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Compte rendu par Giulia Savio, Università degli Studi di Genova Nombre de mots : 1019 mots Publié en ligne le 2011-01-31 Citation: Histara les comptes rendus (ISSN 2100-0700). Lien: http://histara.sorbonne.fr/cr.php?cr=913 Lien pour commander ce livre
La recente collana diretta da Marzia Faietti (Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino) che il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi dedicata alla ricognizione e allo studio degli inventari delle stampe, ha recentemente reso noti alcuni fondamentali risultati relativi all’inventario di Leopoldo de’ Medici.
Il volume Storia di una collezione: dai libri di disegni e stampe di Leopoldo de’Medici all’età moderna, a cura di Miriam Fileti Mazza ed edito dalla competente casa editrice settoriale Leo S. Olschki di Firenze esce dopo il monumentale studio intitolato Albrecht Dürer: originali, copie, derivazioni di Giovanni Maria Fara del 2007 e come il precedente affronta con sapienza le vicende collezionistiche e di gestione dell’immenso patrimonio di specifiche collezioni grafiche (che ampliamente abbracciano sia i disegni che le stampe).
L’autrice, ricercatrice presso la Scuola Normale di Pisa, ha saggiamente caratterizzato le sue ricerche in due direzioni diverse ma non del tutto opposte: l’informatica applicata alla storia dell’arte, che l’ha vista per oltre vent’anni attiva collaboratrice del Centro di Ricerche Informatiche per i Beni Culturali della Scuola Normale (dove ha rivolto particolare attenzione alle problematiche della catalogazione, conservazione e musealizzazione delle opere), successivamente presso la Fondazione Memofonte, Studio Per L’Elaborazione Informatica Delle Fonti Storico-Artistiche, e lo studio della storiografia Medicea-Lorenese del Sei e Settecento con un occhio di riguardo al collezionismo e alla politica museografica degli Uffizi, di Palazzo Pitti e del Museo Nazionale del Bargello.
Proprio a questa doppia competenza della studiosa e alla costante collaborazione con l’attività scientifica di Paola Baroccchi già dagli anni Ottanta venne iniziato un lavoro di trascrizione, pubblicazione ed elaborazione informatica di un vastissimo nucleo documentario riferito all’argomento mediceo, con particolare enfasi proprio alla figura del cardinale Leopoldo, studioso, cultore di arte, attento promotore di ricerche scientifiche, fondatore, insieme al fratello Granduca Ferdinando II, dell’Accademia del Cimento e soprattutto attivo collezionista di stampe, disegni e opere pittoriche. La figura del cardinale è ricordata già nella sovra copertina e all’interno del tomo, nella prima delle due sezioni iconografiche, con lo splendido e notissimo ritratto che il genovese Giovanni Battista Gaulli (detto il Baciccio) realizzò per volere del prelato nella seconda metà del XVIII secolo.
Fra il 1987 e il 2000 Miriam Fileti Mazza in collaborazione con G. Gaeta Bertelà e con la supervisione di Paola Barocchi, curò una serie di volumi che ripercorrevano attraverso le fonti archivistiche, spesso elaborate attraverso l’uso della coeva tecnologia, l’attività collezionistica di Leopoldo e i suoi rapporti con il mercato artistico emiliano, romano, genovese….(cfr. in particolare Il cardinal Leopoldo, Archivio del Collezionismo Mediceo. Ricerca diretta da Paola Barocchi, Milano: Ricciardi, 1987 e ss.), in questo contesto si inserisce questo nuovo volume che come anticipa Salvatore Settis nella pregevole prefazione (p. IX-X), con impianto rigorosamente filologico e storico, ricostruisce le vicende del collezionismo leopoldino di materiale grafico attraverso l’analisi delle diverse politiche di gestione del Gabinetto dei disegni e delle stampe degli Uffizi.
La cronaca, come la stessa Fileti Mazza riferisce, narra le impostazioni classificatorie del Seicento di Filippo Baldinucci (p. 7-9), intervallandole con importanti stralci di lettere autografe. Successivamente si approfondiscono gli argomenti relativi al mercato e al collezionismo mediceo declinato in varie forme.
Il discorso si concentra poi sulla programmazione e sui rigorosi ordinamenti settecenteschi promossi da importanti protagonisti quali furono, argomento di indagine prediletta dell’autrice, Antonio e Raimondo Cocchi (p. 38-41), Giuseppe Pelli Bencivenni (p. 44-81), e il più conosciuto, ma in questo caso forse meno trattato, Luigi Lanzi.
L’analisi introduttiva prosegue e si conclude con riferimenti alla gestione ottocentesca delle collezioni degli Uffizi, con un occhio di riguardo alla direzione di Tommaso Puccini (p. 78-87), (si veda in particolare: Trattato sull’incisione del 1810) e alla crescente volontà da parte dell’Istituzione di stringere legami più forti con l’ambiente artistico della città. Nella vita degli Uffizi, l’attenzione e le soluzioni amministrative ed espositive rivolte alla collezione di disegni e stampe, coincisero con l’evoluzione stessa del museo e furono specchio dei vivaci fermenti culturali che, come espone brillantemente e sinteticamente l’autrice, avrebbero stabilito la moderna politica del Bene Culturale, aprendo la strada a ormai noti studi di settore ancora attualissimi che si auspica l’autrice potrà ulteriormente approfondire, forte dei suoi recenti studi relativi all’Ottocento e Novecento fiorentino: Il nuovo secolo (l’Ottocento) avrebbe tracciato le vie di un diverso e forse più consapevole valore del manufatto grafico: dalla gestione, alla didattica, dalle esigenze di una visibilità del patrimonio tradotto e interpretato, alle esposizioni pubbliche. Dopo la grande stagione dell’ordine e delle classificazioni, l’Ottocento condurrà a nuovi splendori la raccolta di disegni e stampe degli Uffizi, accogliendo importanti nuclei collezionistici, adeguandosi alle moderne esigenze allestite e preparando, con rinnovati strumenti descrittivi, la contemporanea politica del bene culturale. (p. 87)
A tale, completa e complessa analisi iniziale succede un vastissimo apparato documentario in parte inedito, fra cui spicca la trascrizione dell’Inventario delle stampe sciolte 1779-1782-1783 (due tomi di circa 500 carte l’uno), che riproduce sigle e monogrammi dei tanti incisori anche in una riassuntiva tabella dimostrativa. Proprio tale apparto documentario risulta essere il fulcro del volume, opportunamente indagato nell’introduzione e reso disponibile finalmente allo studioso di storia dell’arte moderna ma altresì di storia e cultura; esso si presenta, grazie alla competenza dell’autrice, di facile lettura e interpretazione seppur, con grande imbarazzo, la curatrice non fornisca chiaramente uno schema con le norme di trascrizione utilizzate.
La ricerca è monumentale e valorizzata da un ricco apparato iconografico, curatissimo e fondamentale per la comprensione del testo che comprende riproduzioni di opere pregevoli fra cui ricordo, in particolare fra le molte, opere di Maso Finiguerra, Paolo Uccelo, Paul Bril, Antonio Tempesta, Pietro Paolo Rubens, Anthony Van Dyck, Hans Bol a testificare la eterogeneità e il valore della collezione.
Il volume è arricchito da una esaustiva bibliografi,a opportunamente suddivisa in manoscritti e stampati, e da una serie di utili indici analitici (appendici, nomi e luoghi).
Il volume si impone, pertanto, nel panorama scientifico di settore come un ausilio indispensabile per lo studio della storia dell’arte, della museologia e del mercato artistico affermando la necessità di rendere noti studi che seppure già in parte affrontati dalla critica precedente, possono schiudersi a nuove e interessantissime prospettive di indagine. Tale ricerca ribadisce, infine soprattutto attraverso la vivace attività di Marzia Faietti, l’utilità di collaborazione fra Enti, in questo caso il Gabinetto dei Disegni degli Uffizi e il Kunsthhistorisches Institut of Florenz e la Scuola Normale di Pisa, che hanno in questi ultimi anni sviluppato un benemerito progetto di catalogazione informatizzata e digitalizzazione di tutta la raccolta grafica conservata nella collezione fiorentina, che oltre a salvaguardarne i contenuti si propone di rendere disponibili i materiali per ulteriori e necessarie indagini.
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Éditeurs : Lorenz E. Baumer, Université de Genève ; Jan Blanc, Université de Genève ; Christian Heck, Université Lille III ; François Queyrel, École pratique des Hautes Études, Paris |