Buonopane, Alfredo - Pilutti Namer, Myriam - Sperti, Luigi (a cura di): Antichità in giardino, giardini nell’antichità. Studi sulla collezione Giusti a Verona e sulla tradizione delle raccolte di antichità in giardino. 184 p., 21 x 28 cm, ISBN : 9788876893230, 133€
(Giorgio Bretschneider, Roma 2020)
 
Compte rendu par Alberto Gavini, Scuola Archeologica Italiana di Cartagine
 
Nombre de mots : 1521 mots
Publié en ligne le 2023-05-26
Citation: Histara les comptes rendus (ISSN 2100-0700).
Lien: http://histara.sorbonne.fr/cr.php?cr=4149
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       Le collezioni di antichità sono sempre state al centro delle attenzioni degli storici, in particolare archeologi ed epigrafisti, perché spesso sono ricche di preziosi inediti e talvolta di reperti noti in letteratura e dei quali si sono perse le tracce. Gli studi accolti nel numero XLIII - 2019 della Rivista di Archeologia si occupano proprio di questo genere di indagini: il volume, curato da Alfredo Buonopane, Myriam Pilutti Namer e Luigi Sperti, raccoglie gli Atti di un convegno internazionale tenutosi a Verona nel 2018 e rappresenta una recente e pregevole testimonianza di un interesse mai sopito nella comunità scientifica internazionale.

 

       Le tre sezioni che comprendono i quattordici contributi sono dedicate ai seguenti temi: Giardini nell’antica Roma (pp. 7-43); Il collezionismo veneto di antichità: la Collezione Giusti del Giardino a Verona (pp. 45-104); Antichità in giardino: studi di caso (pp. 105-176).

 

       Dopo i contributi introduttivi dei curatori e di Fabrizio Magani, la prima sezione si apre con l’intervento di Marc Mayer i Olivé, che illustra sapientemente i concetti di hortus e villa in Cicerone e il ruolo che gli horti e le villae avevano nella vita privata e pubblica del famoso cittadino arpinate. Dall’analisi dello studioso catalano, rivolta soprattutto alla corrispondenza epistolare di Cicerone con l’amico Tito Pomponio Attico, emergono la forte presenza della Grecia nell’immagine ciceroniana dei paesaggi naturali e il ruolo delle villae come luoghi di rifugio rispetto ai problemi della vita.

 

       Lluís Pons Pujol presenta dal punto di vista metodologico cosa significa studiare i giardini romani in epigrafia, nel diritto romano e in filosofia. Per Pons Pujol le tre discipline forniscono tre visioni fra loro complementari e tutte necessarie per la comprensione di ciò che erano e rappresentavano i giardini romani e di quello che ora sono per noi: una fonte storica.

 

       Chiude la prima sezione Giulia Baratta che prende in esame, in particolare attraverso l’epigrafia funeraria, i topiarii, giardinieri che con grande abilità si occupavano della cura degli horti di proprietà delle famiglie benestanti. Il profilo che emerge è quello di lavoratori in gran parte di origine greca che avevano raggiunto un buon livello di specializzazione nel loro mestiere.

 

       Il contributo di Arianna Candeago apre la seconda sezione del volume, dedicata alla Collezione Giusti del Giardino a Verona. Lo studio riguarda la storia della collezione settecentesca di Girolamo Ascanio Molin, che confluì in parte nelle proprietà di Carlo Giusti in seguito al matrimonio di quest’ultimo con la secondogenita del patrizio veneziano. La studiosa illustra come le famiglie aristocratiche dell’epoca tentassero di evitare la dispersione dei loro patrimoni e quali difficoltà si incontrino oggi se si desidera ricostruirne le vicende.

 

       Alfredo Buonopane presenta l’evoluzione della collezione del Giardino Giusti, partendo dal suo iniziatore Agostino Giusti. Particolare attenzione è rivolta alle iscrizioni: dieci di queste confluirono nel Museo di Scipione Maffei, riducendo notevolmente la consistenza della collezione che oggi è composta da trentuno iscrizioni latine, due ‘false’ e tre ‘all’antica’. Dalla ricerca di Buonopane, che riprende la storia degli studi che si sono occupati delle iscrizioni del Giardino, si ricava che della collezione hanno fatto parte nel tempo quarantasei iscrizioni, non tutte contemporaneamente, in un arco temporale di oltre quattro secoli.

 

       Nell’articolo successivo Luigi Sperti presenta il capitello figurato del Giardino Giusti, caratterizzato da tre protomi femminili, attribuite alle immagini di Ceres nel lato principale e di Tellus per le due figure laterali. L’analisi archeologica del capitello conduce lo studioso a ipotizzare per il pregiato elemento architettonico una collocazione in una struttura forense, forse una basilica.

 

       Il contributo di Myriam Pilutti Namer presenta due statue di togati conservate a Palazzo Giusti. L’interpretazione delle due opere scultoree, già identificate nel XIX secolo con Marco Aurelio e Lucio Vero dall’intellettuale veronese G. Orti Manara, viene arricchita dall’ipotesi che vedrebbe i due imperatori raffigurati come Fratres Arvales, proposta che è corroborata da alcuni puntuali confronti.

 

       La seconda sezione si conclude con le sculture ‘all’antica’ o pseudo-antiche conservate a Palazzo Giusti e analizzate da Luca Siracusano, a testimonianza del successo del gusto dell’antico nella area veneta in età moderna.

 

       Nella terza e ultima sezione Giulio Bodon descrive la diffusione che a partire dalla seconda metà del XV secolo ebbe in Veneto la concezione dei giardini come luoghi destinati alla raccolta di antichità, con un approfondimento sulla collezione patavina dei Maggi da Bassano e sul contesto nel quale essa si sviluppò.

 

       Nell’articolo successivo Eleonora Zorzi presenta la collezione barocca di Palazzo Soranzo-Cappello a Venezia di statue dei dodici Cesari di ispirazione svetoniana, ma con una forte commistione tra gusto moderno e antico. Fra tutte quella più fedele dal punto di vista fisionomico, secondo l’autrice, è quella di Vitellio. Oltre allo studio iconografico degli imperatori emerge dall’analisi della studiosa il ruolo di museo all’aperto che avevano alcuni giardini tra il XIV e il XVIII secolo.  

 

       Lorenzo Calvelli dedica la propria attenzione alle iscrizioni non veronesi del Museo Maffeiano. Mettendo in evidenza le critiche rivolte da Mommsen a Maffei, reo di non aver sufficientemente documentato l’origine delle epigrafi raccolte, lo studioso prova a ricostruire il ‘ciclo di vita’ delle iscrizioni attraverso la documentazione attualmente disponibile, evidenziando allo stesso tempo il ruolo marginale svolto da Venezia come fonte di approvvigionamento per la raccolta del Museo Maffeiano.

 

       Nel contributo di Fabrizio Paolucci i protagonisti sono un sarcofago e due coperchi di sarcofago conservati a Sesto Fiorentino in Villa Corsi Salviati. L’autore, dopo aver presentato la storia della dimora da quando fu acquistata da Simone di Jacopo Corsi nel 1502, si concentra sull’analisi dei suddetti reperti proponendone un’origine non legata al commercio antiquario, bensì agli scavi eseguiti proprio nella villa in occasione dei lavori di ristrutturazione del principio del XIX secolo.

 

       Da Sesto Fiorentino si passa a Cinisello Balsamo, con il parco Silva Ghirlanda descritto da Antonio Sartori anche attraverso le pagine dell’opera Dell’arte de’ giardini inglesi dello storico proprietario Ercole Silva, che abbellì il suo giardino anche con iscrizioni, alcune delle quali antiche.

 

       Il volume si conclude con uno studio realizzato in équipe da Massimo de Vico Fallani, Carlo Pavolini, Marta Pileri ed Elizabeth Jane Shepherd sulle sistemazioni a verde progettate da Michele Busiri Vici per Ostia antica. Il piano di lavoro dell’architetto romano prevedeva quattro zone di intervento; nell’articolo gli autori si dedicano in particolare all’area che comprende il Teatro e il Piazzale delle Corporazioni, mettendo a confronto il progetto originario con il rilievo floristico realizzato nel 2005 e con la situazione attuale.

 

       Si noti infine che l’edizione on line della Rivista di Archeologia presenta altri due contributi e una recensione. Il volume si colloca a buon diritto nel panorama degli studi contemporanei dedicati al favore che in età moderna ebbe il collezionismo delle antichità in giardino, fenomeno che ancora in tempi recenti ha goduto di notevole successo: si pensi al caso di Villa Zeri a Mentana e alla collezione di epigrafi e antichità in essa conservate, che però purtroppo oggi non gode di grande salute.

 

       I contributi, realizzati da alcuni dei massimi studiosi di queste tematiche, sono tutti di estremo interesse ed esposti in maniera chiara e precisa. Dal punto di vista dell’impaginazione degli articoli si vede un’ottima organizzazione dei testi, con un solo piccolo problema alle pagine 135-137: le didascalie delle iscrizioni alle figure 3-6 sono state erroneamente messe secondo l’ordine con il quale le epigrafi appaiono nel CIL e non corrispondono alle relative immagini che invece seguono la scansione del testo.

 

 

Indice del volume

 

A. Buonopane, M. Pilutti Namer, L. Sperti, Per un’introduzione (p. VII)
Introduzione di F. Magani, «…Il ramo di cipresso, con alcune pigne verdi…» (pp. 1-5)

 

Giardini nell’antica Roma
Marc Mayer i Olivé, Cicerón en el jardín (pp. 7-20)
Lluís Pons Pujol, Enforques metodologicos en el estudio de los jardines romanos: epigrafia, derecho romano, filosofia (pp. 21-33)
Giulia Baratta, Horti romani: i topiarii (pp. 35-43)


Il collezionismo veneto di antichita: la collezione Giusti del giardino a Verona
Arianna Candeago, Vicende veronesi della collezione Molin (pp. 45-55)
Alfredo Buonopane, «Donec in musei speciem crescerent…»: il Giardino Giusti e le sue iscrizioni (pp. 57-68)
Luigi Sperti, Il capitello figurato della collezione Giusti del Giardino a Verona (pp. 69-77)
Myriam Pilutti Namer, Due togati in veste di Fratres arvales? Marco Aurelio Mattei e Lucio Vero a Palazzo Giusti (Verona) (pp. 79-90)
Luca Siracusano, Un busto per Alessandro Vittoria, una testa per Girolamo Campagna (e altre due sculture moderne in Palazzo Giusti a Verona) (pp. 91-104)

 

Antichità in giardino: studi di caso
Giulio Bodon, Per la fortuna del giardino di antichità nella prima rinascenza veneta: il caso padovano (pp. 105-114)
Eleonora Zorzi, La persistenza dell’antico a Venezia: I dodici Cesari nel giardino di Palazzo Soranzo-Cappello (pp. 115-125)
Lorenzo Calvelli, Le iscrizioni non veronesi del Museo Maffeiano. Alcune considerazioni di metodo (pp. 127-140)
Fabrizio Paolucci, Archeologia in giardino? A proposito di alcune antichità conservate a Villa Salviati (Sesto Fiorentino) (pp. 141-152)
Antonio Sartori, Ercole Silva, uno snodo giardinesco (pp. 153-163)
Massimo De Vico Fallani, Carlo Pavolini, Marta Pileri, Elizabeth Jane Shepherd, Le sistemazioni a verde di Michele Busiri Vici per Ostia antica: un caso di studio (pp. 165-176)