Bertrand, Gilles: Le Grand Tour revisité : pour une archéologie du tourisme : le voyage des Français en Italie, milieu XVIIIe siècle - début XIXe siècle, 791 p., 33 pl. n/b, ISBN: 978-2-7283-0793-7, 97 euros
(Ecole française de Rome, Rome 2008)
 
Recensione di Federica Cordano, Università di Milano
 
Numero di parole: 529 parole
Pubblicato on line il 2010-01-25
Histara les comptes rendus (ISSN 2100-0700).
Link: http://histara.sorbonne.fr/cr.php?cr=500
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           Il libro è il risultato di una amplissima ricerca compiuta dall’autore con l’analisi di 712 ‘tour’ compiuti da Francesi nella penisola italiana nei decenni precedenti l’unità d’Italia; perciò esso è, in qualche modo, una originale storia dell’Italia preunitaria giudicata dai Francesi, che ne visitano i diversi stati e ne rilevano le differenze antropologiche. L’originalità non è solo questa, anzi, rispetto alla letteratura nota sui ‘Grand Tour’, che si occupa in genere del meridione della penisola, si nota subito il rilevante spazio riservato all’Italia settentrionale, ed a Milano in particolare, quale capitale napoleonica.

 

           L’autore si è preoccupato di distinguere i viaggiatori per qualità, perché non ci sono solo i membri dell’élite che viaggiano per istruzione e per libera scelta, ma anche coloro che passavano le Alpi per necessità richieste dal mestiere, dalla religione o dalla guerra! Infatti l’Italia è anche terra di conquista ed è la ‘patria’ della religione cattolica, e le mète dei pellegrinaggi sono numerose: oltre a Roma, si pensi al santuario di Loreto.

 

           L’Italia è anche il rifugio per i Francesi che fuggono dalla Rivoluzione.

 

           Si può dire che il tema principale del libro è il passaggio dal ‘Grand Tour’ al turismo, nella più ampia accezione di quest’ultimo termine, analizzato dall’autore attraverso un’ampia documentazione. Egli dà conto dei documenti utilizzati, sia nella estesa esposizione che in 17 utilissime tabelle riassuntive.

 

           La ricerca di Bertrand si ferma al 1860, con l’arrivo dei treni, ma è una data particolare per un altro motivo: infatti, se c’è qualche guida di viaggio prima di quell’anno, per esempio quella del Murray, la grande svolta per il turismo è segnata dalle guide del Baedeker che compaiono appunto nel 1861.

 

           All’interno del secolo indagato (1750-1860) l’autore individua una fase particolare, limitata all’ultimo quarto del XVIII° secolo, nella quale l’attenzione delle élite sembra spostarsi sull’Europa del nord e sulla civiltà barbarica, abbandonando l’interesse per quella greco-romana: è un fenomeno curioso perché è molto attuale e corrisponde a un ciclico spostamento di interessi.

 

           Si diceva della documentazione, che va dagli archivi pubblici e privati ai registri degli ospizi dei colli alpini, ma si tratta anche degli scritti personali dei viaggiatori, pubblicati e non, delle inchieste di agronomi ed economisti, degli statisti interessati particolarmente alla Toscana e, naturalmente, dei rendiconti degli archeologi.

 

           Di tutti i documenti consultati e della bibliografia l’autore dà conto già durante l’esposizione, nei singoli capitoli, poi, alla fine del volume, essi sono schedati in ordine cronologico ed occupano circa cento pagine, divisi fra manoscritti, cataloghi, archivi, carte e atlanti etc; a queste seguono altrettante pagine di bibliografia, tematica e generale; poi le illustrazioni con relativo elenco e infine gli indici, dei nomi di persona, dei nomi di luogo e delle tabelle incluse nel testo.

 

           Benché non si possa dar conto in poche righe di un volume così complesso, va ribadito che si tratta di un lavoro innovativo e molto importante per la storia e la mentalità del viaggio in generale, per la storia della penisola italiana negli anni presi in considerazione e infine, ma soprattutto, per la conoscenza che di essa avevano i Francesi  della Rivoluzione e dell’Impero.