Arnoux-Farnoux, Lucile - Farnoux, Alexandre: À l’ombre du Lycabette : l’École française et la ville d’Athènes. 330 p., ISBN : 978-2-86958-579-9, 39 €
(École française d’Athènes, Athènes 2022)
 
Compte rendu par Nicola Cucuzza, Università di Genova
 
Nombre de mots : 1755 mots
Publié en ligne le 2024-06-13
Citation: Histara les comptes rendus (ISSN 2100-0700).
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       Fondata nel 1846, l’École Française d’Athènes è la più antica fra le Scuole e gli Istituti stranieri che si occupano di archeologia, storia antica e letteratura attivi nella capitale greca. Il volume di Lucile Arnoux e Alexandre Farnoux, pubblicato nel 2021, è dedicato al rapporto fra la prestigiosa e longeva istituzione culturale francese e la città che la ospita, realizzato come dono augurale in occasione del bicentenario della Rivoluzione del 1821 che portò alla indipendenza della Grecia.

 

       È nella sezione introduttiva (pp. 1-11), dopo le prefazioni di Lina Mendoni, Ministra della Cultura e dello Sport della Repubblica Ellenica, e di Véronique Chankowski, Direttrice della Scuola Francese di Atene, che viene indicata la prospettiva con cui è impostata l’opera, tesa a indagare il ruolo che l’École ha svolto nella città di Atene: una ricerca che quindi non si concentra tanto sulla storia della Scuola stessa, quanto sulla sua presenza nel tessuto ateniese. Infatti, come viene segnalato nelle prime pagine, quello dell’École è un inserimento che riguarda tanto l’edificio stesso sede della Scuola (costruito nel 1872), quanto la vita e le ricerche condotte ad Atene dagli studiosi che nella Scuola hanno risieduto. Si tratta di una prospettiva nuova (V. Chankowski parla a buon titolo di una storia intellettuale e sociale), che mette in luce il rapporto dell’Istituzione con il Paese che la ospita, al di là delle ricerche archeologiche che la Scuola conduce da tempo in diverse località della Grecia (da Delo e Delfi a Thasos e Mallia, per non citarne che alcuni), ricordate da L. Mendoni. Quasi una ispirazione per gli Autori sembra quindi la medaglia coniata nel 1898 per celebrare il cinquantenario dell’École, con la evocazione dei grandi scavi di Delfi e Delo su una faccia, mentre sull’altra l’inconfondibile rappresentazione dell’Acropoli di Atene è associata a quella della facciata della Scuola, in uno stretto legame. Ed è interessante leggere come l’idea di fondare l’École sia probabilmente scaturita nella stessa Atene, nell’ambito di colloqui – agli inizi del 1846 – fra Georgios T. Kozakis (vicepresidente della Archaiologikì Etaireia), Ioannis Kolettis (Primo Ministro della Grecia) e Théobald Piscatory (ambasciatore della Francia in Grecia), qualche mese dopo la visita ad Atene del principe Antoine d’Orléans (settembre 1845).

 

       Ai capitoli introduttivi segue la sezione “L’École française dans la ville” (pp. 13-180), con tre specifici approfondimenti. Il primo è dedicato ai diversi edifici che hanno nel tempo ospitato la Scuola: la casa Gennadios (oggi non più esistente), fino al 1856, e poi la “maison lemnienne” (che oggi ospita l’Hotel Grande Bretagne a Syntagma) o Megaron Dimitriou, così denominata dal precedente proprietario, Antonis Dimitriou Limnios, prima che nel 1872 fosse costruita l’attuale sede in odos Didotou (già odos Thrasyboulou); questo edificio viene inquadrato nel progressivo sviluppo urbanistico del quartiere di Neapolis. Degli approfondimenti, oltre che al progetto stesso della sede di odos Didotou, presentato insieme con diverse fotografie del cantiere nelle fasi della costruzione dell’edificio (la posa della prima pietra avvenne il 20 novembre 1872), sono dedicati agli spazi esterni (il giardino, il campo da tennis), alla biblioteca ed agli studi degli allievi. La zona disabitata in cui l’edificio della Scuola viene costruito, con le cave ancora attive nella collina di Strefi (oggi assediata dall’abitato moderno) e le greggi di capre ben presenti nelle fotografie dell’epoca, diviene in pochi decenni un reticolo di strade affollate e trafficate. Il secondo approfondimento riguarda la Scuola nella società ateniese, con paragrafi dedicati alla vita dei membri dell’École nell’ambiente ateniese, ai corsi per apprendere il greco moderno e per insegnare la lingua francese; l’inserimento della Scuola nella società che la ospita avviene anche attraverso la condivisione dei momenti difficili attraversati da Atene, come quelli dei conflitti mondiali, illustrati nell’ultimo paragrafo di questa parte del volume. Il terzo approfondimento analizza quindi le conferenze, i convegni e gli avvenimenti culturali (mostre ed esibizioni teatrali) promossi dalla Scuola Francese ad Atene da parte di diversi artisti; alle attività ateniesi si aggiungono quelle svolte in particolare a Delfi. Un paragrafo è dedicato esplicitamente al ricordo della vita ateniese, riletto attraverso le lettere inviate ai familiari dai membri della Scuola.

 

       La seconda sezione, “À l’ècole de la ville” (pp. 181-279), illustra invece l’interesse più prettamente archeologico dei membri della Scuola in riferimento al patrimonio archeologico e monumentale di Atene, dall’epoca antica a quella bizantina; ma viene anche messo in luce l’interesse per le fasi più recenti della storia urbana della capitale, fino a quella contemporanea. Chiude la sezione un capitolo sulla Grecia moderna vista con gli occhi e le annotazioni dei membri della Scuola: è in questa parte che lo sguardo da Atene si allarga ad altre regioni della Grecia, facendo ricorso a fotografie scattate dai membri della Scuola in occasione delle indagini condotte lontano dalla capitale greca; ritraendo feste, matrimoni, costumi tradizionali ormai non più in uso, queste immagini (splendidamente riprodotte) hanno un importante valore documentario.

 

       La bibliografia appare volutamente limitata; i riferimenti sono soprattutto alle relazioni ed alle cronache dei primi decenni di vita della Scuola; sono tuttavia particolarmente importanti sia la lista degli archivi consultati (in qualche caso familiari) che le citazioni degli studi sull’arte (e gli artisti) moderna e contemporanea (p. 289). Alla luce dell’importante peso che hanno nel volume le illustrazioni, è particolarmente preziosa la loro lista (pp. 291-310), con precisa indicazione dei crediti. Si avverte purtroppo l’assenza di un indice dei numerosi nomi di studiosi e personaggi di rilievo menzionati nel testo: si tratta tuttavia dell'unico concreto difetto di un’opera complessa ed intelligente.

 

       Quella che viene presentata dai due Autori non è ovviamente la storia dell’École, per la quale rimane un punto di riferimento imprescindibile il volume edito nel 1996, in occasione dei 150 anni di vita della longeva istituzione[1], ma appunto uno spaccato della storia intellettuale che ha ruotato attorno ad essa. Si tratta di un’impresa ambiziosa, scaturita da una conferenza tenuta da L. Arnoux e A. Farnoux presso la medesima Scuola il 5 giugno 2019 (vd. p. 281): un’impresa che, alla luce delle pagine del libro, appare senza dubbio ben riuscita.

 

       Il titolo del volume, dal sapore vagamente proustiano[2], rimanda implicitamente alla sfera della memoria, in questo caso richiamata con chiarezza dalla mole del Licabetto, dalle cui pendici, prima della esplosione urbanistica di Atene, si godeva di una eccezionale vista dell’Acropoli e del golfo Saronico, come indicano fotografie e dipinti inseriti fra le illustrazioni dell’opera. Ed è ai primi decenni di vita della Scuola che gli autori del volume volgono la propria attenzione: le citazioni di eventi successivi alla Seconda Guerra Mondiale sono infatti estremamente limitate. Questa scelta, sebbene non spiegata in modo esplicito, permette di fissare l’attenzione sul differente atteggiamento, rispetto alle generazioni precedenti, con cui gli studiosi di antichità francesi che frequentano la Scuola nel XIX secolo si pongono in rapporto alla Grecia. Quello di Atene non è un patrimonio archeologico da cui prelevare importanti reperti per alimentare le collezioni dei musei, ma un patrimonio da studiare per comprenderlo e valorizzarlo nel luogo stesso in cui si è conservato nel corso del tempo: a pochi lustri dalle vicende legate alla scoperta, al trasporto ed alla esposizione della Venere di Milo a Parigi (per rimanere in ambito culturale francese) ed alla Rivoluzione della Grecia (1821), si tratta di un notevole e fondamentale cambiamento di sensibilità e di approccio allo studio delle antichità greche, che prelude all’avvio delle grandi esplorazioni archeologiche degli anni Settanta del XIX secolo in Egeo. Emerge con assoluta chiarezza come la fondazione della Scuola abbia determinato un clima di coesione fra gli studiosi provenienti dalla Francia e la popolazione ateniese; e come la Scuola sia stata testimone e solidale con la comunità ateniese nei tristi frangenti della Seconda Guerra Mondiale e della successiva guerra civile. E tutto sommato tale sympatheia con la popolazione greca è testimoniata nel volume stesso dal sostanziale silenzio sui tragici eventi del secolo scorso che determinarono l’esplosione demografica di Atene, evocata soltanto dalle baracche dei rifugiati, in una fotografia del 1930 (a p. 236). Non è quindi un caso che nell’opera non sia sviluppato il tema del rapporto fra la Scuola e le istituzioni omologhe aperte fra Ottocento ed inizio Novecento (dalla Scuola Britannica, a quella Americana, all’Istituto Germanico): l’interesse dell’opera risiede infatti nell’indagare l’impatto che l’École ha avuto ad Atene e sugli ateniesi.

 

       Alla luce di questa prospettiva assumono un rilievo particolare le annotazioni, spesso affidate a lettere inviate ai familiari dai membri della Scuola, relative alla vita ateniese, ricche di note di colore, spesso in riferimento alla organizzazione stessa dell’École.

 

       La valutazione degli interventi mirati a rendere efficiente la struttura della Scuola, sia sotto il profilo di funzionalità dell’edificio quanto di interazione con l’ambiente culturale in cui l’istituzione si trova ad operare, illustrano l’importanza di alcuni dei primi direttori della Scuola, come in particolare Émile Burnouf, alla cui attività si deve il trasferimento dalla casa “lemnia” alla sede attuale.

 

       Il pregio del volume, oltre che nella prospettiva dalla quale analizza il rapporto della Scuola con Atene, è dato dalla documentazione grafica e fotografica, di ottima qualità. Si tratta di piante e rilievi di diversi monumenti archeologici ateniesi, ma anche di acquerelli e pitture che mostrano il fascino esercitato dalla capitale greca nei confronti di diversi membri dell’École. Le fotografie presentano degli scenari inediti dell’area in cui sorge l’edificio della Scuola Francese, a partire dalla metà dell’Ottocento. Le illustrazioni non sono richiamate nel testo, quasi a suggerire una autonoma e parallela lettura dell’opera, attraverso le immagini, che, oltre a fotografie e rilievi architettonici, comprendono anche articoli di quotidiani, inviti, frontespizi di pubblicazioni, a sottolineare in modo anche più diretto la presenza della Scuola nella vita ateniese.

 

       Frutto di un ampio lavoro, esteso alla consultazione di archivi e collezioni anche privati, oltre che dell’archivio della stessa École, il volume prende in considerazione tematiche che vanno ben oltre le ricerche archeologiche per le quali la Scuola è, a buon merito, ben nota; l’opera di Lucile Arnoux e Alexandre Farnoux costituisce in definitiva una preziosa testimonianza che, da una diversa prospettiva, getta una nuova luce sulla storia della prestigiosa Istituzione francese e soprattutto sul ruolo che essa, dal 1846, svolge nel cuore di Atene.

 


[1] Bulletin de Correspondance Hellénique 120/1, 1996.

[2] Un riferimento potrebbe anche essere al titolo dell'opera a cura di Vincenzo La Rosa, All’ombra dell’Acropoli: generazioni di archeologi fra Grecia e Italia, Atene 1995, dedicata agli allievi della Scuola Archeologica Italiana di Atene, fondata nel 1909.