Volpe, Rita (éd.): Suburbium II. Il suburbio di Roma dalla fine dell’età monarchica alla nascita del sistema delle ville (V-II secolo a.C.), (Collection de l’École française de Rome, 419),
755 pages + 1 CD-ROM, ISBN : 978-2-7283-0820-0, 177 €
(École française de Rome, Rome 2009)
 
Compte rendu par Matteo Annibaletto, Università degli Studi di Padova
 
Nombre de mots : 2303 mots
Publié en ligne le 2010-07-29
Citation: Histara les comptes rendus (ISSN 2100-0700).
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           Chi si accinga a leggere questo poderoso volume dovrà tener ben presente l’utilizzo convenzionale del termine Suburbium che in realtà richiama il titolo di un precedente lavoro, uscito nel 2006 sempre a cura dell’ École Française de Rome, dedicato al momento tardoantico e altomedievale. Il termine alluderebbe infatti, come viene giustamente ribadito e più di una volta dai curatori stessi, a una realtà concettuale tardorepubblicana e imperiale che topograficamente va poi a sovrapporsi a quella precedente di ager Romanus antiquus.

 

          Suburbio, dunque, usato come classe operazionale indicante un areale attorno al centro urbano, che per Roma può essere compreso tra limiti – mura serviane – IX miglio / Comune di Roma – in tutto o in parte convenzionali.

         

          Di questi tre momenti ben distinti, il primo è esplicitamente dedicato ai metodi della ricerca archeologica in un comprensorio unico come il suburbio di Roma. Si tratta di un confronto ampio e profondo tra studiosi e gruppi di ricerca, operativi a vario titolo sul territorio, intorno a questioni metodologiche che vanno dalla risoluzione di concrete difficoltà incontrate sul campo a quesiti e teorie di ordine più generale. Tre gli spunti più interessanti e che toccano trasversalmente i vari contributi.

 

          In primo luogo il problema del rapporto dell’archeologia con altre discipline che, anche nel suburbio di Roma, vede misurarsi studiosi e operatori di formazione differente. Una collaborazione non solo lecita, ma anche doverosa, perché solo unendo competenze di ordine differente, attraverso un lavoro di equipe e non di singoli operatori giustapposti, si può sperare di ricavare il massimo dal patrimonio informativo di un terreno quasi sempre destinato a trasformazioni irreversibili. Tuttavia, come fa giustamente notare Coarelli, un coinvolgimento interdisciplinare non esime dal porsi delle domande e dal vagliare di volta in volta il grado di coinvolgimento delle singole discipline, sulla base di gerarchie che cambiano a seconda del tipo di ricerca che si vuole effettuare.

 

 

          Il secondo incontro è stato dedicato alla definizione dei criteri di datazione dei contesti repubblicani suburbani, per quanto anche in questo caso, limiti spaziali e cronologici siano stati intesi in maniera piuttosto elastica, visto il taglio metodologico dell’argomento. Riflessioni in merito ad un ripensamento e ad una riformulazione degli obiettivi che gli studi devono porsi, alla necessità di un collegamento delle ricerche tra di loro di fronte ad una frammentazione eccessiva, ad una ripresa di vecchi dati, ad indagini estese a più siti, ad un approccio archeometrico in senso lato sono state condotte sulla ceramica (Olcese), accompagnandosi a nuove redazioni tipologiche per alcune produzioni di vernice nera (Stanco), con l’auspicio però che i futuri studi approccino il problema non più attraverso una schematizzazione per classi, ma guardando all’artigianato ceramico nel suo complesso. Una riflessione per certi versi analoga tocca anche i tipi di monetazione più antica, quella dell’aes rude e dell’aes signatum, la cui datazione viene sottoposta a critica (Catalli).

 

          In generale, però, gli interventi hanno un respiro molto meno ampio che nel primo incontro e una valenza molto più specifica, risolvendosi spesso nella trattazione di singoli casi di studio (villa dell’Auditorium, temenos della Magna Mater, Casal Brunori, l’acropoli di Veio) che, proprio per il loro approccio concreto, propongono interessanti spunti per l’intreccio tra metodologie datanti (non ultima quella storico-letteraria), lasciando tuttavia un po’ in sospeso quanto auspicato nella premessa di Jolivet e cioè la discussione di grandi strumenti di datazione, di dubbi e problemi, di futuri miglioramenti e progressi.

 

 

          L’esperienza dei primi due incontri preliminari confluisce poi nel terzo e ultimo, articolato in due giornate, che ha, tra gli altri, lo scopo di mettere sul tavolo tutti i nuovi dati disponibili per il periodo e il comprensorio analizzati. Basta leggere il contributo di M.A. Tomei – una trattazione ragionata per singole tipologie e periodi cronologici – per farsi un’idea della grande ricchezza delle informazioni raccolte in questi anni sul suburbio di V-II secolo a.C. L’intervento funziona anche come introduzione alla lettura dei supporti allegati al volume, ovvero le due tavole con la mappatura dei siti archeologici e soprattutto il cd-rom, dove, come già nel precedente lavoro sul Tardoantico, sono presenti due livelli informativi, quello cartografico (17 piante), con una suddivisione convenzionale in settori (area compresa tra mura serviane e I miglio / area compresa tra I e IX miglio, a sua volta distinta in tre comparti differenti) e quello testuale, con una raccolta di 565 schede contenenti informazioni essenziali delle varie emergenze.

 

 

          Le riflessioni sulla tutela, la valorizzazione e lo studio occupano molta parte degli incontri, tanto che F. Zevi ha parlato di un convegno che fonde due anime, quella della valorizzazione appunto e quella più propriamente scientifica; due anime che in effetti coniugano aspetti che dovrebbero essere inscindibili, perché uguale è il territorio entro cui si muove chi gestisce la città di oggi e programma quella di domani, chi ci vive e risiede, chi si preoccupa del recupero archeologico e storico del passato, chi si dedica alla sua tutela e valorizzazione.

 

 

          E arriviamo dunque alla ricostruzione archeologica del suburbio per un periodo, quello alto e medio repubblicano, fino a pochi anni fa estremamente sfuggente ed evanido e che oggi può invece contare su una migliore conoscenza di alcuni areali, indagati secondo una ripartizione del suburbio a spicchi, guidata dalla raggiera della viabilità antica o dalla suddivisione amministrativa moderna.

 

          Ovviamente i problemi che si aprono sono molteplici, a partire da quello relativo al risvolto socio-economico, cioè al tipo di società che si riflette in tale organizzazione e che porta a considerare una progressiva acquisizione di importanza da parte dello Stato a discapito di un sistema precedente, fondato sulle gentes e ormai largamente in crisi (Cifani e poi Carandini nel dibattito che segue, Colonna nella Tavola Rotonda). A un secondo quesito posto tra le righe, dove vivesse cioè materialmente la popolazione rurale, sembrano dare risposta archeologica le tracce di agglomerati (Rossi; Filippini, Slaska; Amoroso et alii; Egidi) per cui si chiamano spesso in causa le categorie di pagus e vicus.

 

          Altra questione importante tocca l’utilizzazione del terreno (Buccellato et alii; Egidi; Marchi), dato spesso sfuggente a causa dell’esiguità delle tracce rinvenibili da parte degli archeologi. Si hanno invece gli esempi generosi illustrati da R. Santolini per gli apprestamenti idraulici e da R. Volpe per quelli riconducibili alla viticoltura. Sembra così delinearsi, per l’età repubblicana, un’economia del suburbio per lungo tempo basata sulla coltivazione mista non intensiva, sufficiente sia per la sussistenza dei proprietari sia per il soddisfacimento della domanda interna di Roma (il che giustificherebbe la quasi totale assenza di anfore e quindi di un sistema di importazioni a lungo raggio ancora non attivo).


          Un ampio dibattito si apre anche intorno ai luoghi di culto e, in genere, alle pratiche religiose. Perché se l’estensione dell’ager Romanus antiquus è quella che è, lo deve anche alla presenza di cinture concentriche di tipo sacrale che ne marcano confini interni ed esterni. Un grandissimo interesse suscita il dato offerto dagli scavi di Piazza Euclide (Piranomonte, Ricci), che sembrano dare collocazione alle indicazioni letterarie, pur aprendo altre problematiche sulla moltiplicazione dei luoghi di culto e sul rapporto con altre evidenze strutturali (Pavolini). Interessanti spunti sono offerti anche dai rinvenimenti lungo la via Campana (Di Giuseppe, Serlorenzi), di via della Pineta Sacchetti (Santolini) e di Radicicoli (Barbina et alii), che evidenziano l’approccio religioso dei Romani al territorio.

 

          Infine l’interesse per gli assi stradali e per quanto si dipana lungo di essi: la via Campana (Di Giuseppe, Serlorenzi) la Portuense (Arnoldus Huyzendveld et alii), la Collatina (Caspio et alii), la “Claudia” (Filippini, Slaska; Coarelli nel dibattito che segue), la Laurentina (Buccellato et alii); assi stradali che, per l’età altorepubblicana, significano vie di penetrazione di areali non ancora sicuri, sottratti ai popoli contermini e che solo con il tempo entreranno a far parte di un ager definibile come antiquus.

 

          Pur discendendo dai pionieristici lavori di Nibby e Lanciani, la tradizione di studi sul suburbio romano preso nel suo insieme e inteso come campo di confronto non occasionale tra gli studiosi è un’acquisizione piuttosto recente degli studi topografici e archeologici.

 

          In questo rinato interesse si colloca anche Suburbium II, imprescindibile punto di confronto sull’argomento sia per i dati forniti, sia per la quantità di spunti metodologici e scientifici. È un libro in cui si riflette e che fa riflettere, cosa per nulla scontata in un momento in cui la proliferazione editoriale corre il rischio di coincidere con una diminuzione dello spessore scientifico.

 

          Manca, è vero, una lettura di sintesi complessiva, e non poteva che essere così data la natura congressuale degli eventi da cui trae origine; era certo prematuro mettervi mano – a causa della novità dei dati e della loro mole, della vastità del territorio considerato, della disomogeneità (soprattutto di urbanizzazione e quindi di conoscenza archeologica) degli areali suburbani – pur tuttavia alcune linee guida per un futuro lavoro in questa direzione emergono già chiaramente dalla lettura delle accese sessioni di dibattito.

 

          Anche in relazione a ciò risulta lodevole l’impegno profuso dagli ideatori, che hanno voluto in qualche modo incanalare la molteplicità dei dati e degli approcci all’interno di un progetto strutturato in blocchi ben precisi e pensato sul lungo periodo, forse con la possibilità, non esclusa a priori, di prossime occasioni di riflessione sul suburbio. /

 

Indice degli interventi:

Metodi di ricerca archeologica nel suburbio (16 ottobre 2004)

H. Di Giuseppe, H. Patterson, Il dibattito storiografico intorno alla South Etruria Survey e i nuovi risultati del Progetto Valle del Tevere.

M.C. Capanna, P. Carafa, Il progetto «Archeologia del Suburbio di Roma» per la ricostruzione dei paesaggi agrari antichi.

P. Gioia, Tra città e campagna: problemi correlati alla teoria e alla pratica delle indagini archeologiche territoriali nel suburbio di Roma.

C. Caldarini, P. Catalano, S. Minozzi, W. Pantano, Il contributo dell’antropologia alla metodologia di scavo e dello studio delle sepolture nel territorio di Roma.

Discussione con interventi di: P. Gioia, R. Sebastiani, F. di Gennaro, S. Zeggio, L. Sasso D’Elia, R. Volpe, H. Patterson, C. Capanna, F. Coarelli, E. Zanini, D. Rossi, P. Carafa.

L. Asor Rosa, M. Barbera, M. Munzi, M. Pentiricci, G. Schingo, Piazza Vittorio Emanuele II: da un episodio di riqualificazione urbana alla realizzazione di un GIS storico-archeologico.

L. Ceccarelli, S.J. Kay, S. Merletti, S. Panti, L. Sasso D’Elia, Il centro di Documentazione Antonio Cederna nel parco dell’Appia Antica.

F. Di Gennaro, I «saggi preventivi».

M. Marcelli, R. Matteucci, R. Sebastiani, Il Sistema Informativo Territoriale per la gestione del patrimonio storico-archeologico del quartiere Ostiense-Marconi: uno strumento di ricerca e programmazione urbana.

D. Rossi, V. Iorio, Municipio XVI. Ricerche territoriali nell’area di Castel di Guido: un’esperienza di collaborazione fra Stato e volontariato.

 

Discussione con interventi di: P. Gioia, C. Pavolini, M. Barbera, L. Sasso D’Elia, F. di Gennaro, H. Di Giuseppe, R. Volpe.

 

 

 

Criteri di datazione dei contesti repubblicani: le tecniche edilizie, la ceramica e le monete (3 novembre 2004)

V. Jolivet, Questions de chronologie.

G. Olcese, Produzione e circolazione ceramica in area romana in età repubblicana: linee di ricerca, metodi di indagine e problemi aperti.

E.A. Stanco, La seriazione cronologica della ceramica a vernice nera etrusco-laziale nell’ambito del III secolo a.C.

H. Di Giuseppe, Uso domestico e rituale del vasellame nella villa dell’Acheloo.

F. Rossi, Indagini nel temenos del tempio della Magna Mater sul Palatino: strutture murarie, materiali e cronologia.

A. D’Alessio, Il rifacimento del santuario della Magna Mater a Roma alla fine del II secolo a.C.: impianto architettonico, cronologia e tecniche edilizie.

M. Buonfiglio, M. D’Annibale, L’abitato di Casal Brunori: relazione preliminare.

L. Ambrosini, B. Belelli Marchesini, Ceramiche a Veio tra V e III secolo a.C.: i dati dello scavo di Piano di Comunità.

F. Catalli, Problemi di cronologia numismatica: aes rude e aes signatum.

 

 

Suburbium

Sessione plenaria. Prima Giornata (17 febbraio 2005)

A. Carandini, I paesaggi del suburbio.

G. Cifani, Indicazioni sulla proprietà agraria nella Roma arcaica in base all’evidenza archeologica.

P. Barbina, L. Ceccarelli, F. Dell’Era, F. di Gennaro, Il territorio di Fidenae tra V e II secolo a.C.

A. Amoroso, M. Bianchini, F. di Gennaro, F. Fraioli, M. Merlo, Strutture semipogee nell’ager Fidenatis.

R. Volpe, Vino, vigneti ed anfore in Roma repubblicana.

 

Discussione con interventi di: M. Gras, F. Coarelli, F. di Gennaro, A. Bedini, G. Cifani, A. Carandini, M.A. Tomei, F. Dell’Era, C. Panella.

 

N. Terrenato, J.A. Becker, Il sito del Monte delle Grotte sulla via Flaminia e lo sviluppo della villa nel suburbio di Roma.

C. Pavolini, Il suburbio Nord fra il Tevere e la via Salaria Vetus.

M. Piranomonte, G. Ricci, L’edificio rustico di viale Tiziano e la fonte di Anna Perenna: nuovi dati per la topografia del’area flaminia in epoca repubblicana.

P. Filippini, M. Slaska, Suburbio nord-orientale fra le vie Nomentana e Tiburtina (V Municipio).

A. Caspio, C. D’Agostini, C. Molari, S. Musco, D. Raiano, G. Rizzo, F. Zabotti, Riflessioni sul suburbio orientale di Roma: i contesti tardo-repubblicani di viale della Serenissima e di Quarto del Cappello da Prete.

R. Egidi, Insediamenti, strade e sistemi di bonifica agraria nel suburbio orientale (X Municipio), tra il V e il II secolo a.C.

 

Discussione con interventi di: A. Carandini, R. Volpe, F. Coarelli, F. Zevi, C. Pavolini, M. Piranomonte, N. Terrenato, F. di Gennaro.

 

 

Sessione plenaria. Seconda giornata (18 febbraio 2005)

A. Buccellato, M.L. D’Annibale, C. Torri, Elementi ricostruttivi del paesaggio suburbano d’epoca repubblicana nel territorio compreso tra la via Laurentina moderna e il corso del Tevere.

D. Rossi, V. Iorio, Nuovi dati dal nord-ovest di Roma.

H. Di Giuseppe, M. Serlorenzi, La via Campana: aspetti topografici e rituali.

A. Arnoldus Huyzendveld, A. Carbonara, C. Ceracchi, C. Morelli, La viabilità nel territorio portuense.

R. Santolini, «Nel segno dell’acqua»: impianti e manufatti rurali presso via della Pineta Sacchetti.

M.L. Marchi, Il suburbio nordoccidentale di Roma: un complesso lungo la via Cornelia.

C. Caldarini, L. Carboni, P. Catalano, G. Colonnelli, M. Di Bernardini, S. Di Giannantonio, W. Pantano, Le sepolture repubblicane a Roma: un tentativo d’interpretazione attraverso l’analisi antropologica.

M.A. Tomei, Attività di scavo e di tutela della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma.

 

Discussione con interventi di: A. Bottini, A. Carandini.

Tavola rotonda: F. Coarelli, G. Colonna, F. Zevi, A. Bedini, A. Bottini, R. Volpe, P. Berdini, M. Gras.

 

Abbreviazioni bibliografiche

Index locorum

Sommario


cd-rom