazione testuale, la natura del supporto della scrittura, la cronologia redazionale, il contenuto semantico e l’identità del beneficiario. Dopo un’interessante argomentazione, Mathieu conclude che non sia legittimo parlare di una distinzione tra Testi delle Piramidi e Testi dei Sarcofagi.

 

          Il tredicesimo contributo è presentato da I.Pierre-Croisiau “Nouvelles identifications de Textes des Sarcophages parmi les ‘nouveaux’ Textes des Pyramides de Pépy Ier et Merenré”. L’autrice si propone di identificare formule dei Testi dei Sarcofagi fra i nuovi Testi delle Piramidi di Pepi I e Merenra grazie all’ausilio dell’indice messo a punto da Van der Plas and J. F. Borghouts (The Index of Words of the Coffin Texts).

 

          L’ultimo articolo presente nel volume è quello di P.Vernus “Le syntagme de quantification en égyptien de la première phase : sur les relations entre Textes des Pyramides et Textes des Sarcophages”. Vernus esamina il sintagma di quantificazione usandolo come un marcatore per permettere di valutare l’evoluzione della lingua e apprezzare le relazioni che intrattengono le tradizioni testuali dei Testi delle Piramidi e dei Testi dei Sarcofagi. L’analisi si limita a considerare l’Egiziano della I fase (Antico e Medio Egiziano) per stabilire una traiettoria d’evoluzione delle grafie e della sintassi del sintagma di quantificazione opponendo Testi delle Piramidi e Medio Egiziano (XII din – metà XVIII din.) considerando i termini quantificati con numero cardinale 3 o 9. Tramite questa analisi l’autore vuole stabilire l’evoluzione del sintagma di quantificazione nei Testi dei Sarcofagi. Vernus conclude che il sintagma di quantificazione nei Testi dei Sarcofagi ha più affinità con quello dei Testi delle Piramidi che con quello del Medio Egiziano, per cui è possibile ipotizzare uno scambio tra i due corpora, senza copia o riproduzione, mantenendo solo lo schema, nonostante siano presenti anche dei punti di divergenza. I Testi delle Piramidi e Testi dei Sarcofagi presentano un elemento comune, la cui importanza non può essere ancora valutata esattamente: i Testi dei Sarcofagi hanno un fondo culturale antico (Testi delle Piramidi) ma appaiono tratti grammaticali e linguistici più recenti.