Citter, Carlo: Teoria archeologica e archeologie dell’Europa medievale (coll. PAST – Percorsi, Strumenti e Temi di Archeologia. 176 p., 17 x 24 cm, ISBN : 978-88-7140-983-2, 18 €
(Edizioni Quasar, Rome 2019)
 
Compte rendu par Santino Alessandro Cugno, Ministero della Cultura, Italia
 
Nombre de mots : 785 mots
Publié en ligne le 2021-04-23
Citation: Histara les comptes rendus (ISSN 2100-0700).
Lien: http://histara.sorbonne.fr/cr.php?cr=3817
Lien pour commander ce livre
 
 

         La recente letteratura archeologica italiana ha assistito alla pubblicazione di un’importante serie di manuali incentrati sulla presentazione, analisi e revisione dei principali metodi e temi di ricerca caratterizzanti l’Archeologia Medievale e Postclassica. Questo libro occupa una posizione particolare in quanto affronta la teoria archeologica, un campo di riflessione piuttosto complesso e da sempre confinato ad un ristretto gruppo di studiosi prevalentemente di formazione pre-protostorica e di origine nord-americana/anglosassone (archeologi, antropologi, sociologi).

 

         Nella Premessa viene esplicitata la motivazione principale dell’Autore, quella cioè di dimostrare come anche le tante archeologie medievali, praticate oggi in Europa, siano particolarmente sensibili agli stimoli della riflessione teorica. Per tali motivi vengono passati in rassegna critica i vari filoni di pensiero fino ai più recenti sviluppi, una serie di casi di studio ritenuti significativi (valutando l’incidenza precipua dei diversi approcci teorici) e ampie riflessioni di carattere più generale sulla storia e lo stato attuale della disciplina. Particolarmente utili, per un corretto inquadramento delle problematiche affrontate in seguito, sono alcune brevi precisazioni sulle periodizzazioni delle maggiori archeologie medievali e post-medievali europee (pp. 13-18).

 

         Il primo e più corposo capitolo fornisce una rassegna delle principali teorie in ambito archeologico: a ciascuna delle numerose correnti di pensiero, che si sono susseguite a partire dal XIX secolo, viene dedicata una sintetica scheda di approfondimento con gli essenziali riferimenti bibliografici (privilegiando, in modo particolare, gli studiosi e i contributi di carattere più teorico). Secondo l’Autore un primo gruppo può essere collocato nel solco ermeneutico tracciato dall’evoluzionismo, per l’importanza conferita ai dati misurati secondo metodi scientifici (archeologia ambientale, processuale, marxista, ecc.). Un secondo gruppo, invece, include le molteplici posizioni teoriche conosciute con la definizione di post-processualismo: si tratta di correnti di pensiero, spesso con notevoli differenze tra di loro, accomunate essenzialmente dalla reazione critica alle posizioni di stampo deterministico del processualismo. Il terzo gruppo, infine, annovera le posizioni teoriche più recenti (archeologia della complessità, archeologia simmetrica, postumanesimo), che hanno solo alcuni punti in comune con le più importanti correnti di pensiero del passato.

 

         Il secondo capitolo del libro, più breve, è dedicato al rapporto fra progresso tecnologico e riflessione teorica in archeologia: l’Autore rileva come lo sviluppo delle nuove tecnologie, che si è verificato soprattutto nel corso degli ultimi decenni, non sia stato accompagnato da una vera e propria riflessione teorica che consideri tali strumenti vere e proprie fonti in grado di produrre dati complessi (al pari dei documenti scritti e delle sequenze stratigrafiche dei depositi e degli elevati), che necessitano però di essere correttamente ed opportunamente interpretati.

 

         Il terzo capitolo affronta esplicitamente lo stretto connubio tra la teoria archeologica e le molteplici archeologie dell’Europa medievale, mediante una serie di tematiche di particolare rilievo: la definizione delle principali peculiarità delle archeologie postclassiche europee; il rapporto tra politica e ricerca archeologica (l’Archeologia Medievale durante la Guerra Fredda, la “trasformazione” del mondo romano e l’Europa “unita” di stampo franco-tedesca, la rinascita dei nazionalismi nel nuovo secolo); alcuni casi di studio ritenuti esemplificativi per comprendere come l’applicazione di un determinato approccio teorico abbia prodotto una precisa interpretazione (la ritualità funeraria nell’età delle migrazioni, gli emporia del Nord Europa, il “modello toscano” di incastellamento, i paesaggi tardoantichi e medievali tra percezioni e simboli, la donna nel mondo scandinavo, il colonialismo di ritorno). Risulta evidente come le molteplici tradizioni di ricerca europee si siano confrontate, influenzate reciprocamente e contaminate con altre discipline (storia, storia dell’arte, scienze della terra, informatica, antropologia, economia, psicologia, ecc.), superando i rigidi steccati disciplinari-accademici ma valorizzando allo stesso tempo le proprie specificità di teorie, metodi e temi: tra i contributi più significativi viene analizzato lo studio dei paesaggi storici – preferito a quello della città, altro tema particolarmente caro agli archeologi della Tarda Antichità e del Medioevo – attraverso i filtri della lunga durata, della simbologia e dell’economia.

 

         Il capitolo conclusivo è intitolato significativamente “In attesa di un nuovo pensiero forte?” e presenta alcune riflessioni particolarmente acute sul futuro delle archeologie europee, lo sviluppo tecnologico, i quesiti storiografici, gli strumenti e i risultati attesi. Si tratta di domande cruciali per lo sviluppo della ricerca e la stessa sopravvivenza della disciplina e di coloro che la praticano per professione (si veda ad esempio il contributo dell’Archeologia Pubblica e dell’Archeologia Preventiva). A buon diritto l’Autore individua nel sincretismo (definito anche empirismo critico o razionalismo critico) e nel metodo “razionale”, riproducibile e condivisibile, l’unica strada percorribile per superare l’aspra contrapposizione processualismo/post-processualiasmo del passato, con relative dogmatiche professioni di fede, e produrre conoscenza quale fine ultimo di ogni ricerca archeologica.

 

         Chiudono il libro un ampio abstract in Inglese, con traduzione integrale del testo della premessa e dell’ultimo paragrafo, e una ricca bibliografia di riferimento.