Frommel, Sabine - Guillaume, Jean: Leonardo e l’architettura. 134 p., 82 ill. N & B, 21,5 x 15,5 cm, ISBN : 978-88-570-1552-1, 35 €
(Franco Cosimo Panini, Rome 2019)
 
Compte rendu par Eva Renzulli
 
Nombre de mots : 1919 mots
Publié en ligne le 2020-05-27
Citation: Histara les comptes rendus (ISSN 2100-0700).
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          Al suo arrivo in Francia, nell’autunno del 1516, Leonardo è nominato da Francesco I Premier peintre, ingénieur et architecte du roi . Non vi sono dubbi riguardo al fatto che fosse a tutti gli effetti pittore. Per quanto riguarda gli altri due epiteti, la questione è più complessa. Non mancano disegni leonardeschi di architetture, ordini, fortificazioni, città ideali, recentemente raccolti in un’elegante edizione facsimile Leonardo da Vinci: Architektur und Erfindungen, (Stuttgart, Belser, 2019) curata da Sabine Frommel. Eppure, Leonardo non si applicò in maniera costante a quest’arte e, ad eccezione di questi documenti grafici, e qualche altra testimonianza, importante, ma non sempre probante, Leonardo non sembra aver mai messo in opera queste idee. Con questo libro, pubblicato contemporaneamente in un’edizione italiana e francese (Parigi, Mare & Martin) di piccolo formato, ricca di immagini, i tre autori si pongono la domanda « Leonardo architetto? », e per tentare di rispondere fanno il punto sugli studi scientifici su Leonardo architetto e ingegnere, integrandoli con nuove riflessioni. Nato dal dialogo intellettuale di lunga data tra Sabine Frommel e Jean Guillaume intorno a Leonardo, arricchito dalle considerazioni di Sara Taglialagamba, sulle feste e sugli allestimenti teatrali del vinciano, il volume raccoglie in saggi tematici le varie sfaccettature degli interessi architettonici dell’artista, la sua capacità di comprendere e affrontare l’architettura, il suo linguaggio e le sue strutture. Dopo un’ introduzione degli autori che esprime succintamente i loro intenti, il volume si apre con un saggio di Sabine Frommel su Leonardo e i suoi committenti, con e per cui il vinciano si è confrontato nei diversi momenti della sua vita: dalla silenziosa, quanto probabile, relazione con Lorenzo il Magnifico nella Firenze medicea, alla ben documentata sosta alla corte di Ludovico Sforza, passando per le scorribande al servizio di Cesare Borgia. Il breve soggiorno romano alla corte di Giulio II nel 1505, il ritorno a Milano e i primi contatti con i rappresentanti del Re francese sono evocati per quindi soffermarsi sul ritorno dei Medici a Firenze e l’insediamento di Leone X a Roma, che riportano Leonardo a frequentare ancora la grande famiglia fiorentina, per poi essere chiamato in Francia come Premier peintre, ingénieur et architecte du roi, Francesco I. Questa attenzione per il contesto sociale di Leonardo, è anche l’oggetto in cauda di un altro saggio dedicato ad un’altra categoria essenziale di contemporanei di Leonardo: gli artisti che ha frequentato di persona, o attraverso le loro opere, Francesco di Giorgio, Giuliano da Sangallo, Bramante, Baldassarre Peruzzi, Antonio da Sangallo il Giovane. Entrambi questi capitoli disegnano una prospettiva a volo d’uccello che mette in evidenza la ricchezza e la varietà delle relazioni e le influenze reciproche tra Leonardo e i suoi contemporanei, sia che si tratti di altri artisti o dei suoi committenti. Il coinvolgimento con questi ultimi è ripreso singolarmente nei vari capitoli che seguono, analizzando le visioni che Leonardo sviluppò per loro nei suoi disegni e nei famosi taccuini, e le infinite variazioni che derivarono dal suo spirito logico così come dalla sua maniera di ragionare su temi disparati su uno stesso foglio. La  ricchezza della natura diventa ispirazione per studiare e variare, combinando forme e volumi, uno stesso tema come nel caso della pianta centrale. L’architettura diventa parte delle composizioni pittoriche, e reciprocamente gli studi per una pala d’altare diventano il luogo per ripensare un tema architettonico, come mostra Sabine Frommel nel suo contributo sull’Architettura dipinta. Le scale parallele e il criptoportico della villa a Poggio a Caiano di Giuliano da Sangallo vengono considerate come eventuali modelli per i due disegni per la pala dell’Adorazione dei Magi di San Donato in Scopeto dove appaiono in forma di cantiere in costruzione. La capanna lignea, rifugio della Santa famiglia, è interpretata come un riferimento alle origini mitiche dell’architettura citate da Vitruvio. L’autore individua altri motivi che appaiono in composizioni come l’Annunciazione degli Uffizi, o nel Cenacolo delle Grazie, cogliendone le potenzialità dei disegni come sfondi anche per scenografie teatrali.

 

         Un passaggio importante per la conoscenza della relazione di Leonardo con l’architettura è il suo trasferimento a Milano. Le sue riflessioni sul “medico-architetto”, e la successione dei modelli lignei e delle soluzioni prodotti per la Fabbrica del Duomo sono il tema trattato da Jean Guillaume nel saggio successivo. Quest’ultimo mette ben in evidenza l’interesse di Leonardo per la cupola brunelleschiana di Santa Maria del Fiore e il ruolo essenziale di questa realizzazione per l’evoluzione del pensiero architettonico leonardesco. Si tratta di un tema che, per la sua importanza, è stato specificamente affrontato, secondo un punto di vista diverso, da Giulia Ceriani Sebregondi nel volume, pubblicato anch’esso nel dicembre 2019 (Ad triangulum: il Duomo di Milano e il suo tiburio. Da Stornaloco a Bramante, Leonardo e Giovanni Antonio Amadeo, a cura di Giulia Ceriani Sebregondi, Jessica Gritti, Francesco Repishti e Richard Schofield, Padova, Il Poligrafo, 2019).

 

         Nel capitolo successivo, La chiesa a pianta centrale, Jean Guillaume riflette sulle molteplici sperimentazioni leonardesche attorno a questo tema, così come sui rari disegni per le facciate di chiese abbozzate dal maestro vinciano. Nello stesso modo in cui Leonardo usa il modello come mezzo essenziale per il processo creativo, la ricostruzione tridimensionale proposta in questo capitolo a partire dal disegno del foglio 21v. del Ms. B dell’ Institut de France - un impianto a pianta radiale con elementi periferici identici - diventa la maniera di verificare le articolazioni spaziali e la coerenza di volumi centrali e periferici nei progetti leonardiani. Già applicato in occasione della mostra pioniera del 1987 a Montreal, quello delle restituzioni dei disegni architettonici di Leonardo è un metodo efficace per studiare in particolare i suoi schizzi, un metodo ripreso ancora oggi, utilizzando mezzi nuovi. In questa prospettiva va menzionato il contributo della mostra Léonard et l’architecture: invention, projets, techniques au prisme de la modélisation, prevista presso l’Institut de France tra febbraio e aprile 2021.

 

         Legato all’architettura religiosa, ma anche alle strategie di rappresentazione del potere, un altro tema affrontato da Sabine Frommel in questo volume è quello della riflessione di Leonardo sui monumenti sepolcrali, a partire dai mausolei etruschi o della Roma antica fino alla tomba monumentale per Giulio II. Variazioni sul tema del mausoleo occupano infatti vari fogli leonardiani, alcuni senza un’identificazione precisa, altri dedicati al sepolcro di Gian Giacomo Trivulzio, occasione di approfondita riflessione progettuale su questo tema. Come evidenzia Sabine Frommel, il periodo milanese offre anche al vinciano l’opportunità di riflettere sulla città ideale e sulle problematiche connesse, così come egli farà ancora in seguito, in occasione del suo soggiorno francese e dell’ideazione del complesso di Romorantin. Collocando il pensiero di Leonardo su questo tema nel contesto della produzione teorica e pratica a lui contemporanea, la studiosa ne sottolinea il carattere specifico, legato alle strategie politiche dei suoi committenti, e lo mette in parallelo con le rappresentazioni di città ideali di Giuliano da Sangallo.

 

         Nell’eterogenea e smisurata produzione grafica di Leonardo appare anche l’architettura militare, a cui Sabine Frommel dedica un breve saggio ipotizzando la familiarizzazione con quest’arte fin dal periodo della formazione. Attraverso l’analisi di alcuni fogli di schizzi, l’autrice sottolinea la sua capacita di assimilazione, ma anche le sue ingenuità, giungendo alla conclusione che, malgrado il grande interesse dimostrato da Leonardo, i suoi disegni non rivelano la statura di un pioniere in questo campo.

 

         L’interesse di Leonardo per l’architettura civile, palazzi e ville, è il nucleo intorno al quale è organizzato il saggio di Sabine Frommel, distinguendo tra progetti ideali e progetti con programmi specifici e per luoghi precisi. Un’ attenta analisi dei disegni e delle interazioni con i committenti (per i progetti identificabili), sono le chiavi scelte per esplorare la genesi progettuale di questi organismi.

 

         Nel saggio Le scale a rampe multiple, Guillaume si interroga sull’importanza che Leonardo attribuisce a tali elementi di collegamento, funzionali alla circolazione all’interno di architetture civili, ma anche militari. Leonardo vi ha dedicato un gran numero di disegni e variazioni nel Ms. b dell’Institut de France. Mentre nel contributo successivo Guillaume dedica la sua attenzione all’interesse di Leonardo per gli ordini architettonici che – l’autore scrive – incuriosirono il vinciano solo marginalmente o occasionalmente, in questo saggio egli sottolinea la sua passione per le combinazioni volumetriche e spaziali, già oggetto di analisi nel capitolo sulle piante centrali, e la sua curiosità per le tecniche costruttive.

 

         All’architettura effimera, forse l’unica tradotta in realtà da Leonardo, è dedicato il saggio di Sara Taglialagamba. Questo contributo si concentra sull’ideazione di feste e di allestimenti teatrali, di macchine-automi in grado di sorprendere, capaci di dar vita a tali apparati temporanei ispirandosi all’esempio dell’architetto per eccellenza, il creatore divino del “paradiso con tutte le sue spere, pianeti che giravano”, senza dimenticare la soluzione di problemi pratici della macchina teatrale quali la configurazione delle tribune per gli spettatori.

 

         Che Leonardo non abbia mai smesso, fino alla fine, di essere curioso, è il punto che Jean Guillaume vuole sottolineare nel suo saggio Leonardo in Francia. Nonostante l’arrivo Oltralpe ad un’ età già avanzata, e con un bagaglio intellettuale ricchissimo, Leonardo si interessa alle tradizioni tipologiche francesi quando riflette sul complesso di Romorantin. Benché faccia appello alle sue riflessioni sulla Milano sforzesca, si lascia ispirare anche dall’organizzazione dei differenti corpi di fabbrica nel caso del castello di Verger, nell’Anjou. L’autore ribadisce quindi l’attribuzione a Leonardo dell’idea del castello di Chambord e sottolinea le caratteristiche inedite, in Francia, della pianta e della scala di quest’edificio. Questo saggio trova una sua naturale continuità nell’ultimo contributo del medesimo studioso, intitolato L’unicità di Leonardo, che fornisce una sintesi finale delle sue riflessioni.

 

         Concludendo il volume, Sabine Frommel insiste sul fatto che, per quanto Leonardo non abbia messo in pratica le sue idee, ciò non toglie nulla alla ricchezza del suo pensiero, delle sue sperimentazioni formali della sua metodologia, perfettamente in linea con il pensiero e l’opera degli architetti del suo tempo.

 

         Il volume, in un formato piccolo ed economico, ha il pregio di fornire un’ampia disamina dei disegni architettonici di Leonardo e una lettura accuratamente dettagliata e organizzata per temi salienti, delle problematiche e dei programmi affrontati dall’artista nel campo dell’architettura e della costruzione, dalla scala dell’edificio a quella della città. L’argomentazione, coerente e fluida nonostante la stesura a più mani è affiancata da un generoso apparato iconografico, costituito da ottantadue immagini di ottima qualità che completano l’agile panoramica offerta su un argomento così complesso. Entrambi le edizioni sono monolingue, i saggi in italiano, come i saggi in francese sono stati tradotti per fornire una presentazione uniforme (da Raphaël Tassin e Lorenzo Biagini). In chiusura, una bibliografia selettiva, a cura di Claudio Castelletti, fornisce un utile strumento di lavoro al lettore.

 

 

Indice

 

p. 7 – Introduzione

 

Sabine Frommel

p. 11 – Leonardo e i suoi contemporanei

p. 23 – Architettura dipinta

 

Jean Guillaume

p. 29 – Il tiburio della Cattedrale di Milano

p. 35 – La chiesa a pianta centrale

 

Sabine Frommel

p. 43 – Monumenti sepolcrali

p .49 – Ristrutturazione urbana e città ideale

p. 57 – Fortificazioni

p. 65 – Dimore : palazzi e ville

 

Jean Guillaume

p. 79 – La scala a rampe multiple

p. 83 – Il linguaggio architettonico: l’uso degli ordini

 

Sara Taglialagamba

p. 87 – Architetture teatrali, feste ed apparati effimeri di Leonardo

 

Sabine Frommel

p. 99 – Leonardo e i suoi contemporanei

 

Jean Guillaume

p. 109 – Leonardo in Francia

p. 115 – Unicità di Leonardo

 

Sabine Frommel

p. 117 – Leonardo architetto ?

 

Bibliografia

A cura di Claudio Castelletti

p. 123

 


N.B. : il existe une édition française de l’ouvrage.

Frommel, Sabine - Guillaume, Jean : Léonard de Vinci et l’architecture, 134 p., ISBN : 978-2-36222-019-7, 25€

(Mare & Martin, Paris 2019)