Barone, Juliana - Avery-Quash, Susanna (a cura di): Leonardo in Britain. Collections and Historical Reception. Proceedings of the International Conference, London 25-27 May 2016, (Biblioteca Leonardiana. Studi e documenti, 7), cm 17 x 24, xlvi-456 pp con 56 tavv. a colori f.t., ISBN : 978 88 222 6624 8, 65 €
(Leo S. Olschki Editore, Florence 2019)
 
Compte rendu par Sara Vitacca, Bibliotheca Hertziana (Roma)
 
Nombre de mots : 1911 mots
Publié en ligne le 2021-11-28
Citation: Histara les comptes rendus (ISSN 2100-0700).
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          Gli atti del convegno Leonardo in Britain. Collections and Historical Reception (Londra, Birkbeck College; National Gallery; The Warburg Institute, 25-27 maggio 2016), curati da Juliana Barone e Susanna Avery-Quash, apportano un contributo tanto atteso quanto necessario allo studio della fortuna critica di Leonardo, finora meno indagata rispetto a quella di altre grandi figure del Rinascimento. I saggi riuniti nel volume analizzano più precisamente la ricezione dell’opera artistica, ma anche teorica e scientifica, di Leonardo in Gran Bretagna, dal Settecento fino alla storiografia contemporanea, per capire come, e per quali ragioni, la figura dell’artista sia diventata progressivamente un punto di riferimento culturale imprescindibile.

 

          I contributi sono organizzati in tre capitoli, pensati per offrire al lettore punti di vista diversi ma complementari intorno alla ricezione leonardesca. Tale ripartizione ha il merito di dare spazio ad alcune tematiche dominanti, creando al contempo un ricco gioco di rimandi e di corrispondenze tra i saggi e gli argomenti trattati che fanno emergere alcune domande fondamentali : qual è stato il ruolo di Leonardo nell’arte e nel pensiero inglese? Cosa si conosceva realmente delle sue opere? Quali aspetti della sua arte e della sua personalità hanno avuto maggior fortuna?

 

          Le risposte a tali domande passano da un’analisi attenta delle fonti e delle loro traduzioni, dallo studio della circolazione delle opere dell’artista nelle collezioni pubbliche e private, ma anche dalla ricostruzione minuziosa delle reti di collezionisti, di artisti e di critici che hanno alimentato il mito di Leonardo. La prima parte, Drawings and Paintings: British Collectors and Collections, è incentrata sul collezionismo di disegni e di dipinti di Leonardo. Un equilibrato alternarsi di casi studio, come il saggio di Jacqueline Thalmann che si interessa alle collezioni del generale John Guise, e di approcci panoramici, permette di affrontare la ricezione di Leonardo sia nell’ambito privato che nell’ambito museale. Martin Clayton ricostruisce così la storia dei disegni di Leonardo nelle collezioni reali del Castello di Windsor, mentre Sarah Vowels e Hugo Chapman esplorano le politiche e i metodi di acquisizione del British Museum, gettando nuova luce sulle difficoltà d’attribuzione, sui tentativi e le strategie dei curatori per dar vita ad una consistente collezione di disegni di Leonardo tra l’Ottocento e la seconda metà del Novecento.

 

          Il ruolo determinante svolto dalle collezioni della National Gallery nell’alimentare il gusto per Leonardo viene affrontato attraverso molteplici punti di vista. Da un lato viene messo in luce il ruolo di opere diventate rapidamente iconiche, come il Cartone di Sant’Anna, analizzato nel dettaglio da Carmen C. Bambach, o la Vergine delle Rocce, di cui Caroline Campell e Larry Keith ripercorrono la ricezione critica altalenante, prima e dopo il suo ingresso alla National Gallery, nel 1880. Susanna Avery-Quash e Silvia Davoli allargano poi il campo d’indagine al problema della scuola lombarda e della sua definizione, interessandosi al ruolo di Charles Eastlake, primo direttore della National Gallery, che contribuì alla costituzione e alla catalogazione di uno dei più ricchi insiemi di opere di seguaci di Leonardo, permettendo così di situare l’opera dell’artista in un contesto geografico e stilistico più ampio. Pietro Marani si interessa invece alla copia dell’Ultima Cena conservata alla Royal Academy di Londra, e alla sua ricezione agli inizi dell’Ottocento, mentre Il saggio di Margaret Dalivalle fa emergere gli snodi storiografici che permettono una più chiara comprensione della percezione di Leonardo in Gran Bretagna nel XVII secolo, quando circolano poche opere, disegni o trattati, e l’immagine dell’artista è legata strettamente alla sua fama di scienziato e di filosofo, che si sposa perfettamente con il clima incipiente di interesse per l’indagine scientifica e le scienze naturali.

 

          Ed è proprio il tema della relazione tra arte e scienza ad occupare la seconda parte del volume: Around the Treatise on Painting: Art and Science. Come fa notare Judith V. Field nel suo saggio, tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento Leonardo diventa essenzialmente una figura simbolica che incarna un preciso modo di approcciarsi al mondo naturale e corrisponde all’ideale culturale e filosofico dell’Inghilterra di quel periodo. La circolazione dei manoscritti dell’artista, e in particolar modo del Codice Leicester, del Codice Arundel e del Codice Huygens, messa in luce da Domenico Laurenza, avviene proprio nel momento di pieno sviluppo delle teorie newtoniane, e il “genio” di Leonardo viene quindi associato, nell’immaginario dell’epoca, a figure come Francis Bacon, Robert Boyle o Isaac Newton. Al Trattato della pittura è invece dedicato l’intero saggio di Juliana Barone, che ne analizza soprattutto la prima traduzione inglese, pubblicata nel 1721, vero e proprio punto di svolta per l’interesse scientifico portato alle teorie di Leonardo oltremanica.

 

          Più complesso risulta il tentativo di misurare l’impatto dei trattati leonardeschi sulla teoria artistica del XVIII secolo, che, come spiega Harry Mount, resta marginale a causa dello scarso interesse per lo studio della natura e per la conoscenza empirica dei fenomeni naturali nei dibatti critico-artistici dell’epoca. Così come marginale resta anche il ruolo di Leonardo come modello in ambito accademico, subordinato a Raffaello e a Michelangelo nei Discourses di Joshua Reynolds, come rivela il contributo di Charles Saumarez Smith. Bisognerà attendere l’inizio dell’Ottocento, che porta con sé una nuova edizione del Trattato della pittura curata dal pittore John Rigaud, esaminata nel dettaglio dal saggio Janis Bell, per veder crescere l’interesse degli artisti verso lo studio della natura, e, di riflesso, anche verso l’opera teorica di Leonardo. Il caso del paesaggista Alexander Cozens, presentato da Francesco Galluzzi, è emblematico di questo nuovo approccio alle teorie leonardesche, di cui si valorizzano gli aspetti più visionari ed immaginativi, interessandosi allo sfumato e alla prospettiva atmosferica, che cominciano ad avere un’influenza diretta sulla teoria e la pratica artistica.

 

          Viene così a formarsi un vero e proprio mito leonardesco, che, dall’Ottocento in poi, dà vita a molteplici interpretazioni dell’opera dell’artista, affrontate nella parte conclusiva della raccolta: Re-reading Leonard. A questo mito contribuisce ampiamente Walter Pater, autore di un celebre saggio dedicato a Leonardo, pubblicato inizialmente nel 1869 sulla Fortnightly Review, e successivamente integrato, e costantemente rimaneggiato, nelle diverse edizioni di The Renaissance pubblicate durante la vita di Pater (1873, 1877, 1888, 1893). Lene Østermark-Johansen, si interessa alle diverse versioni di tale saggio, e mette in luce il Leonardo di Pater, che è un precursore del moderno esteta, una figura mossa da un’infinita curiosità, ma anche tormentato dall’impossibilità di portare a termine i propri sogni. È l’artista capace di raffigurare l’ambiguità sessuale e di rappresentare un ideale androgino di bellezza; è l’autore di seducenti studi di teste femminili dai sorrisi ineffabili, che incarnano gli infiniti misteri della natura. Le parole di Pater, e soprattutto la sua descrizione della Gioconda, hanno il potere di cristallizzare una precisa immagine di Leonardo nell’immaginario fin-de-siècle, che riecheggia nelle visioni poetiche di Arthur Symons, di Algernon Charles Swinburne, di William Butler Yeats e di Oscar Wilde, ma anche nei testi di Bernard Berenson. Ed è proprio alla storiografia artistica che è dedicato il saggio di Claire Farago sulla monumentale traduzione dei testi di Leonardo svolta da Jean-Paul Richter nel 1883 e sulla prima edizione inglese dei taccuini, pubblicati nel 1906 da Edward MacCurdy. Alessandro Nova svela invece il rapporto tra John Shearman e Leonardo, attraverso l’analisi della tesi di dottorato di Shearman sull’uso del colore nella pittura Toscana degli inizi del Cinquecento, dove le teorie leonardesche sul colore e il chiaroscuro occupano un ruolo centrale. Francesca Fiorani si concentra invece su Kenneth Clark, il cui approccio a Leonardo, pur essendo ancora intriso di influssi freudiani e pateriani, e ormai superato da un punto di vista storiografico, rimane fondamentale per la volontà di raccontare l’artista al grande pubblico e renderlo accessibile anche al di-là dei margini eruditi della disciplina. C’è forse ancora una lezione da imparare, suggerisce l’autrice, dal lavoro svolto da Clark, che offre uno spunto per ripensare il rapporto tra ricerca, tecnologia e comunicazione nell’era digitale moderna.

 

          Per la ricchezza dei contributi proposti, e la straordinaria la sinergia delle istituzioni culturali che hanno contribuito alla realizzazione del volume – la Biblioteca Leonardiana, il Birkbeck College di Londra, il Kunsthistorisches Institut di Firenze, il Warburg Institute, la National Gallery, il British Museum, la Leonardo da Vinci Society, e il Paul Mellon Center –, Leonardo in Britain costituisce un tassello basilare della vasta bibliografia leonardesca e degli studi che indagano gli scambi artistici e intellettuali tra l’Italia e il mondo anglosassone. Affrontare la fortuna di un artista e della sua opera è sempre un’impresa ardua, che non può puntare all’esaustività, ma deve mirare piuttosto a proporre piste e spunti di riflessione, tenendo conto delle specificità dell’orizzonte storico e culturale affrontato. Gli atti del convegno Leonardo in Britain riescono appieno nel compito di offrire una solida base allo studio della ricezione di Leonardo nel contesto inglese, proponendo un insieme di saggi ricco e diversificato, ma estremamente coerente e chiaro nella scelta degli ambiti studiati. Sarebbe stato sicuramente interessante allargare il campo della ricezione al di là della dimensione critica e della storia del gusto, e dare più spazio al recupero di Leonardo nella pratica artistica e nella cultura visiva dell’epoca, meno indagato rispetto a quella di Michelangelo o di Raffaello. Non era tuttavia questo lo scopo di questa raccolta di saggi, magistralmente documentati e caratterizzati da un solido rigore scientifico, che sicuramente serviranno da punto di riferimento bibliografico, ma anche metodologico, per ogni ulteriore lavoro sulla posterità di Leonardo.

 

 

Contents

 

Preliminaries    Pag. VII

Foreword by Alessandro Nova     p. IX

Acknowledgements   p. XI

Preface by Martin Kemp p. XV

Introduction by Juliana Barone. p.XIX

Guide to Short Forms Used p. XLV

 

Part I

 

DRAWINGS AND PAINTINGS:

BRITISH COLLECTORS AND COLLECTIONS

 

Martin Clayton: The Windsor Leonardos, 1519-2019   p. 3

 

Jacqueline Thalmann: Leonardo in the Collection of General John Guise (1682-1765)     p. 21

 

Sarah Vowles and Hugo Chapman: Leonardo Drawings in Bloomsbury and Beyond    p. 41

 

Carmen C. Bambach: Leonardo’s St Anne Types and the Dating of the

National Gallery Cartoon   p.  59

 

Caroline Campbell and Larry Keith: Towards a Biography of the National Gallery’s

Virgin of the Rocks   p. 73

 

Pietro C. Marani: Update on the Insights into the Royal Academy Copy of The Last Supper and its Reception in England in the First Half of the Nineteenth Century   p. 87

 

 

Margaret Dalivalle: The Critical Fortuna of Leonardo in Seventeenth Century England    p. 111

 

Susanna Avery-Quash and Silvia Davoli: The National Gallery Searching for Leonardo: Acquisitions and Contributions to Knowledge about the Lombard School     p. 141

 

 

Part II

 

AROUND THE TREATISE ON PAINTING: ART AND SCIENCE

 

 

J.V. Field: Leonardo’s Afterlife in the World of ‘New Philosophy’.  p. 167

 

Domenico Laurenza: Leonardo’s Science in Seventeenth- and Eighteenth-Century England: The Codex Leicester, the Codex Arundel and the Codex Huygens  p. 187

 

Harry Mount: Leonardo’s Treatise and the Empirical Undertow in British Art Theory   p. 203

Juliana Barone: Leonardo’s Treatise of Painting: The First English Edition and the Manuscripts Owned by Patch, Smith and Johnson   p. 221

 

Janis Bell: Rigaud’s Popular Translation of Leonardo’s Treatise on Painting (1802)   p. 243

 

Charles Saumarez Smith: Attitudes to Leonardo at the Royal Academy of Arts, 1768-1830  p. 267

 

Francesco Galluzzi: Alexander Cozens and Leonardo da Vinci: ‘Blot” and Landscape Painting between the Eighteenth and Nineteenth Century.  p. 281

 

 

Part III

 

RE-READING LEONARDO

 

 

Lene Østermark-Johansen: ‘The Power of an Intimate Presence’: Walter Pater’s Leonardo Essay (1869) and its Influence at the fin de siècle  p. 303

 

Claire Farago: Re-reading Richter and MacCurdy: Lessons into Broadcasting to Digital Technologies p. 323

 

Francesca Fiorani: Kenneth Clark and Leonardo: From Connoisseurship to Broadcasting to Digital Technologies  p. 353

 

Alessandro Nova: John Shearman’s Leonardo   p. 377

 

 

Plates  p. 391

Pictures Credits  p. 393

Manuscript Sources and Bibliography, p. 395

Index  p. 439

Note on Editors p. 455